Berlino 1936, la prima Olimpiade moderna

Quaranta anni dopo la prima edizione dei Giochi Olimpici dell’era moderna, Atene 1896, si tennero a Berlino quelli che possono forse essere considerati i primi veri giochi olimpici moderni. Era il primo agosto 1936, esattamente ottantacinque anni fa, quando in un clima di propaganda che aveva raggiunto probabilmente il suo apice, venne inaugurata a Berlino l’undicesima edizione dei giochi. Probabilmente il Barone Pierre de Coubertin che li aveva restaurati dopo secoli, non sarebbe stato felice dell’uso propagandistico e finalizzato agli scopi di regime che caratterizzò quei giochi, ma è innegabile che quella fu l’edizione della svolta in cui la macchina mediatica si mosse per far conoscere al mondo lo sport e i suoi protagonisti. La regista Leninstahl girò i film degli eventi.

Per la prima volta, infatti, i giochi vennero ripresi e mandati in onda sugli schermi in uno dei primi servizi televisivi della storia. Per la prima volta la fiamma olimpica, accesa ad Atene, venne portata allo stadio dell’inaugurazione da una staffetta ininterrotta di tedofori e anche oggi viene portata avanti questa che non può considerarsi una semplice tradizione ma un momento particolarmente significativo. Il nome dell’ultimo tedoforo che accende il braciere ha un’importanza che va oltre il significato sportivo; basti ricordare Muhammad Ali ad Atlanta 1996 e l’arciere Antonio Rebollo a Barcellona 1992, primo atleta disabile a compiere quel gesto. A tal proposito vennero anche dette le parole: “La battaglia sportiva e cavalleresca risveglia le migliori caratteristiche umane. Non separa, ma unisce i combattenti nella comprensione e nel rispetto. Aiuta anche a collegare i paesi in uno spirito di pace. Ecco perché la Fiamma Olimpica non dovrebbe mai morire.” Paradossale ma fu Hitler a pronunciarle. Lo stesso Fuhrer che probabilmente non gradì i trionfi di Jesse Owens, primo vero eroe olimpico, ma che si congratulò con l’atleta come ebbe modo di testimoniare anni dopo lo stesso Owens ed Eric Brown, un pilota della marina inglese che lo scrisse in un suo libro.

Owens come noto vinse quattro medaglie d’oro nei cento metri, nel salto in lungo, nella staffetta quattro per cento e nei duecento metri. Un’impresa che ha fatto passare in secondo piano il secondo arrivato di quest’ultima gara che fu Mack Robinson, fratello di quel Jackie Robinson che anni dopo fu il primo giocatore nero della lega professionista americana di baseball.

Le Olimpiadi di Berlino furono caratterizzate dall’antisemitismo: l’anno prima erano state approvate le leggi razziste di Norimberga. Molti dubbi sulla partecipazione degli Stati Uniti rimasero fin quasi all’ultimo; vennero fugati dopo che il presidente americano Roosevelt inviò a Berlino il presidente del comitato olimpico americano e futuro presidente del CIO Avery Brundage che tornò dalla missione entusiasta e sostenne che “La politica non può trovare spazio nello sport.” Venne smentito anni dopo quando le edizioni dei giochi vennero boicottate per motivi politici a più riprese.

Oltre ad Owens altri eroi sportivi caratterizzarono quell’edizione dei giochi e anche l’Italia ebbe la sua parte con Trebisonda Valla, detta Ondina, una ventenne bolognese che vinse la ormai non più presente ai giochi, gara degli ottanta metri ad ostacoli. Fu la prima donna italiana a vincere un oro olimpico.

La nazionale italiana di calcio, appena laureatasi campione del mondo, trionfò nel torneo calcistico e ebbe ottimi risultati anche nella scherma con l’oro nel fioretto individuale maschile (Giulio Gaudini), nella spada individuale (Franco Riccardi) e nelle due squadre nelle stesse specialità. Altri ori vennero nel pugilato e nella vela. Un buon bottino si potrebbe dire.

In ogni caso quelle di Berlino resteranno sempre Olimpiadi macchiate dall’antisemitismo che impedì agli atleti di origine ebrea di partecipare; vi furono proteste in tutto il mondo e molti atleti decisero di non partecipare. Due giorni dopo la fine dei Giochi, il Capitano Wolfgang Fuerstner, che era stato responsabile del villaggio olimpico, si suicidò: era stato espulso dall’esercito a causa dei suoi antenati ebrei.

Un’ultima nota su questi giochi che presentano numerose contraddizioni; il presidente americano Roosevelt, impegnato in campagna elettorale, non incontrò Jesse Owens, cancellando l’appuntamento.

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