Rapporto sul clima
L’ONU ha pubblicato in questi giorni un rapporto dell’IPCC (Comitato Internazionale sul Cambio Climatico), che richiama con drammatica urgenza l’attenzione sui mutamenti climatici in corso da tempo e sugli effetti disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti: grandi incendi, inondazioni etc.
Il rapporto indica con chiarezza le responsabilità umana: deforestazione, uso di energie fossili terribilmente inquinanti, come il carbone e il petrolio. Che creano il c.d. “effetto serra” e prevede che in meno di vent’anni sarà superato il limite massimo di aumento del calore medio sulla Terra (1,5 gradi) stabilito nell’Accordo di Parigi del 2015.
Si tratta di un richiama drammatico e urgente alla responsabilità dei maggiori governi e delle grandi compagnie: siamo ancora in tempo per fermare la corsa al disastro, ma appena appena. Come ha detto il Segretario Generale dell’ONU, Guterres, non c’è più tempo per ritardi e non c’è spazio per scuse.
A dicembre si riuniranno a Glasgow, in Scozia, i rappresentanti di quasi tutti i paesi per una riunione che dovrebbe segnare un punto di svolta decisivo. Naturalmente, quasi tutto dipenderà dalla volontà dei maggiori protagonisti dell’economia mondiale: USA, Cina, Russia, Giappone, UE, India. Che sono anche i più inquinanti. Si può sperare in qualcosa di serio? Spiace ricordare che la scellerata politica negazionista di Donald Trump è costato al mondo almeno 4 anni di ritardo e che ancora il Senato americano è condizionato dai trumpisti repubblicani. Va inoltre riconosciuto che tutti gli allarmi sul clima, compreso quest’ultimo, cadono spesso in un’opinione pubblica scettica o incredula per interesse o pura stupidità. Sono, se si guarda bene, gli stessi che da un anno e mezzo pervicacemente negano una pandemia che sta mietendo milioni di morti e sulla la necessità di combatterla con i vaccini e le restrizioni necessarie.
Naturalmente, non si tratta solo di volontà politica: una decisiva sterzata in materia di energia, passando ad adottare massicciamente le fonti rinnovabili (solare, eolica etc.) implica uno sforzo finanziario colossale. Ma l’alternativa è una corsa al suicidio.
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