Il meglio deve ancora venire (Film, 2019)

Alexandre de la Patelliére e Matthieu Delaporte sono due registi molto affiatati già visti all’opera nel divertente Cena tra amici (copiato da pedissequi registi italiani), adesso li ritroviamo alle prese con un soggetto complesso che tratta con leggerezza il tema della morte e dell’amicizia. Pure in questo caso, in tempi recenti, abbiamo visto una scopiazzatura italiana, perché i nostri autori non sanno più scrivere niente di originale, quindi si rivolgono ai cugini d’oltralpe per trovare storie nuove di zecca. Il problema è che nel cinema le cose funzionano come in cucina: non basta avere la ricetta, bisogna saper dosare gli elementi.

In questo film tutto funziona a dovere, perché i registi raccontano la vita scherzando su cose importanti, tenendo il timone fermo con decisione, consapevoli su dove vogliono arrivare. La storia degli amici dai caratteri completamente diversi, che passano insieme il periodo che precede la morte di uno dei due affetto da un tumore incurabile, è raccontata in modo divertente e lieve, senza cadere nel patetico o nel farsesco. De la Patelliére e Delaporte fanno vera commedia (oserei dire all’italiana), genere che ai francesi oggi come oggi viene bene, come riusciva bene anche a noi fino a quando abbiamo avuto Scola, Maccari, Monicelli, Risi, Age, Scarpelli a scrivere le sceneggiature. Adesso siamo soltanto modesti scolari rispetto a un cinema adulto e consapevole che può contare anche su attori straordinari come Luchini (perfetta caratterizzazione di un uomo meticoloso) e Bruel (a suo agio nei panni del compagnone eccessivo e irresponsabile che non riesce a crescere).

Tutta la storia gioca sulla commedia degli equivoci. L’amico malato (Bruel) crede che sia l’altro (Luchini) in fin di vita e lo accudisce con amore, mentre il secondo non riesce a confidare la triste verità al compagno. I due registi condiscono la storia con tematiche serie trattate con leggerezza, tra zingarate alla Amici miei, riconciliazione con un padre perduto, matrimoni e separazioni, figli che vivono in doppie famiglie, problemi di religione, amicizia che resiste più dell’amore, incertezza dei sentimenti e – in una sequenza riuscita – persino il tema dell’omofobia. Alcune parti comiche sono esilaranti. Tra tutte cito Bruel a colloquio con un prete cattolico con tutti i suoi dubbi su quale Dio sia più opportuno pregare e sulla proposta di un possibile viaggio a Lourdes. Finale al cimitero molto toccante, con il discorso di Luchini, la lettera di Bruel (che sdrammatizza) e un nuovo possibile amore che sta per cominciare. La vita va avanti, nonostante la morte. Non ve lo perdete.

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Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Alexande de la Patellière e Matthieu Delaporte. Fotografia: Guillaume Schiffman. Montaggio: Célia Lafitedupont, Sarah Ternat. Musica: Jerôme Rebotier. Scenografia: Marie Cheminal. Costumi: Anne Schotte. Effetti: Jean-Claude Dauphinot, Max Garnier, Jérome Miel. . Produttori: Dimitri Rassam, Déborah Benattar, Marie De Cenival, Alexande de la Patellière, Matthieu Delaporte , Ardavan Safaee, Jérôme Seidoux. Genere: Commedia. Durata: 117’. Paese di Origine: Francia, 2019. Prima uscita in Italia: giovedì 17 settembre 2020. Distribuzione: Lucky Red. Titolo originale: Le Meilleur Reste À Venir. Interpreti: Patrice Luchini (Arthur Dreyfus), Patrtick Bruel (César Montesiho), Zineb Triki (Randa Ameziane), Pascale Arbillot (Virginie), Marie Narbonne (Julie Dreyfuss), Jean-Marie Winling (Bernard Montesiho), André Marcon (il prete), Thierry Godard (il dottor Cerceau), Martina García (Lucia).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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