Quarant’anni da una conquista di civiltà

Il 5 settembre 1981 in Italia venivano aboliti il delitto d’onore e il matrimonio riparatore, due lasciti legali del Codice Rocco. La loro abolizione è considerata un punto di svolta fondamentale per i diritti della persona in generale e delle donne in particolare.

Mentre il cosiddetto delitto d’onore comportava una pena minore per l’autore di omicidio nei confronti della coniuge, della figlia o della madre, l’articolo 544 prevedeva il venir meno del reato per chi avesse commesso delitto nei confronti di chi, successivamente, avrebbe sposato. C’è da precisare che il delitto di violenza carnale fosse considerato delitto contro l’onore e non contro la persona come è oggi.

Si trattano queste norme, abrogate insieme ad altre, di retaggi di una civiltà passata e basati su argomenti tipicamente cattolici quali l’importanza della verginità, una famiglia ancora patriarcale e maschilista e, spesso, specialmente in alcune aree geografiche una ragazza non avrebbe avuto più possibilità di trovare un marito, rea di non essere illibata. Ad onor del vero dobbiamo dire che la fuitina era una pratica ancora in uso tra coppie, magari giovanissime, che volevano evitare matrimoni combinati o il rischio di vedersi addirittura imporre una moglie o un marito all’interno di un determinato gruppo (endogamia).

In ogni caso dalla vicenda di Franca Viola, prima donna che già nel 1965 rifiutò il matrimonio con il suo rapitore che fece anche condannare. Alla coraggiosa donna l’allora Presidente Saragat inviò un dono il giorno delle nozze per manifestare la solidarietà del Popolo e, in seguito, Giorgio Napolitano la nominò nel 2014 Grande Ufficiale con la motivazione “Per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese”.

Purtroppo, alcune vicende di cronaca riportano alle volte l’attenzione su episodi che dovrebbero appartenere al passato ma con cui è necessario confrontarsi. Sono ancora in corso le ricerche dal corpo di Saman Abbas, la ragazza di origine pakistana sulla cui sorte ormai si avanzano pochi dubbi, uccisa per avere rifiutato il matrimonio imposto dalla famiglia.

Altri casi si sono registrati anche in passato e appare difficile far comprendere il non poter applicare la scriminante dell’onore dove prevalgono i radicalismi e gli estremismi. Un grande lavoro di inserimento deve essere fatto in tal senso.

Il problema potrebbe tornare a porsi in contenti nei quali, come quello italiano in passato, prevalgono principi religiosi su quelli etici e, ricordiamo, prima ancora dell’abolizione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore in Italia avevamo avuto la legge sul divorzio e quella sull’aborto ed entrambe hanno resistito ad un referendum per la loro abrogazione entrambi fortemente voluti dalla Chiesa e dal partito di maggioranza del momento. Quello che era il sentimento della maggioranza di una nazione e del cambiamento che si era radicato erano evidenti.

Il governo dell’epoca, è opportuno ricordarlo, vedeva come presidente del Consiglio Giovanni Spadolini, il primo non democristiano dal dopoguerra, proveniente dal Partito Repubblicano. Probabilmente anche questa circostanza influì su un cambiamento normativo ormai inevitabile.

Un’ultima notazione per porre in evidenza quale fosse il contesto in cui si svolse, nel 1967, il processo nei confronti del rapitore e stupratore di Franca Viola. La Corte di Assise espressamente parla nelle sue motivazioni di un contesto omertoso, che impone una maggiore attenzione sulla testimonianza della vittima nella formazione del libero convincimento del giudicante, e di una paura da parte dei testi di un colpo di lupara alla schiena. Parole che fanno apprezzare ancora di più il gesto di Franca Viola.

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