Il commissario Pepe (Film, 1969)

Il commissario Pepe di Ettore Scola è una riuscita commedia sui vizi segreti della provincia, tratta da un romanzo del 1965 di Ugo Facco De Lagarda (Venezia, 1896 – 1982), ex partigiano antifascista, scrittore dimenticato, collaboratore de La Nazione e de Il Mondo di Pannunzio, sceneggiata con ironia e un pizzico di sarcasmo da Maccari e Scola.

In breve la trama. Antonio Pepe (Tognazzi) è un tranquillo commissario di polizia, dotato di buon senso, che cerca di risolvere i problemi senza eccedere, vive la sua città di provincia, ne conosce difetti e segreti, ma si guarda bene dal sollevare il coperchio dei possibili scandali. Vivi e lascia vivere, pare il suo motto, anche perché frequenta una donna in una sorta di concubinaggio, mal visto dato il suo ruolo, cercando di nascondere in pubblico la relazione. Un giorno la sua tranquillità viene sconvolta, perché la procura lo incarica di indagare su una serie di reati contro il buon costume. Pepe sa bene che in città ci sono personaggi dediti al vizio, anche perché un paralitico che si aggira per strada con una motoretta scassata gli manda ogni giorno lettere anonime (che regolarmente cestina) dove denuncia ogni malefatta. L’indagine porta ad alzare il velo delle (poche) pubbliche virtù che nascondono (infiniti) vizi privati: pederastia di uno stimato professore di liceo, postriboli al posto di alberghi, studentesse che si vendono a nobili rampolli, corruzione minorile, suore lesbiche, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Persino l’amante del commissario si reca di tanto in tanto a Milano per oscuri servizi fotografici dove viene immortalata senza veli, mentre la sorella di un collega poliziotto fa la prostituta d’alto bordo. Non solo, la figlia del Prefetto (Dionisio) – una studentessa minorenne contestataria – convive con un fidanzato magnaccia (Santercole) che la spinge a vendersi a facoltosi clienti in un albergo compiacente. Pepe sarebbe intenzionato ad andare sino in fondo, ma è il Questore a fermarlo, convincendolo che in cambio di una promozione dovrebbe mettere da parte gli indagati eccellenti e occuparsi solo dei pesci piccoli. Il commissario decide che non è cosa per lui, chiede il trasferimento mentre pensa che al suo posto potrebbe arrivare un poliziotto più deciso a correre i rischi che lui non ha voluto correre per portare a termine il lavoro iniziato. Pepe sconfortato pensa che sarà spedito in un’isola a fare il suo lavoro, lontano da tutti, e che in quel nuovo posto di provincia troverà gli stessi vizi privati nascosti da pubbliche virtù.

Il commissario Pepe è una storia emblematica per raccontare la provincia italiana degli anni Sessanta, soprattutto il Veneto perbenista e cattolico che nasconde inenarrabili vicende di malaffare erotico tra case private, parrocchie, aule scolastiche e alberghi compiacenti. La storia è tutta nel romanzo che Scola e Maccari sceneggiano a dovere, descrivendo molto bene i caratteri, su tutti quello del commissario, che Tognazzi interpreta con consumata esperienza. Girato tra Vicenza e Bassano del Grappa (si nota il famoso ponte), anche se la finzione scenica parla solo del capoluogo di provincia. Tra le location verificate notiamo il ponte in ferro di Viale Giuriolo (in apertura), la Basilica Palladiana in Piazza dei Signori (mentre il commissario mostra gli abitanti della città), infine il commissariato è in Contrà Santa Corona, sede del museo archeologico (il bar frequentato dal commissario è proprio di fronte). Alcune scene sono state girate a Villa Ducale di Dolo, Riviera del Brenta. Ottima la colonna sonora di Armando Trovajoli, perfetta per un finto poliziesco come Il commissario Pepe, che comincia con un’auto della polizia condotta a sirene spiegate da Tano Cimarosa. Ecco i temi portanti del commento musicale scritto e diretto da un vero maestro: Theme, Beat for a Nun, A lonely Man, We’ll Keep Trying e Masquerade.

Il film è condotto da Ugo Tognazzi in modo magistrale, protagonista unico, coadiuvato da Giuseppe Maffioli – che non era un attore professionista, ma un giornalista – nei panni del paralitico che conosce i segreti della città e che preferisce essere odiato piuttosto che compatito. Silvia Dionisio interpreta la studentessa perversa e fa in tempo a mostrare le sue grazie in un paio di rapide occasioni, oltre a dare l’opportunità al regista di far vedere la contestazione studentesca del 1968 e di citare Jan Palach bruciato vivo a Praga per protestare contro l’invasione sovietica.

Un film che è un esempio di come venivano girate le commedie all’italiana, sospese tra comicità e dramma, intrise di profonda realtà e di critica del costume. Il commissario Pepe è cinema moderno ancora oggi, opera invecchiata benissimo, utile per confermare il motto latino ridendo castigat mores.

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Regia: Ettore Scola. Durata: 107’. Genere. Commedia all’italiana. Soeggtto: Ugo Facco De La Garda, Ruggero Maccari, Ettore Scola. Sceneggiatura: Ruggero Maccari, Ettore Scola. Fotografia: Claudio Cirillo. Montaggio: Tatiana Casini Morigi. Musiche: Armando Trovajoli. Costumi: Gianni Polidori. Produttori: Pio Angeletti, Adriano De Micheli. Distribuzione: Titanus. Interpreti: Ugo Tognazzi (Comm. Antonio Pepe), Giuseppe Maffioli (Nicola Parigi), Silvia Dionisio (Silvia), Tamo Cimarosa (agente Cariddi), Ampelio Sommacampagna (maresciallo Zanon), Umberto Simonetta (dott. Pontini), Marianne Comtell (Matilde Carroni), Michele Capnist (dottor Mario Valenga), Dana Ghia (Suor Clementina), Elsa Vazzoler (vecchia prostituta), Véronique Vendell (Maristella Diotallevi), Rita Calderoni (Clara Cerveteri), Virgilio Scarpin (conte Lancillotto), Elena Persiani (marchesa Norma Zaccarin), Pippo Starnazza (ubriacone), Gino Santercole (Oreste).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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