Stampanti 3D, anche pasta e non solo
Definite da Gartner Inc. come una delle tecnologie strategiche del 2014, le stampanti 3D sono capaci di una “magia” che le differenzia dai modelli tradizionali: grazie ad un apposito software di modellazione 3D, consentono, infatti, di riprodurre modelli in tre dimensioni, toccabili con mano. L’attenzione verso questi gioiellini sta crescendo sempre di più e il CES, la più grande fiera internazionale di tecnologia ed elettronica di consumo, ne è la dimostrazione. Ecco le tre stampanti 3D, che rivoluzioneranno (o lo stanno già facendo) il mondo.
Fra i vari prototipi presentati la settimana scorsa al CES il più originale è sicuramente “ChefPro”, una stampante 3D capace di realizzare dolcetti e altri golosità zuccherate. Si tratta di un prodotto davvero unico nel suo genere: mai, se non forse nei cartoni animati o in qualche film di fantascienza, si era parlato di una stampante in grado di riprodurre cibo commestibile. Secondo quanto annunciato dagli sviluppatori, “ChefPro” potrebbe essere disponibile già dalla fine dell’anno (anche in versione “pro” per riproduzioni più realistiche, a colori), con incluso un libro di cucina digitale per consentire anche ai meno esperti di approcciare questa rivoluzionaria tecnologia. Abbandonando per un attimo il palcoscenico del CES, scopriamo che anche un’azienda italiana del calibro di Barilla, sinonimo per antonomasia di tradizione, starebbe esplorando il terreno del food printing. Da ormai qualche anno il colosso della pasta starebbe lavorando a stretto contatto con un centro di ricerca specializzato nel settore, TNO Eindhoven, per portare le stampanti 3D nei suoi ristoranti. L’obiettivo è consentire ai consumatori di scegliere in tempo reale, direttamente in fase di ordinazione, il formato di loro gradimento; fosse anche per un’occasione speciale come può essere una cena romantica con la propria metà (“Potreste sorprendere vostra moglie con una pasta a forma di rosa nell’anniversario del vostro matrimonio. Vi basta salvare il progetto su una penna USB e portarla al ristorante. Al resto penserà la stampante” – racconta il PM di TNO Eindhoven). Simili prodotti, se venissero commercializzati su larga scala, potrebbero per esempio risolvere il problema della fame nel mondo.
Oltre alla pasta e ai dolci, fra i materiali potenzialmente stampabili c’è anche il metallo. Il MTU (Michigan Technological University), uno dei più avanzati istituti di ricerca tecnologica, ha sviluppato con la società Stratasy una stampante 3D low-cost impiegabile anche con metalli. Secondo il team di sviluppatori, simili dispositivi andranno a beneficio delle popolazioni più povere del mondo, dove, per mancanze di risorse, le attività manifatturiere sono evidentemente limitate. A trarne vantaggio sarà anche la comunità scientifica nel suo complesso, che per le sue ricerche potrà contare su uno strumento prezioso quanto “economico”. L’altra faccia della medaglia riguarda le possibili implicazioni derivanti da un uso distorto di questa tecnologia. Pensiamo a che cosa accadrebbe se le stampanti del MIT finissero nelle mani sbagliate e venissero, per esempio, utilizzate per riprodurre armi.
A parte i casi visti sopra – che sono ancora in fase di pilota – esistono soluzioni più mature, che sono uscite dal ristretto ambito degli “addetti ai lavori” per muoversi sempre di più sul mercato mainstream. Su Amazon, per esempio, chiunque può acquistare un kit montabile per stampanti in 3D a prezzi decisamente abbordabili (il dispositivo più economico, tale “Printbot Simple”, è in vendita a “soli” 299 dollari). Chi, invece, è poco pratico con il “fai-da-te” e preferisce avere le cose già fatte può portarsi a casa con appena 800 euro un modello finito. Stiamo parlando nello specifico della stampante sviluppata dalla catena inglese di elettronica Mapler. Nella categoria rientrano anche “giocattolini” come la 3D Doodler 3D-Printing Pen, presentata all’edizione 2013 dell’IFA, una penna che a meno di 100 euro consente di scrivere in tre dimensioni. Per utilizzarla è sufficiente impugnarla e simulare nell’aria la scrittura delle parole, che subito prenderanno vita grazie ad una particolare tecnica di riscaldamento e raffreddamento istantaneo della plastica. Con 3D Doodler e simili, insomma, non ci sono più limiti alla creatività e tutti – ma proprio tutti – possono improvvisarsi maker.
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