Cronache dai Palazzi

Una legge di bilancio espansiva per sostenere la ripresa e distribuire al sistema economico circa 23 miliardi di disavanzo. Sei miliardi serviranno in particolare per abbassare il cuneo fiscale, e altri due miliardi per le pensioni e il carovita.

In fin dei conti non sarà introdotta alcuna patrimoniale, ha assicurato il presidente del Consiglio. “Non verranno toccate le case degli italiani”. Palazzo Chigi sottolinea che “è stato confermato l’impegno del governo a evitare ogni aumento della pressione fiscale”. E dopo il colloquio con il premier Draghi anche la Lega ha confermato: “C’è stata piena condivisione degli impegni economici, con un impegno comune affinché non ci siano aumenti di tasse”. Dopo due giorni di forte tensione post elettorale, aggravata dall’approvazione della delega fiscale da parte del governo, tra il leader del Carroccio e l’esecutivo sembra sia pace fatta. In questo contesto, inoltre, le due parti hanno istituito un incontro settimanale per evitare ulteriori incomprensioni e incidenti di percorso. Altri argomenti al centro del dibattito sono la riapertura delle attività culturali e sportive; la riapertura delle discoteche; allungare la durata dei tamponi da 48 a 72 ore (nonostante il parere contrario del Cts) e l’estensione dell’uso dei tamponi rapidi gratuiti. Riforma fiscale e Catasto rimangono gli argomenti più scottanti.

Nello specifico con la legge delega, il cui testo è stato approvato lo scorso 6 ottobre in Consiglio dei ministri, il governo mira a concretizzare una riforma del sistema fiscale agendo su diversi fronti, tra cui: la riforma delle imposte sui redditi personali, in particolare l’Irpef e le imposte sostitutive; la tassazione del reddito di impresa (Ires); la rimodulazione dell’Iva e delle imposte indirette; il superamento dell’Irap; la sostituzione delle addizionali regionali e comunali all’Irpef con delle rispettive sovraimposte, la riforma della riscossione e ovviamente la riforma del Catasto che in questi giorni è oggetto di contrasto politico all’interno della maggioranza.

Il premier Draghi ha comunque sottolineato che il governo deve andare avanti rispettando una precisa tabella di marcia per la realizzazione del Pnrr. Entro la prossima settimana, al massimo quella seguente, dovrà inoltre essere varata la legge sulla concorrenza, per la quale l’Italia si è impegnata con Bruxelles per ricevere i fondi europei. Seguirà la messa a punto di una legge di bilancio non costrittiva bensì espansiva, per sostenere il nostro Paese in un momento così delicato di difficile ripresa economica. Fondamentale lo scarto dell’1,2% fra il deficit tendenziale al 4,4% del prodotto interno lordo, qualora il governo non intervenisse, e il deficit “programmatico” al 5,6% grazie agli interventi. Tale scarto dell’1,2% previsto nel 2022 ha un valore pari a 1.882 miliardi di euro.

La gestione dell’inflazione rappresenta una questione cruciale, in particolare a ridosso dello choc energetico e l’aumento dei costi per le strutture industriali. L’aumento dei prezzi al consumo rischia inoltre di deteriorare il potere d’acquisto delle pensioni, oltre che incidere sul carovita per tutti i cittadini, senza alcuna distinzione. Il governo, nello specifico, è impegnato a trovare circa 2 miliardi per riparare il potere di acquisto dei pensionati.

Altro tasto dolente è il cuneo fiscale – lo scarto tra il costo del lavoro per i datori di lavoro e la somma netta percepita dai dipendenti – del quale si prevede un taglio tra i 5 e i 6 miliardi. A tale proposito il ministro dell’Economia Daniele Franco ha sottolineato che in Italia il cuneo per un lavoratore con un reddito medio è del 5% superiore alla media degli altri Paesi europei e dell’11% rispetto alla media delle democrazie avanzate. In sostanza chi lavora in Italia non guadagna moltissimo rispetto agli altri cittadini europei, nonostante i costi lordi elevati per i datori di lavoro, costi che tra l’altro ostacolano nuove assunzioni e quindi la creazione di nuovi posti di lavoro.

Un macigno consistente è rappresentato inoltre dall’Irpef, l’aliquota marginale al 38% che si abbatte su sette milioni di italiani con un reddito fra 28 mila e 55 mila euro. L’aliquota subito sotto è abbastanza distante, al 27%, e per ridurre in maniera considerevole lo scarto potrebbero non essere sufficienti i quattro miliardi che entro il 2024 dovrebbero derivare dalla lotta all’evasione. Il ministro Franco ipotizza un taglio di almeno sei miliardi ma occorrerà capire come sostenerlo quando la politica di bilancio non sarà più espansiva.

Reddito di cittadinanza e quota 100 in scadenza sono anch’essi provvedimenti da rimodulare, in quanto nel 2022 potrebbero costare 3 miliardi in più a causa dei deficit sociali provocati dalla pandemia. Per il reddito di cittadinanza, in particolare, il governo ipotizza meccanismi per il mantenimento dell’assegno più rigidi, in primo luogo per evitare eventuali frodi da parte di chi potrebbe lavorare ma rifiuta eventuali proposte di lavoro, oppure da parte di chi lavora in nero e nello stesso tempo percepisce il sussidio. Per quanto riguarda l’età pensionabile si mira all’innalzamento da 62 a 67 anni dopo quota 100, puntualizzando quali sono i mestieri cosiddetti “usuranti” per cui potrebbe essere necessario uno stanziamento di 2,5-3 miliardi. Includendo le piccole e medie imprese e il commercio al dettaglio nella cassa integrazione potrebbero essere necessari altri 4,5-5 miliardi. Ed ancora estensione e potenziamento degli ammortizzatori sociali per chi deve entrare o rientrare nel mondo del lavoro; sostegni più consistenti per giovani e donne per favorire la natalità.

Il Superbonus 110% verrà invece prorogato solo fino al 2023 a causa del suo “effetto stratosferico sui conti”, ha specificato il ministro dell’Economia Daniele Franco, semplificato ed esteso a diverse tipologie di edifici, compresi quelli in stato di degrado, non accatastati o accatastati ma che non producono reddito. “È uno strumento non sostenibile alla lunga: lo Stato non può sussidiare 50-100mila euro di spese per 30 milioni di unità immobiliari”, ha dichiarato Franco. Via libera invece agli “interventi per la razionalizzazione e l’equità del sistema fiscale”. I primi miliardi arrivati da Bruxelles saranno destinati a scuole, centri universitari e ricerca.

Da ora fino al 31 dicembre Palazzo Chigi prevede almeno due Cdm a settimana, così come deciso dal premier, per provvedere ai 50 adempimenti da varare o coordinare per l’attuazione del Pnrr,, per portare a termine la Legge di bilancio e la legge sulla concorrenza. La pandemia, inoltre, appare notevolmente in discesa ma non si è esaurita.

Approvata da Senato e Camera la risoluzione di maggioranza alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def), un programma in dieci punti per realizzare gli obiettivi di finanza pubblica elencati nella Nadef. Il ministro dell’Economia prevede infine “un tasso di crescita auspicabilmente molto elevato anche nel 2023-2024”, stimando una crescita del Pil del 2,2% nel terzo trimestre che si aggiungerebbe alla crescita precedente. Confermato infine il +6% contenuto nella Nadef. Un salto assolutamente “irripetibile” negli anni che seguiranno: “Quando recupereremo 11 punti potremo dire di essere tornati dove stavamo – ha affermato il ministro Franco -, a tal fine, nel 2022-2023 la politica di bilancio rimarrà espansiva per tornare neutrale nel 2024”. In particolare l’extradeficit di 20 miliardi, ottenuto grazie al calo del rapporto debito/Pil, sarà impiegato per “avviare un processo di alleggerimento del carico fiscale”. Sparirà invece il cashback che, nonostante sia uno “strumento molto importante per muovere verso i pagamenti elettronici”, secondo il ministro Franco non può essere considerata “una misura strutturale”. Da “valutare” infine una nuova sospensione delle cartelle esattoriali. “Bisogna tornare gradualmente verso una situazione di normalità in cui tutte le famiglie e le imprese possano pagare le cartelle emesse dall’Agenzia delle Entrate”, ha affermato Franco.

Nel frattempo in virtù di un decreto legge varato dal Consiglio dei ministri all’unanimità – dopo la mancata partecipazione al voto dei ministri della Lega sulla riforma del fisco – da lunedì 11 ottobre torneranno a riempirsi al 100 per cento teatri, cinema e sale da concerto, contro il prudente 80% che era stato previsto dal Cts. Nelle discoteche si prevede una capienza del 50% al chiuso e del 75% all’aperto, nelle palestre e nei luoghi in cui si praticano attività sportive del 60% al chiuso e sempre del 75% all’aperto. Negli stadi invece si passa dall’attuale 50% al 75% delle presenze, in questo caso rispettando alla lettera le indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Si passa dal 35% al 60% nei palazzetti dello sport e tutte le regole valgono esclusivamente in zona bianca accompagnate dall’obbligo di indossare la mascherina, che non dovrà invece essere indossata durante il ballo in discoteca. Per accedere a tutte le strutture occorre ovviamente essere muniti di certificazione verde.

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