UE, nuove regole per gli appalti pubblici
Strasburgo – Basta con il massimo ribasso e introduzione dello “spacchettamento” per i grandi lavori infrastrutturali, per facilitare la partecipazione alle gare delle Piccole e medie imprese. Sono questi i principali cambiamenti introdotti nella riforma delle norme comunitarie in materia di appalti pubblici e concessioni. L’Aula di Strasburgo ha dato il via libera al testo, già concordata con il Consiglio nel giugno 2013, che crea regole comuni in tutta Europa. Riguarderanno tutti gli appalti superiori ai 5 milioni di euro ad eccezione dei settori dell’energia, del gioco d’azzardo, della protezione civile, dei porti, dei servizi di emergenza e il settore idrico. Quest’ultimo è stato tenuto fuori per garantire che non si arrivasse a una privatizzazione forzata del settore. L’accordo per le concessioni ricorda che gli Stati membri restano liberi di decidere come desiderino siano eseguiti i lavori pubblici o erogati i servizi, se ‘in-house’ o esternalizzandoli a società private ma “non impone la privatizzazione delle imprese pubbliche che forniscono servizi al pubblico” si legge nel testo.
Le autorità pubbliche spendono circa il 18% del Pil per appalti di forniture, opere o servizi, e queste nuove regole “inviano un segnale forte ai cittadini, che hanno il diritto di vedere il denaro pubblico utilizzato in modo efficace”, ha dichiarato il relatore in materia di appalti, Marc Tarabella (S&D). “Anche le nuove norme in materia di contratti di concessione rappresentano un importante segnale in favore di un rafforzamento del mercato interno” ha aggiunto Philippe Juvin (Ppe), relatore per le concessioni che ha spiegato che “adesso le regole del gioco saranno rese note a tutti”. Secondo quanto stabilito dal testo tutti gli appalti che superano la soglia dei 5 milioni di euro per le opere pubbliche, i 130mila euro per le forniture e servizi pubblici e i 750mila euro per altri servizi sociali dovranno essere pubblicizzati in tutta Europa, e questo favorirà anche la concorrenza internazionale.
Al posto della pratica del ‘massimo ribasso’ si introduce il nuovo criterio di “offerta economicamente più vantaggiosa” (Meat) nella procedura di aggiudicazione. Le autorità pubbliche dovranno tener conto del “life-cyrcle cost” e in questo modo avranno più centralità criteri come la qualità, le considerazioni ambientali, gli aspetti sociali e l’innovazione. Un’azienda che farà un’offerta inferiore del 30% sarà tenuta a giustificare come farà a raggiungere questo obiettivo.
Verranno introdotte anche regole più severe in materia di subappalto per combattere il dumping sociale e garantire che i diritti dei lavoratori siano rispettati. Adesso i subappaltatori potranno anche essere pagati direttamente dal committente, in modo da evitare sfruttamenti e che in eventuali fallimenti dell’impresa che si è aggiudicata i lavori vengano tirati dentro anche i subappaltanti.
Per favorire la partecipazione delle Pmi si favoriranno gli “spacchettamenti” dei grandi appalti, in modo che, dividendo i lavori tra lotti più piccoli, anche le aziende minori potranno partecipare alle gare, una pratica questa molto diffusa in Paesi come Germania e Austria. Per le aziende italiane questo è sicuramente un fatto positivo ma bisognerà riuscire ad attuarlo bene perché ora “gli appalti durano troppo, sono spesso seguiti da contenziosi che allontanano la fase aggiudicazione definitiva e questo incide sulla celerità dei lavori” ha spiegato il capogruppo di Forza Italia a Strasburgo, Raffaele Baldassarre, secondo cui il compito del Governo nel recepire la direttiva dovrà essere quello di “non ingarbugliare la situazione ma renderla il più semplice possibile”.
I deputati si sono battuti anche per l’introduzione di una procedura del tutto nuova, volta a rafforzare soluzioni innovative negli appalti pubblici. Si tratta dei nuovi “partenariati per l’innovazione” che consentiranno alle autorità pubbliche di indire bandi di gara per risolvere un problema specifico, senza indicare immediatamente il modo, lasciando così spazio alle autorità pubbliche e all’offerente di trovare insieme soluzioni innovative. “In questo modo si utilizzeranno gli appalti pubblici come strumento di supporto alle politiche di innovazione e ricerca” ha dichiarato Fabrizio Bertot (Ppe).
Infine la procedura di gara per le imprese sarà più semplice e potrà essere fatta totalmente online, grazie a un “documento unico europeo di gara” standard, basato sull’autocertificazione. Solo il vincitore dovrà fornire la documentazione originale. La Commissione stima che l’onere amministrativo per le imprese sarà ridotto di oltre l’80%.
Una volta approvate formalmente dal Consiglio le direttive entreranno in vigore 20 giorni dopo la loro pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, poi gli Stati membri avranno 24 mesi per assimilare le nuove norme nel loro diritto nazionale.
[NdR – L’articolo a firma di Alfonso Bianchi è apparso su Eunews.it]