Cronache dai Palazzi

Crescita e transizione digitale ed ecologica sono gli imperativi sui quali fondare la ripresa economica post pandemia, lo ha ribadito il premier Draghi nel corso del suo intervento in Parlamento e in vista del Consiglio europeo. È chiaro anche per il ministro dell’Economia Daniele Franco che, presentando la manovra per il 2022, ha spiegato gli “importanti interventi per il rilancio del Paese e proseguire nel percorso di riduzione del debito”. Tra gli interventi la riduzione del cuneo fiscale, come richiesto anche dall’Ocse, per cui sarebbero disponibili 8 miliardi; altri quattro miliardi per il sistema sanitario, mentre appare piuttosto leggero lo stanziamento a favore della riforma degli ammortizzatori sociali, 1,5 miliardi a cui si aggiungerebbe un altro miliardo e mezzo derivante dalla sospensione del cashback. Tre miliardi in tutto per estendere la cassa integrazione alle piccole imprese del terziario, altri quattro miliardi per la Transizione 4.0 di tutte le aziende, e infine due miliardi per alleggerire il caro-bollette (anziché un miliardo come ipotizzato in precedenza). Nel frattempo il Documento programmatico di bilancio (Dpb) è stato inviato a Bruxelles.

“Sostenere l’economia e la società nella fase di uscita dalla pandemia e rafforzare il tasso di crescita nel medio termine”, sono questi gli obiettivi fondamentali della prima manovra Draghi. Ma come ha sottolineato il ministro Franco “l’espansività è importante ma altrettanto importanti sono gli aspetti micro-economici”. I campi in cui intervenire sarebbero quindi i seguenti: “Riduzione del carico fiscale per famiglie e imprese, rafforzamento della sanità, degli investimenti pubblici e privati, della ricerca e sostegno alle politiche sociali” e soprattutto è evidente che “non ci può essere crescita sostenibile se una parte della popolazione viene lasciata indietro”.

In questo contesto, però, secondo il ministro dell’Economia “dobbiamo essere pronti all’aumento dei tassi di interesse: occorre tornare ad avere avanzi primari, come avveniva fino al 2019”, per cui “entro la fine del decennio contiamo di riportare il rapporto debito-Pil dove stava prima della crisi pandemica: libererà risorse per altri utilizzi, attenuerà le pressioni sullo spread e aumenterà l’autonomia della nostra politica economica”, ha spiegato il ministro Franco.

La struttura della legge di Bilancio risulta ormai chiara, i dettagli al testo dovrebbero arrivare in Consiglio dei ministri la prossima settimana, per poi procedere con l’approvazione e l’invio alle Camere. Il taglio delle tasse rappresenta una priorità e si lavora affinché, fin dall’inizio del 2022, siano evidenti gli effetti degli 8 miliardi stanziati a tale proposito, come auspicato anche dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. “Le modalità di attuazione verranno definite nei prossimi giorni e settimane”, ha precisato il ministro dell’Economia. Il taglio delle tasse ha due facce: il taglio dell’Irpef per i lavoratori dipendenti e l’intervento sul costo del lavoro per favorire le imprese e il sistema economico.

Altre misure che “oltre a far ripartire l’economia, hanno aiutato anche l’emersione del nero” sono i cosiddetti bonus immobiliari che però il governo intende revisionare. A partire dal Superbonus 110% prorogato fino al 2025 ma che dal 2024 dovrebbe ridursi al 70% e sarà valido solo per i condomini e non più le case unifamiliari, per le quali la scadenza del Superbonus resta il 30 giugno 2022. Palazzo Chigi intende procedere in base alle fasce di reddito. Nello specifico, il Tesoro non intende prorogare il bonus facciate (90% dell’investimento necessario) che scadrà alla fine di quest’anno, anche se potranno usufruirne per tutto il 2022 coloro che hanno pagato almeno il 10% dei lavori. Dovrebbe essere invece confermato il bonus per le ristrutturazioni pari al 50%. Prorogati inoltre gli ecobonus e i sismabonus, i bonus su giardini e mobili. “La proroga dei bonus immobiliari serve a dare certezze alle famiglie nei prossimi anni – spiega la sottosegretaria al Mef Cecilia Guerra – ma bisognerà trovare una mediazione, non possiamo soffocare la dialettica politica”.

Svolgeranno un ruolo essenziale a proposito di crescita inclusiva anche le Fondazioni di origine bancaria che si sono rivelate preziose fin dall’inizio della crisi, ed infine Palazzo Chigi chiarisce che l’esecutivo intende strutturare il credito d’imposta per le imprese per progetti di ricerca e sviluppo attraverso una prospettiva decennale. Per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza si prevedono strette sui controlli e appena 800 milioni in più nel 2022, uno stanziamento minimo che presuppone una severa revisione dei requisiti con l’obiettivo di arrestare le richieste di soggetti che nella realtà dei fatti non hanno le carte in regola per ricevere il sussidio.

Per il 2022 la manovra ha un valore complessivo di 23,4 miliardi con uno strascico di 5,3 miliardi nel 2023 e 4,9 nel 2024. Poche risorse infine per le pensioni e per sostituire Quota 100 appena 600 milioni il primo anno, 450 il secondo e 500 il terzo. L’ipotesi avanzata dal ministro dell’Economia Franco di fissare Quota 102 nel 2022, ossia limitare l’accesso anticipato alla pensione solo a chi raggiunge 64 anni d’età e 38 di contributi – per diventare poi Quota 104 nel 2023 -, non è stata ben accolta dalla Lega che a riguardo ha espresso una “riserva politica”. Con soli 600 miliardi nel 2022 e complessivamente 1,5 miliardi nel biennio 2022-2024 molto probabilmente non si riuscirebbe a fare tutto, tra cui allargare la platea dei lavori gravosi ammessi all’Ape sociale e prorogare “Opzione donna”. Anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto di incontrare il governo per chiarire il quadro. Si prevede un incontro il 17 novembre a Palazzo Chigi per discutere delle questioni più spinose: pensioni, fisco e sanità. Il presidente di Confindustria, di concerto con la linea evolutiva dell’esecutivo Draghi, ha avanzato la realizzazione di un nuovo patto sociale esteso anche al sindacato. “È centrale il lavoro – spiega Bonomi in un’intervista al Corriere -. L’anno scorso ci siamo trovati con un milione di poveri in più, c’è un forte disagio sociale a cui si può rispondere solo facendo crescere bene il Paese, altrimenti nel 2024 saremo di nuovo con tasso di sviluppo sotto al 2% che non ci permetterà di gestire il debito”, ammonisce Bonomi rimarcando che “abbiamo veramente un’occasione storica. Questa legge di Bilancio è importante al di là delle cifre, perché dovrebbe essere il primo mattone di un percorso diverso”.

È necessaria “una visione di insieme” per realizzare delle misure che abbiano un concreto impatto sul Pil. Tecnologia, produttività e crescita sono gli imperativi per la ripresa e in questo frangente l’Europa riveste un ruolo “unico, necessario, insostituibile”, ha puntualizzato il premier Draghi. In Europa e con l’Europa “ci si sta non solo per bisogno, ma per realismo e idealismo”. Senza la capacità di spesa che ci è stata accordata dall’Unione europea di certo non sarebbe stato facile conseguire i risultati raggiunti con la campagna di vaccinazione, per la quale “siamo sopra la media europea”. Come spiega il direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale (Fmi), Alfred Kammer, “i vaccini sono un game changer per la ripresa economica, anche in Italia, che oggi sperimenta una fase di crescita robusta”. Senza vaccini la ripresa non sarebbe arrivata e non avremmo potuto impostare la transizione digitale ed ecologica per cui sono necessari svariati miliardi di euro ogni anno. “Le vaccinazioni permettono all’attività economica di non fermarsi, di crescere. E su questo l’Italia ha fatto un lavoro eccezionale, raggiungendo l’80% della popolazione vaccinabile”, afferma Kammer.

“Per darvi un’idea – ha spiegato il premier Draghi alle Camere – la stima della Commissione europea di fabbisogno di investimento addizionale, privato e pubblico, riguardo alla transizione verde e a quella digitale sarà di circa 650 miliardi di euro all’anno fino al 2030. La transizione verde soltanto comporterà investimenti per 520 miliardi per anno”. Ed ancora, energia e trasporti altri 390 miliardi di euro annui, ossia il 50 per cento in più che in passato. “Sono dimensioni che non riusciamo semplicemente ad affrontare a livello nazionale”, ha sottolineato Draghi. “Per cui l’Europa svolgerà necessariamente un ruolo insostituibile, sia per le dimensioni degli interventi sia per le molte circostanze in cui la solidarietà sarà necessaria”.

Durante il Consiglio europeo che si è svolto a Bruxelles il 21 e il 22 ottobre, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha escluso la costruzione di muri per i migranti utilizzando risorse europee. Il premier Draghi ha a sua volta sottolineato l’impianto europeista del suo governo, una solida tabella di marcia per quanto riguarda l’attualizzazione del Pnrr e, a proposito di pandemia, l’obiettivo di “assicurare una gradualità nel passaggio ad una normalità”; Draghi ha inoltre ribadito che Quota 100 non verrà rinnovata e ha auspicato investimenti cospicui e necessari a proposito di vaccini, energia e fonti rinnovabili, transizione digitale ed ecologica. “L’Italia ha fatto propri gli obiettivi dell’Agenda digitale e ne ha anticipato il raggiungimento al 2026, anche grazie alle risorse del Pnrr”, ha chiarito Draghi auspicando di “colmare rapidamente il divario che ci separa dal resto d’Europa”. Cruciali infine le riforme strutturali per modernizzare la giustizia, la Pubblica amministrazione e ridurre le barriere alla concorrenza, fattori che in passato hanno rallentato l’economia italiana. La crescita è l’elemento essenziale e l’uscita dalla crisi è direttamente proporzionale a politiche che rafforzino la produttività, all’interno di un sistema economico più sostenibile e digitalizzato.

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