Caso Regeni, un’ordinanza corretta
Il provvedimento della Corte di Assise di Roma, con il quale è stato annullato il decreto di rinvio a giudizio dei quattro imputati della morte di Giulio Regeni, pur avendo dato adito a voci decisamente contrarie, è corretto ed opportuno.
Censurabile sotto ogni punto di vista il comportamento ufficiale dell’Egitto ma, in ogni caso, questa assoluta mancanza di collaborazione non può essere ritenuta argomento tra quelli sufficienti per avviare un procedimento sulla base degli elementi utilizzati dal Giudice per l’udienza preliminare tutti smontati in Corte di Assise.
L’ordinanza giunta dopo sette ore di camera di consiglio evita il rischio di celebrare un processo inutile e, in ogni caso, destinato a un quasi certo annullamento. L’ordinanza, ovviamente, dovrebbe essere letta per intero e compresa nei suoi passaggi essenziali ma, per cercare di renderla chiara anche ad un pubblico di non addetti due punti sono indispensabili per capirla.
La Corte ha fatto rilevare come non vi sia un’esatta identificazione degli imputati; ergo si corre il rischio di un processo ad una persona identificata solo sommariamente e, pertanto, si potrebbe condannare un soggetto non individuabile ad una pena che non potrà essere ovviamente eseguita.
Si legge infatti nel provvedimento che gli imputati sono stati identificati mediante tesserini militari, non sono riportati luogo e data di nascita e, quanto alla residenza, fanno riferimento al loro luogo di lavoro. Viene quasi da sorridere pensando, ad esempio, a James Bond che, in uno dei romanzi di Fleming, viene interrogato dal controspionaggio russo e candidamente fornisce il suo indirizzo di casa a Londra o nelle campagne inglesi per farsi recapitare una citazione a comparire avanti un tribunale di Mosca o, nel suo caso, ad attendere un’ennesima bellissima spia sovietica che lo voglia uccidere. Ammetto è un paragone azzardato, ma credo renda l’idea.
Continuando la lettura del provvedimento si rileva che viene fatto riferimento al caso Sejdovic, una vicenda nella quale l’Italia venne condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per avere celebrato un processo nei confronti di una persona assente. L’uomo era stato condannato a 21 anni per omicidio ma, una volta arrestato, e dopo che la Germania aveva negato l’estradizione per un vizio procedurale, si era rivolto alla CEDU.
Quest’ultima constatava la violazione da parte dell’Italia dell’art. 6 CEDU che garantisce un equo processo; detta violazione era stata causata da una disfunzione dell’ordinamento italiano che veniva condannato anche a rimborso delle spese legali.
Inoltre, anche la giurisprudenza della nostra Corte di Cassazione è abbastanza ferma sul punto che per poter processare una persona, questa deve essere realmente a conoscenza di un procedimento a suo carico e non è possibile basarsi, come fatto dal GUP, su presunzioni.
Anche la asserita notorietà del caso a livello mondiale su cui lo stesso GUP ha basato la propria decisione appare argomento debole ed è interessante sul punto l’analisi fatta dalla Corte sull’esposizione mediatica.
Difficile censurare sul profilo giuridico il provvedimento della Corte di Assise che, probabilmente, se avesse deciso diversamente avrebbe dato lo spunto alle autorità egiziane di trasformare una vicenda giudiziaria, perché tali devono restare quelle decise nelle aule di giustizia, un processo esclusivamente politico con l’Egitto (e non i suoi funzionari) sul banco degli imputati. Una eventuale sentenza di colpevolezza avrebbe forse fatto luce su probabilissimi depistaggi o su realtà nascoste ma, allo stesso modo, poteva non chiarire tutti i dubbi e sarebbe stata solo ineseguibile e gravemente viziata. Possiamo dirci addirittura certi che è stata evitata all’Italia un’ennesima condanna da parte della CEDU per le mancanze della nostra giustizia.
Un’ultima nota volutamente polemica verso una certa stampa. Siamo consapevoli di quale realmente sia il capo di imputazione nei confronti dei quattro funzionari egiziani a suo tempo rinviati a giudizio? Parla della materiale uccisione di Regeni o sono processati per altro?
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