La politica del ricatto
Il dittatore della Bielorussia, Lukascenko, ha aggiunto negli ultimi tempi un altro gesto di completo disprezzo delle leggi internazionali e dei diritti umani. Lo scorso anno aveva represso duramente le manifestazioni di protesta per la sua rielezione “truccata”e quest’anno l’atterraggio forzato di un aereo della Ryanair per arrestare un oppositore.
Ora, se n’è inventata una nuova: spingere migliaia di rifugiati del Medio Oriente (per lo più Siria, Iraq e Afghanistan) verso la vicina Polonia, facendoli scortare dalle proprie forze armate per forzare il passaggio. La gran parte di questa povera gente sogna di passare dalla Polonia per entrare in Germania. La Polonia cerca di mantenere chiuse e impermeabili le sue frontiere extra UE, e ha inviato a difenderle 12.000 soldati. Per cui si sono già verificate sparatorie tra i due lati. La Gran Bretagna (sempre un po’ mosca cocchiera) ha inviato una decina di esperti militari per aiutare i polacchi a rinforzare le barriere metalliche. Intanto, centinaia di immigrati sono presi tra i due fuochi, costretti a vivere in una zona boscosa ormai gelida a questo punto dell’anno. La NATO ha reagito per ora con una delle solite dichiarazioni (difficile fare di più). Altrettanto ha fatto l’UE, prospettando nuove sanzioni alla Bielorussia in aggiunta a quelle imposte dopo l’episodio della Ryanair.
Lukascenko ha alzato la posta con un ricatto, minacciando l’Europa di tagliare le forniture di gas. La Merkel si è pubblicamente rivolta a Putin perché intervenga. Mi sembra, se non una mossa tattica, una pia illusione. Difficilmente Lukascenko sfiderebbe NATO e UE senza la benedizione dell’uomo forte di Mosca, la cui vocazione al ricatto e il cui disprezzo per i diritti umani sono, almeno, pari ai suoi.
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