Svezia, prima donna Premier per meno di un giorno
La Svezia è un Paese che riesce spesso a rendersi unico, se particolare è stato il suo approccio libertario all’emergenza covid19, altrettanto unico è il suo status politico. Tutto inizia quando la leader socialdemocratica Magdalena Andersson, già ministro delle finanze nel governo guidato da Stefan Löfven (anch’esso con un esecutivo di minoranza con l’appoggio esterno di Sinistra e Centro e sconfitto in un voto di fiducia tenuto a giugno), diviene la prima donna a essere eletta premier nel Paese scandinavo. In uno Stato così avanzato dal punto di vista della parità di genere parrebbe normale, ma tutto è svanito dalla sera al mattino, in un arco di tempo minore di otto ore. A seguito alla bocciatura della legge di bilancio e all’uscita dalla coalizione di governo dei Verdi, la signora Andersson ha rassegnato le dimissioni dall’incarico, dichiarando: “Capisco che quanto è accaduto possa apparire strano, ma è una questione di rispetto: non voglio guidare un governo la cui legittimità possa essere messa in discussione. Sono convinta che un governo dovrebbe dimettersi se un partito esce dalla coalizione, anche se la situazione in Parlamento non è cambiata”.
La neo-premier era assurta all’incarico in base all’assenso del Parlamento svedese, il Riksdag, guidando una coalizione di minoranza socialdemocratici-verdi votato da 117 deputati favorevole, con 57 astensioni e 174 contrari. Il tutto reso possibile dalla Costituzione svedese, che permette di guidare un governo fintanto l’opposizione non metta insieme un minimo di 175 deputati su 348. Ma subito dopo l’insediamento il governo è stato sconfitto sulla legge di bilancio, che ha visto invece passare la proposta dei partiti di opposizione di centrodestra (Moderati e Cristiano-democratici) e dai Democratici svedesi (ultra-destra con sospette radici neonaziste). Due proposte abbastanza simili a grandi linee, ma con somme spostate verso ordine e giustizia nella legge approvata dall’opposizione, spostando l’asse dalla socialità verso temi cari alla destra.
La reazione dei verdi è stata decisa e sono usciti dalla coalizione di governo, facendolo cadere. La portavoce del movimento, Marta Stenevi, ha dichiarato: “Abbiamo alle nostre spalle un partito unito nel sostenere che non possiamo stare in un governo che implementa una politica negoziata dai Democratici svedesi”.
Dopo le dimissioni, la premier uscente Andersson, ha chiesto un nuovo voto per proporre un esecutivo monocolore, lo speaker ha annunciato che la sessione sarebbe avvenuta il 29 novembre. E così, nella nuova votazione, la sua nomina è stata approvata con il voto di 101 favorevoli, 173 contrari e 75 astenuti. Guiderà un governo monocolore socialdemocratico, in attesa delle prossime elezioni generali in Svezia, in programma tra meno di un anno a settembre prossimo.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione