Tutti dentro (Film, 1984)
Siamo tutti concordi nel dire che il Sordi regista non vale il Sordi attore, ma è pur vero che Tutti dentro (1984) – scritto con mano felice da Rodolfo Sonego – è una commedia satirica sulla corruzione che anticipa i tempi di Tangentopoli e le scalate berlusconiane al potere.
Sordi è uno zelante magistrato – le cui fattezze (capelli lunghi) e abitudini (belle donne, discoteca) sono ricalcate su quelle del Ministro degli Esteri craxiano Cesare De Michelis – che mette in piedi una gigantesca indagine contro la corruzione e il malaffare dalla quale finirà travolto. Operazione interessante e lungimirante, prodotta da Augusto Caminito (coautore del soggetto), non felice come resa cinematografica, nonostante gli sforzi profusi. Il film è ambientato tra Roma (Palazzo di Giustizia), Costa Azzurra e Marocco – ben fotografato da D’Offizi, ricco di scenografie sontuose – interpretato da un coprotagonista importante come Joe Pesci e da due bellezze intriganti come Giorgia Moll e Dalila Di Lazzaro. Purtroppo, nonostante una buona sceneggiatura, la storia non decolla mai, i dialoghi sembrano artefatti, i campi e controcampi poco espressivi, gli attori (a parte Sordi) non interpretano con convinzione i loro ruoli. Alla fine resta solo la macchietta del magistrato con i capelli lunghi che frequenta le discoteche, intervistato dalla televisione su argomenti futili (che shampoo usa?), il moralista già trattato in un vecchio film di Bianchi, l’idea giusta della corruzione che campeggia nella politica italiana.
Il film non convince, resta uno dei meno visti di Sordi, uno dei più dimenticati. Ultimo lavoro per Giorgia Moll (da 14 anni non prendeva parte a una pellicola), nei panni della moglie del magistrato. Dalila Di Lazzaro (doppiata da Rita Baldini) è al massimo del successo e dello splendore fisico, ma il ruolo da cantante innamorata di un presentatore televisivo, al centro di una manovra di corruzione, non fa risaltare le sue doti. Joe Pesci (doppiato da Carlo Sabatini) è addirittura in imbarazzo come amico maneggione del magistrato che tira i fili del malaffare, costretto a recitare in inglese numerosi dialoghi con un Sordi che parla solo italiano. Le musiche di Piero Piccioni sono insolitamente banali e monotone, stile disco anni Ottanta e sonorità sintetiche. Un lavoro da riscoprire per il valore storico di una commedia di costume che aveva capito l’andazzo di certa politica italiana connivente con il potere economico.
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Paese di Produzione: Italia, 1984. Durata: 107’. Genere: Commedia. Regia: Alberto Sordi. Soggetto: Alberto Sordi, Rodolfo Sonego, Augusto Caminito. Sceneggiatura: Alberto Sordi, Rodolfo Sonego. Fotografia: Sergio D’Offizi, Enrico Appetito. Scenografie: Massimo Razzi. Costumi: Paola Marchesin, Bruna Parmesan. Montaggio: Tatiana Casini, Armando Pace, Lamberto Mancini. Produttore: Augusto Caminito. Casa di Produzione: Scena Film. Distribuzione: Compagnia Distribuzione Europea. Interpreti: Alberto Sordi, Joe Pesci, Giorgia Moll, Dalila Di Lazzaro, Armando Francioli, Tino Bianchi, Marisa Solinas, Giordano Falzoni, Giuseppe Mannaiuolo, Gianni Rizzo, Franco Scandurra, Cristiano Audone, Gérard Landry, Victoria Zinny, Corinna Chiaramonte, Francisco José Fernández, Vanni Materassi, Sergio Gibello, Franco Odoardi, Vittorio Zarfati.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]