Quanto basta (Film, 2018)
Francesco Falaschi (Grosseto, 1961) è un regista di talento che scrive e gira film solo quando sente di avere una storia importante da raccontare. Ricordiamo l’intensità emotiva del promettente debutto Emma sono io (2002), cui sono seguiti Last Minute Marocco (2007) e Questo mondo è per te (2011). Questo Quanto basta arriva dopo sette anni di silenzio e alcuni corti interessanti sulla sua terra che gli sono valsi premi e riconoscimenti. Falaschi è autore completo, scrive e sceneggia la storia di Arturo Cavalieri (Marchioni) – in collaborazione con Chiti, Bologna e Sperindei – uno chef decaduto per via di un carattere collerico e impulsivo che gli è costato persino la galera.
Il racconto procede narrando l’amicizia tra Arturo e Guido (Fedele), un allievo affetto dalla sindrome di Asperger, in un centro per ragazzi autistici dove lo chef insegna come lavoro socialmente utile. Arturo conosce la psicologa Anna (Solarino), che segue i ragazzi e gli affida Guido (dotato di talento e di un olfatto prodigioso) per la realizzazione di un sogno: partecipare a un concorso di cucina, in Toscana. In tale sede si tirano le fila della storia con il nuovo incontro-scontro tra Arturo e Daniel (Siri), chef arrivista e arrogante che in passato ha danneggiato sia lui che il collega più anziano Celso (Haber). Non diciamo altro sulla trama, che comprende una breve storia d’amore tra lo chef e la psicologa e un finale non del tutto imprevedibile ma moralmente corretto.
Quanto basta è il tipico film di Falaschi, il genere di racconto che si presta bene al suo modo di fare cinema, partendo dai problemi psicologici e dalla diversità, per far capire come tutto sia possibile, in fondo, quando siamo sorretti da grande forza di volontà e da passione. L’amicizia è il valore principale che viene messo in evidenza, sia tra Arturo e Celso (il vecchio maestro) che tra lo chef e il ragazzino problematico, un sentimento inossidabile che si rafforza e che va oltre ogni decisione legata all’interesse. Falaschi è così bravo e ispirato che gli si perdona una confezione televisiva – sorretta comunque da una grande fotografia e da suggestive carrellate sulle campagne della Val d’Orcia – e una colonna sonora di Paolo Vivaldi abbastanza anonima.
Attori bravissimi, sia Marchioni che la Solarino, come non si scopre certo oggi uno straordinario Haber, mentre chi sorprende è Luigi Fedele, giovane attore pisano perfetto nel ruolo del ragazzino problematico. Falaschi è grande direttore di attori, muove la macchina da presa con sicurezza, gira un film che rappacifica con lo scadente cinema italiano contemporaneo. Viene da chiedersi perché i registi più dotati girino pochi film e gli autori inutili ci sommergano con le loro sciocchezze su celluloide. Misteri del cinema. Bravo Falaschi, ma non ci fare aspettare altri sette anni per girare un nuovo film. Se volete vederlo lo trovate su RaiPlay, dopo il recente passaggio su Rai Movie.
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Regia: Francesco Falaschi. Soggetto: Filippo Bologna, Francesco Falaschi, Alessio Brizzi. Sceneggiatura: Filippo Bologna; Ugo Chiti, Francesco Falaschi, Federico Sperindei. Fotografia: Stefano Falivene. Montaggio: Patrizio Marone, Simone Manetti. Musiche: Paolo Vivaldi. Scenografia: Luca Gobbi. Costumi: Elisabetta Antico. Trucco: Rudia Cascione, Francesca Marasco. Produttori: Pablo Torrecillas, Rodrigo Castellar, Caio Gullane, Fabiano Gullane, Guglielmo Marchetti, Daniele Mazzocca. Produttori Esecutivi: Andrea Borella, Pablo Torrecillas, Daniele Mazzocca. Case di Produzione: Notorious Pictures, VerdeOro, Rai Cinema, TC Films, Gullane. Distribuzione Italia: Notorious Pictures. Paese di Produzione: Italia, Brasile, 2018. Durata: 92’. Genere: Commedia. Interpreti: Vinicio Marchioni (Arturo Cavalieri), Luigi Fedele (Guido Sernesi), Valeria Solarino (Anna Morelli), Nicola Siri (Daniel Marinari), Mirko Frezza (Marione), Stephanie De Jong (concierge), Benedetta Porcaroli (Giulietta), Gianfranco Gallo (Corradi), Alessandro Haber (Celso Conti), Valeria Antonucci (Sandra), Lucia Batassa (nonna di Guido), Giuseppe Laudisa (nonno di Guido).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]