Cronache dai Palazzi
Con l’entrata del 2022 è arrivato l’obbligo vaccinale. L’ultimo decreto legge (sei articoli in tutto) approvato in Consiglio dei ministri introduce all’articolo 1 l’obbligo vaccinale per tutti gli over 50. Si parlava di over 60 ma alla fine Palazzo Chigi ha deciso l’obbligo di vaccino per tutti i cittadini con età superiore ai 50 anni, occupati e non occupati.
In particolare, per poter lavorare gli over 50 dovranno avere il Super Green pass a partire dal 15 febbraio. Tutti i lavoratori sia nel privato sia nel settore pubblico, compresi coloro che lavorano in ambito giudiziario e i magistrati, che abbiano compiuto 50 anni, per accedere al posto di lavoro dovranno esibire il Super Green pass che si ottiene se vaccinati o con la guarigione dal Covid. Per chi non rispetta le regole è prevista una sanzione amministrativa da 600 a 1500 euro. L’articolo 3 dell’ultimo decreto, stabilisce, nello specifico, che tutte le aziende, indipendentemente dal numero dei dipendenti, potranno sostituire i lavoratori sospesi in quanto non muniti di certificazione verde rafforzata. Il provvedimento ha in sostanza esteso la misura inizialmente prevista per le Pmi fino a 15 dipendenti. La sostituzione rimane di “10 giorni rinnovabili fino al 31 marzo 2022, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del posto di lavoro per il lavoratore sospeso”. Gli over 50 che si presenteranno sul posto di lavoro senza essere muniti di certificazione verde rafforzata saranno considerati “assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro”. L’obiettivo, si legge sulla bozza del provvedimento è “tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza”.
Tutti i residenti in Italia, “cittadini italiani e di altri Stati membri dell’Ue nonché i cittadini stranieri che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età”, devono rispettare “l’obbligo vaccinale” che, secondo le nuove disposizioni, vale “fino al 15 giugno 2022”.
Si è esentati dal vaccino nei casi di “accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal medico vaccinatore, nel rispetto delle circolari del ministero della Salute in materia di esenzione dalla vaccinazione anti Sars-CoV-2”. In azienda, “dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata”, il datore di lavoro “può sospendere il lavoratore” non vaccinato “per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni lavorativi”, rinnovabili fino al 31 marzo 2022, senza incorrere in conseguenze disciplinari. Il lavoratore ha inoltre “diritto alla conservazione del posto di lavoro, fino alla presentazione” della certificazione. Per coloro che hanno contratto il Covid l’obbligo vaccinale è solo rinviato. Come è scritto sul decreto, “l’avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dalla notifica effettuata dal medico curante – determina il differimento della vaccinazione”.
Tra le altre categorie di lavoratori tenute a vaccinarsi obbligatoriamente ora vi è anche il personale universitario e di istituti di alta formazione. Per fronteggiare il dilagare dei contagi viene inoltre auspicato lo smart working nei casi in cui è possibile lavorare da remoto.
Tutte le forze della maggioranza hanno raggiunto un punto di mediazione anche per quanto riguarda l’uso del Green pass base che, secondo il nuovo decreto sarà sufficiente per accedere ai “servizi alla persona”, come il parrucchiere ma anche negozi, “pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari, attività commerciali, fatte salve quelle necessarie per assicurare il soddisfacimento di esigenze essenziali e primarie della persona”. Il Green pass base si ottiene anche solo con il tampone, oltre che con il vaccino o avvenuta guarigione. Questo è stato il compromesso raggiunto in Consiglio dei ministri modulando l’opposizione della Lega di fronte all’introduzione del Super Green pass, riservato solo a vaccinati e guariti. “Bisogna consentire l’accesso ai servizi alla persona, agli uffici pubblici, le banche e i negozi con il Green pass semplice, quindi anche con tampone. Altrimenti non votiamo”, avevano detto i leghisti. Le nuove norme rappresentano comunque una stretta in quanto per i suddetti negozi e servizi non era richiesta alcuna certificazione. L’obbligo di Green pass per accedere ai servizi alla persona varrà dal 20 gennaio, mentre per le altre attività dal primo febbraio, previa l’entrata in vigore di un Dpcm che individuerà le attività escluse dall’obbligo. Praticamente per ogni servizio pubblico o privato servirà il Green pass base, tranne che per comprare il cibo.
Fin dall’inizio il Pd ha insistito sull’obbligo vaccinale “come via maestra per affrontare il tema della crescita di contagi in corso, l’unico modo per fare chiarezza ed evitare di infilarsi in distinzioni di età o di funzioni che finiscono per essere portatrici più di equivoci che di soluzioni”. Una conclusione condivisa da Italia viva, Forza Italia e Leu ma osteggiata dai pentastellati. In un primo momento si è opposta all’obbligo vaccinale “indiscriminato” anche la Lega, proponendo “di utilizzare criteri scientifici e non ideologici” per poter adottare eventuali misure e decidere eventuali obblighi.
Nuove regole anche per le scuole. L’articolo 4 del nuovo Decreto legge disciplina la gestione dei casi di positività all’interno degli edifici scolastici di ogni ordine e grado. Alle elementari con un solo contagio la classe resta in presenza ma con testing di verifica (tampone molecolare o antigenico subito e dopo 5 giorni), mentre con due casi Covid si va tutti in Dad per 10 giorni. Alle medie e alle superiori scatta la Dad per tutti per 10 giorni con tre casi in classe, mentre con due casi Covid solo i vaccinati dovrebbero rimanere in presenza e comunque monitorati: autosorveglianza e obbligo di indossare la mascherina Ffp2. Per chi ha ricevuto 2 dosi di vaccino o è guarito da più di 120 giorni e non ha il booster è invece prevista la Dad per 10 giorni. Per i ragazzi dai 12 ai 19 anni, con un solo caso in classe non è infine prevista alcuna quarantena ma l’autosorveglianza e la mascherina Ffp2. Per la scuola dell’infanzia (3-6 anni) e gli asili nido scatterà invece la quarantena di 10 giorni per tutti in presenza di un solo caso di positività nella stessa sezione e si potrà rientrare a scuola solo con un tampone molecolare o antigenico negativo.
“Fare la distinzione tra vaccinati e non vaccinati è una misura discriminatoria tra gli studenti”, è stato il commento del preside dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, a proposito del nuovo decreto. “Avrei preferito qualcosa di diverso – ha affermato Giannelli -. È giusto e corretto, invece, distinguere in base all’età, perché a fasce diverse corrispondono situazioni vaccinali diverse”. Fino al 28 febbraio, per evitare intasamenti in hub e Asl, per gli studenti di medie e superiori in regime di autosorveglianza i test possono essere effettuati in farmacia gratuitamente con la ricetta del medico di base. Il Commissario per l’Emergenza ha autorizzato lo stanziamento di oltre 92 milioni di euro fino al 28 febbraio 2022 proprio per l’esecuzione dei test rapidi gratis, favorendo in questo modo l’attività di tracciamento dei contagi tra gli studenti che si trovano in regime di autosorveglianza nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Secondo la Fondazione Gimbe si tratta di “nuove misure di contrasto insufficienti, tardive e frutto di compromessi politici al ribasso”. Nel frattempo i reparti ospedalieri sono di nuovo sottopressione.
Il monitoraggio della Fondazione Gimbe critica il metodo del governo nel fronteggiare Omicron e avverte: “Si continua a inseguire il virus senza rendere noto alla popolazione qual è il piano B: ovvero quali sono le mosse successive per arginare l’ondata di contagi che rischia di portare al default dei servizi sanitari ospedalieri, nonché al lockdown di fatto del Paese”.
La Fondazione Gimbe lancia inoltre l’allarme sullo stallo della vaccinazione pediatrica e nel contempo boccia i tentativi di contrasto alla pandemia di Palazzo Chigi.
Nello specifico l’obbligo vaccinale limitato agli over 50, spiega il presidente Nino Cartabellotta, avrà “un impatto non prevedibile visto che non è noto il numero degli esentati” e tale Super green pass per i lavoratori over 50 “sarà del tutto inefficace nel breve termine, perché entrerà in vigore il 15 febbraio”. Ed ancora: “Le misure per la sicurezza nelle scuole sono insufficienti per evitare il ricorso alla didattica a distanza e introducono regole complesse e difficili da applicare con i servizi di sanità pubblica già in sovraccarico – ha aggiunto Cartabellotta -. Ancora lo smartworking viene liquidato con la semplice raccomandazione di ‘usare al meglio la flessibilità già consentita dalle regole vigenti’”. Di fronte ad un evidente raddoppiamento dei contagi, secondo Gimbe “le decisioni politiche non possono più guardare l’andamento dei numeri peraltro già ampiamente prevedibili, ma devono essere estremamente tempestive, molto più di quanto accaduto in passato”.
Si tratta di “una variante estremamente contagiosa, nonostante determini una malattia meno grave”, che però ha rapidamente “sovraccaricato” gli ospedali a causa dell’“enorme numero di casi e la loro velocità di crescita”.
La popolazione inoltre risulta alquanto “suscettibile” sia perché vi sono ancora molti che non sono vaccinati sia perché coloro che hanno ricevuto le due dosi e sono in attesa della dose booster hanno perso gran parte dell’immunità. Omicron, per di più, sta manifestando la sua capacità di ‘escape immunitario’ per cui è in grado di “infettare sia i guariti sia i vaccinati che hanno già ricevuto il richiamo”. In questo contesto, spiega la Fondazione Gimbe, la “narrativa sulla ‘raffreddorizzazione’ della variante Omicron, peraltro da confermare con ulteriori studi sul campo, abbassa il livello di guardia della popolazione e sottovaluta che i servizi sanitari territoriali sono già in tilt e la saturazione degli ospedali è dietro l’angolo”.
Ad eccezione di Molise, Sardegna e Puglia, tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con la Valle d’Aosta che ha superato il 47%. Anche se i ricoveri sia in area medica che in terapia intensiva sono ammortizzati dalle coperture vaccinali, la crescita vertiginosa dei casi “sta portando ad una silenziosa e pericolosa congestione degli ospedali che, – spiega Cartabellotta – oltre a ridurre le capacità assistenziali verso pazienti non Covid-19 e a mettere a dura prova la resilienza di professionisti e operatori sanitari, rischia di mandare in tempi brevi diverse Regioni in zona arancione e nel medio periodo qualcuna in zona rossa”.
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