Vent’anni di Euro

Di sciocchezze sull’Euro da parte dei sovranisti se ne sono sentite, e se ne continueranno a subire ancora tante, ma alzi la mano chi non ha trovato estremamente più facile viaggiare in Europa senza dover addentrarsi in scomodi conti sul tasso di cambio per andare al ristorante piuttosto che acquistare un souvenir. La moneta unica ha reso tutto più semplice nell’eurozona, così come Schengen ha portato enormi vantaggi per i viaggiatori, sia per svago che per lavoro, così come per il commercio. Ma se qualcuno avesse avuto dei dubbi, questi si dovrebbero essere sciolti con la crisi economica del 2008 e quella, di molto peggiore, seguita alla pandemia, la nostra Lira si sarebbe dissolta in men che non si dica, come ricordato dalla Presidente della BCE, Christine Lagarde: “L’euro ha senza dubbio rafforzato la nostra capacità di tenuta. Dall’adozione della moneta unica siamo dotati di strumenti migliori per la gestione delle crisi. Gli shock economici recenti – prosegue – sarebbero stati molto più gravi se non fosse stato per la stabilità e per l’integrazione che l’euro ha assicurato al mercato unico. Nei momenti critici, come durante la pandemia, la moneta unica è stata fondamentale per coordinare le varie risposte in Europa”.

L’euro venne adottato il 1° gennaio 1999, ma durante i primi tre anni venne utilizzato solo a fini contabili e per i pagamenti elettronici. L’entrata dell’Italia nell’Eurozona, assieme ad altri 11 Paesi, avvenne alla mezzanotte del 31 dicembre 2001 con un cambio fissato a 1.936,27 lire per un euro; con la benedizione del Presidente Carlo Azelio Ciampi e persino il Papa si espresse a favore durante l’Angelus. La lira durò ancora un paio di mesi prima di cessare il suo corso legale. Il nome “Euro” è stato scelto dal Consiglio europeo di Madrid del 1995; mentre il simbolo € si ispira alla lettera greca epsilon (Є) e rappresenta inoltre la prima lettera della parola “Europa”; le due barrette parallele stanno a significare stabilità. Le banconote condividono lo stesso disegno in tutti i Paesi; invece, le monete presentano una faccia comune, mentre il disegno dell’altra faccia è specifico per ciascun Paese di emissione.

Attualmente l’euro è la moneta ufficiale di 19 Paesi (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Portogallo, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Slovacchia e Slovenia) ed è anche la valuta di alcuni Paesi extra UE: Andorra, Kosovo, Montenegro, Monaco, San Marino, Città del Vaticano. La moneta unica europea riveste un importante ruolo a livello internazionale: nel 2017 è stato usato per il 36% dei pagamenti internazionali, secondo solo al dollaro statunitense (usato per il 40% dei pagamenti). Un sondaggio dell’Eurobarometro del novembre 2018 ha mostrato un livello record di sostegno per la moneta unica nella zona euro. La maggioranza degli intervistati, il 74% di loro, è a favore dell’euro nell’UE, mentre il 64% crede che l’euro sia una cosa buona per il proprio Paese.

In una lettera aperta ai cittadini europei, ministri delle Finanze e membri della Commissione europea impegnati a orientare la politica economica della zona euro, hanno voluto ripercorrere insieme gli ultimi vent’anni e individuare alcune priorità per il futuro della nostra moneta comune: “È lecito affermare che i primi vent’anni dell’euro siano stati ricchi di avvenimenti. Dopo il grande entusiasmo degli inizi, l’euro è diventato la seconda valuta più utilizzata al mondo. La nostra moneta comune è tuttora molto popolare – circa l’80 % dei cittadini ritiene che l’euro sia un bene per l’UE – e la zona euro ha continuato a espandersi, passando dagli 11 membri iniziali ai 19 paesi attuali, ai quali nei prossimi anni se ne aggiungeranno altri.

Questi progressi sono stati compiuti a fronte di ardue sfide. Alcuni erano scettici riguardo al progetto già dai suoi primi passi. Quando l’euro ha raggiunto i dieci anni d’età, gli Stati membri e le istituzioni si sono resi conto in misura più ampia del fatto che la sua architettura non era stata originariamente concepita per rispondere allo shock sismico provocato dalla crisi finanziaria globale e dalla successiva crisi del debito sovrano. Ne sono conseguiti la riforma del quadro di governance della zona euro, l’istituzione di un meccanismo comune di sostegno per i paesi in difficoltà finanziaria e un sistema di vigilanza comune per le banche europee: si è riconosciuto in tal modo che la soluzione doveva essere ricercata nel rafforzamento del coordinamento e dell’integrazione. Queste prime crisi hanno consentito all’euro di maturare e di rafforzare il suo ruolo internazionale. Abbiamo inoltre tratto insegnamenti preziosi che si sono rivelati utili nel contesto dell’attuale pandemia: la sua natura transfrontaliera ha messo in luce sia la profondità della nostra interdipendenza sia la forza della nostra unità. Quando la portata della crisi COVID-19 è risultata evidente, l’intervento strategico è stato molto più rapido, deciso e coordinato rispetto a quanto fatto per gli shock precedenti. Mentre i sistemi fiscali e previdenziali esistenti hanno attutito l’impatto economico, l’UE ha adottato decisioni senza precedenti per proteggere ulteriormente vite e mezzi di sussistenza, integrando le politiche monetarie di sostegno della BCE. La nostra risposta collettiva comprende il sistema di assistenza finanziaria SURE, che ha contribuito a proteggere circa 31 milioni di posti di lavoro, e l’innovativo piano per la ripresa dell’Europa, Next Generation EU.

La nostra risposta strategica coordinata, unita alla distribuzione dei vaccini contro la COVID-19, ha aiutato la zona euro a riprendersi rapidamente dagli effetti economici della pandemia. Inoltre, l’aiuto finanziario e il sostegno alla liquidità forniti sono stati concepiti per limitare i rischi di danni a lungo termine, in modo che le nostre economie potessero recuperare rapidamente il terreno perduto. Nei primi vent’anni dell’euro abbiamo raggiunto grandi risultati, ma c’è ancora molto da fare. Dobbiamo stare al passo con l’innovazione e promuovere il ruolo internazionale dell’euro. La stessa moneta unica deve essere adatta all’era digitale. Per questo motivo prestiamo sostegno e contribuiamo ai lavori che la Banca centrale europea sta compiendo su una forma digitale della nostra moneta. Allo stesso tempo, è necessario rafforzare ulteriormente la zona euro. Abbiamo gettato solide basi per il sistema bancario europeo, ma dobbiamo lavorare ancora per rafforzare l’unione bancaria e per sbloccare nuove opportunità di ripresa economica e di crescita. Lo stesso vale per i nostri mercati dei capitali: dobbiamo intervenire in modo risoluto per migliorare il flusso degli investimenti e dei risparmi privati nel mercato unico al fine di fornire i finanziamenti indispensabili alle imprese, comprese le PMI, e allo stesso tempo creare nuove opportunità di lavoro. I livelli di investimento sono troppo bassi da troppo tempo: dobbiamo investire massicciamente e in modo sostenibile nelle persone, nelle infrastrutture e nelle istituzioni. Insieme a politiche di bilancio responsabili e al contributo del settore privato, Next Generation EU svolgerà un ruolo fondamentale nella realizzazione di molteplici riforme e investimenti necessari. È la strada migliore per rafforzare il nostro potenziale di crescita, migliorare il nostro tenore di vita e affrontare le sfide cruciali per l’umanità.

A fronte dell’invecchiamento della popolazione, dobbiamo inoltre garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche. Nell’ambito della revisione delle nostre regole di bilancio comuni, dobbiamo garantire che le politiche economiche e di bilancio della zona euro siano adatte allo scopo in un contesto mutato e capaci di affrontare le sfide future. La nostra moneta comune è un’impresa collettiva senza precedenti e una conferma dell’unità su cui si fonda la nostra Unione. Mentre il mondo si riprende dalla pandemia, dobbiamo unire i nostri sforzi e le nostre risorse per sfruttare i vantaggi della rapida digitalizzazione globale e affrontare l’emergenza climatica. Nessuna di queste problematiche può essere affrontata dai singoli paesi. L’euro è la prova dei risultati che possiamo ottenere lavorando insieme: guardando ai prossimi vent’anni, facciamone un simbolo del nostro impegno a garantire un futuro prospero, sostenibile e inclusivo per le generazioni future”.

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