Un futuro senza contatto umano?

Lo stiamo già sperimentando nel nostro piccolo forse senza neppure renderci conto di come il futuro sarà non solo sempre più digitale, ma anche privo del rapporto umano. È iniziato con le piccole cose. Un esempio? WhatsApp è un modo di comunicare rapido, immediato, standardizzato che viene anche accettato nei tribunali come valida forma di licenziamento. Non è umano secondo alcuni, ma si potrebbe sostenere lo stesso anche per gli auguri seriali. Da anni abbiamo ricevuto decine di messaggi sui nostri cellulari nel corso delle ultime festività. Dal buon Natale e buon anno fino a catene più o meno improbabili. Finita l’epoca dei biglietti, delle cartoline, delle lettere d’amore. Perché quindi scandalizzarsi se documenti riservati arrivano con questo mezzo o se una madre separata viene licenziata con un messaggino? È normale.

La spesa? Una serie di click ed arriva un fattorino che, velocemente, consegna il pacco. Non c’è più il tempo per fermarsi un momento dal pizzicagnolo sotto casa dove, oltre a parlare del tempo, potevano assaggiare il nuovo prosciutto. Possiamo sostituire la palestra con corsi online e app senza spendere soldi per parcheggio e cena con gli amici. Oppure dopo l’allenamento ordinare ognuno la sua cena personalizzata. Chi farà amicizia saranno i rider che si incontrano negli androni.

Ma questi sono soltanto piccoli esempi che già viviamo nel quotidiano e che non rendono ancora l’idea di quello che sarà il prossimo futuro digitale in cui una persona sarà valutata non per la sua identità personale reale, con tutti i pregi ed i difetti, bensì dal suo avatar, il doppione virtuale che, a differenza dell’uomo, potrà cercare di raggiungere l’assoluta perfezione.

È il mondo del Metaverso, una realtà esclusivamente online, alla quale si accede come sui normali siti web e piattaforme social. Si tratta di una tecnologia, o serie di tecnologie combinate tra loro, tra cui la realtà aumentata oltre a quella virtuale, che danno vita ad un habitat digitale immersivo che permette agli utenti di muoversi e di interagire tra loro.

Il Metaverso è stato inoltre descritto come un enorme sistema operativo, regolato da veri e propri demoni che lavorano in background, al quale gli individui si connettono trasformandosi a loro volta in un software che interagisce con altro software e con la possibilità di condurre una vita elettronica autonoma.

I robot esposti alla recente fiera delle novità tecnologiche di Las Vegas sono ulteriori segnali che andiamo in questa direzione, così come lo è il cambiamento della denominazione di Facebook in Meta. Non è una semplice strategia commerciale o un’operazione di facciata. È forse il passo decisivo verso il futuro digitale, quello fatto di realtà virtuale e interazioni dal proprio terminale o con gli strumenti che una tecnologia sempre più in rapida accelerazione stanno dominando.

Metaverso è un termine usato per la prima volta nel romanzo di fantascienza Snow Crash del 1992 dallo scrittore Neal Stephenson e che, in meno di trent’anni è diventato realtà. Siamo lontani dai mondi futuribili che aveva immaginato Jules Verne e che si sono realizzati ben un secolo dopo.

Esempi di Metaverso sono adesso considerati i cosiddetti Massive Multiplier Online Role-Playing Game (MMORPG) in cui più giocatori giocano in contemporanea o le chat tridimensionali. Quale sarà il futuro di questa nuova “cosa” a cui si accede da un normale computer o cellulare e ci permetterà di vivere virtualmente non solo un gioco ma, ad esempio, una cena con amici, una visita ad un museo, uno spettacolo teatrale. Chissà, probabilmente si potrà anche interagire e cambiare il finale di un film usando un visore e gli accessori di volta in volta necessari per proiettarsi in un mondo virtuale con pagamenti in Bitcoin. Si potrebbe magari anche cercare di cambiare un evento storico; è proprio una fantasia?

Sembrano sempre più lontani i tempi in cui gli innamorati attendevano il postino che consegnava buste in colori pastello contenenti messaggi contornati da cuoricini; a breve basterà sedersi su una poltrona tecnologica e mettere una visiera per essere nella stessa stanza con una persona. Chissà che effetto si proverà ad abbracciarci virtualmente con indosso un esoscheletro.

Un’altra domanda viene da porsi per tutti coloro che rivendicano la loro privacy e la protezione delle sfere personali. Come potranno difendersi in un mondo virtuale aperto a tutti e senza controllo alle porte di ingresso?

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