Il pianista (Film, 2002)

In questi giorni ho visto due spettacoli molto interessanti sulla giornata della memoria. Il primo teatrale: La nota stonata di Didier Caron, per la regia di Moni Ovadia, interpretato da Giuseppe Pambieri e Carlo Greco; il secondo cinematografico, su Netflix: Il pianista di Roman Polanski, che a suo tempo mi ero colpevolmente perso. La nota stonata è un dialogo tra due personaggi con il figlio di un deportato ebreo che scopre l’aguzzino del padre sotto le mentite spoglie di un direttore d’orchestra e riesce a ottenere un’imprevedibile rivalsa personale. Grande teatro, strabilianti interpretazioni di Pambieri (l’ebreo) e Greco (il nazista), un’opera che consiglio di vedere, se non l’avete fatto.

Il pianista (The Pianist), invece, ha vinto tre meritati Oscar (regia, attore protagonista e sceneggiatura), prima visione a Cannes (Palma d’Oro), il 24 maggio del 2002, prima cinematografica a Varsavia (non poteva esserci luogo migliore), il 6 settembre dello stesso anno. Regia di Roman Polanski (1933), grande vecchio del cinema internazionale, che sceneggia e dirige in maniera ispirata e coinvolta il romanzo autobiografico di Wladyslaw Szpilman, cronaca drammatica delle vicende di un pianista ebreo dopo l’invasione della Polonia da parte dei nazisti, tra occupazione di Varsavia, creazione del ghetto, eccidi, soprusi e deportazioni.

Il film racconta gli anni della guerra secondo l’ottica di un ebreo che cerca di sopravvivere nascondendosi e fuggendo dalle fauci di un orribile nemico, fino alla liberazione da parte dell’Armata Rossa, passando per l’insperato aiuto ricevuto da un ufficiale tedesco amante della musica e dal rischio di finire fucilato dai liberatori, scambiato per nazista. Un film che non si racconta per quanto è ben fatto, nessuna recensione rende giustizia a un simile capolavoro, girato con una fotografia anticata che si alterna un suggestivo bianco e nero, accompagnato da una musica al piano composta da brani di Chopin e Beethoven, filo conduttore della storia, perché comprendiamo che il pianista sopravvive grazie al suo grande amore per la musica.

Adrien Brody è il protagonista eccezionale di un film compiuto, fa male pensare che alcuni anni dopo un simile attore sia stato sprecato da Dario Argento per realizzare un filmetto come Giallo. Frank Finlay è ottimo nel ruolo del padre, doppiato con la stessa voce (Gianni Musy) che aveva avuto ne La chiave di Tinto Brass, dove interpretava il marito di Stefania Sandrelli. Colonna sonora suggestiva, montaggio perfetto, suspense ai massimi livelli, sceneggiatura e scenografia curate nei dettagli, ricostruzione storica certosina, effetti speciali di bombardamenti ed eccidi crudi e realistici. Un film meraviglioso, una gioia (drammatica) per gli occhi. Imperdibile.

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Titolo Originale: The Pianist. Lingue Originali: Inglese, polacco, tedesco, russo, francese. Paesi di Produzione: Regno Unito, Francia, Polonia, Germania. Anno: 2002. Durata: 149’. Genere: biografico, drammatico, storico, bellico. Soggetto: Wladyslaw Szipilman (romanzo autobiografico). Sceneggiatura: Ronald Harwood. Fotografia: Pawel Edelman. Montaggio: Hervé de Luze. Effetti Speciali: Kazimierz Wróblewski, Hans Seck, Alister Mazzotti, Christian Künstler. Musiche: Wojciech Kilar. Scenografia: Allan Starski. Costumi: Anna B. Sheppard. Trucco: Didier Lavergne, Waldemar Pokromsky. Produttori: Roman Polanski, Robert Benmussa, Alain Sarde. Produttori Esecutivi: Henning Molfenter, Timothy Burrill, Lew Rywin. Case di Produzione: R.P. Productions, Studio Canal, Beverly Detroity, Interscope Communications, Mainstream S.A., Meespierso Film CV. Distribuzione Italia: 01 Distribution, Netflix. Interpreti: Adrien Brody (Wladyslaw Szpilman), Thomas Kretschmannn (capitano Wilm Hosenfeld), Michael Zebrowski (Jurek), Frank Finlay (il padre), Maureen Lipman (la madre), Ed Stoppard (Henryk), Julia Rayner (Regina), Jessica Kate Meyer (Halina), Ruth Platt (Janina), Valentine Pelka (Michal), Roman Vibert (Bogucki), Emilia Fox (Dorota), Andrew Tiernan (Andek), Paul Bradley (Jehuda), Udo Kroschwald (Schultz), John Bernett (Dott. Ehrlich).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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