Beate (Film, 2018)
Samad Zarmandili è un regista romano di origini arabe, allievo di Carlo Mazzacurati, che debutta per il grande schermo con una commedia garbata e insolita, il cui taglio fotografico tradisce le origini televisive, ma che si segue con interesse e strappa qualche sorriso. La lezione dei grandi autori di commedie pare compresa, perché Beate affronta problemi sociali come la perdita del lavoro, la corruzione e il malaffare per far ridere e pensare, con grande rispetto dello spettatore. Lasciamo stare se la sceneggiatura a tratti pare improbabile e poco risolta, anche perché nel panorama italiano contemporaneo vediamo di peggio, persino cose che non hanno alcun motivo di esistere.
Beate è ambientato in una fabbrica di lingerie del Polesine dove alcune operaie stanno per essere licenziate da una proprietaria senza scrupoli – tra l’altro promessa sposa del sindaco – che vuole trasferire l’azienda in Serbia dove i guadagni sarebbero maggiori. Al tempo stesso, sindaco e curia vescovile stanno macchinando il trasferimento di un gruppo di suore dal monastero della Beata Armida per costruire al suo posto un albergo a cinque stelle. Operaie e suore si uniscono nella lotta al potere e mettono insieme capacità lavorative per fondare una singolare azienda di intimo femminile chiamata Beate. Sottotrama che interessa la protagonista Donatella Finocchiaro: la guarigione da una malformazione congenita al piede, ritenuta un miracolo, in realtà frutto di un’operazione eseguita in Canada. Non sveliamo altro, perché il film vive anche di colpi di scena.
Attori piuttosto bravi, su tutti Donatella Finocchiaro spicca da fuoriclasse; Lucia Sardo è una suora divertente e convincente, così come gli interpreti meno famosi che recitano in veneto sono spontanei e credibili. Tra le idee geniali, in una colona sonora anonima e televisiva, citiamo il recupero di Veronica, straordinaria canzone di Enzo Jannacci (scritta da Dario Fo e Sandro Ciotti), che le operaie cantano con ironia, ricordando il nome della vecchia azienda, identico alla proprietaria. Il film è ambientato molto bene in Polesine. Location principali: Badia Polesine, Adria, Rovigo, Fratta Polesine e Delta del Po. Girato tra settembre e ottobre 2016, uscito nel 2018 per le sale cinematografiche, con circolazione scarsa, destinato soprattutto a un consumo televisivo. Prima TV il 6 giugno 2021 che totalizza buoni ascolti, quasi tre milioni di spettatori, un 15% scarso di share. Rivisto su Rai Movie il 30 giugno, disponibile su Rai Play. Non vi aspettate un capolavoro, ma è consigliata la visione.
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Regia: Samad Zarmandili. Soggetto e Sceneggiatura: Antonio Cecchi, Gianni Gatti, Salvatore Maira. Fotografia: Cristiano Natalucci. Montaggio: Fabio Nunziata. Scenografia: Sabrina Coppolecchia. Costumi: Andrea Cavalletto. Suono (in presa diretta): Giuseppe Angelelli. Aiuto Regia: Federico Giorgio Ridolfi. Trucco: Rudia Cascione. Durata: 96’. Paese di Produzione: Italia, 2018. Genere: Commedia. Produttore: Dario Formisano. Casa di Produzione: Eskimo. Distribuzione: Europictures. Musiche: Francesco De Luca, Alessandro Forti. Interpreti: Donatella Fionocchiaro (Armida), Paolo Pierobon (Loris), Lucia Sardo (Suor Restituta), Maria Roveran (Suor Caterina), Betti Pedrazzi (madre Amata), Anna Bellato (Veronica), Orsetta Borghero (Maria), Silvia Grande (Maresa), Cristina Chinaglia (Tina), Licia Navarrini (Iole), Eleonora Panizzo (Rachele), Felicité Mbezele (Suor Prediletta), Silvia Munguia (Suor Gina Arcadia), Glaucia Virdone (Suor Mirna), Andrea Pennacchi (Aldo Saraceni), Massimo De Rossi (il Vescovo), Francesco Brandi (padre Filippo), Chiara Sani (la Bice), Hen Barazza (Hen).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]