Francesco M. Gallo e il suo Inferno dantesco
Cantautore, autore televisivo, storyteller, comunicatore, Francesco Maria Gallo è laureato in Musicologia e Comunicazione di massa al DAMS di Bologna. Ha scritto diversi format televisivi per Rai1 e Rai2 tra i quali Suicidi Letterari: Morire di penna nel ‘900 (RAI2), Il Premio per il Lavoro (due edizioni per RAI2 e una edizione per RAI1), The voice of ethics (TED televisivo sull’etica dell’innovazione trasmesso in diretta su piattaforma Sky). Ha collaborato con Silvia Ronchey e Beppe Scaraffia come consulente autorale al Festival della poesia di Sanremo (RAI2). È stato fondatore, frontman e autore dei Calabrolesi Rock Band e successivamente di Legality Band Project, entrambe rock band che promuovono etica e legalità. Autore e interprete di diverse canzoni a sfondo sociale, tra le quali “Ventu” – testo che racconta vicende di ‘Ndrangheta in Calabria – nel 2010 ha ricevuto il Leone d’oro di Class CNBC per la comunicazione sociale. Ora segue la parte dedicata alla Pubblica Amministrazione per l’agenzia di stampa Parole e Dintorni di Riccardo Vitanza. La sua nuova opera, legata all’Inferno dantesco, si è sviluppata su vari indirizzi. Lo abbiamo intervistato.
Ciao Francesco, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, le iniziative e l’uso del tema è diventato virale, anche troppo. Tu hai avuto un approccio completamente diverso mi pare, non usando le cantiche pedissequamente.
Il mio approccio all’Inferno di Dante è stato differente. Ho utilizzato una chiave di lettura introspettiva cioè Concernente l’analisi autonoma e individuale dei fatti di coscienza. Mi spiego meglio… Sono partito da fatto che Dante Alighieri, oltre ad essere un poeta, era anche un politico molto attivo del tempo. E la lettura approfondita dell’Inferno, ma soprattutto la conoscenza della vita dei personaggi che ho incontrato nel mio viaggio all’Inferno mi hanno convinto del fatto che il sommo Poeta, ma ancor più astuto e scaltro politico aveva utilizzato la sua divina commedia per “infamare e condannare” i suoi avversari politici o glorificare i suoi compari di partito. Insomma, un po’ come avviene oggi. Per non parlare dei retaggi imposti dalle crociate immorali della suprema chiesa che mette al rogo le streghe ree di essere simbolo di libertà e intelligenza (vedi la storia di Medusa) e questo, ancora oggi fa molta Paura. Approfondirò questo tema nella mia prossima opera Rock, ispirata a Orlando di Virginia Woolf.
Prima di tutto è uscito un disco, trasporre il Sommo Poeta in musica quali problemi ha comportato? Hai avuto anche collaboratori importanti nella realizzazione. Che ha visto i personaggi danteschi totalmente rivisti sotto una diversa luce.
È stato naturale perché, mentre scrivevo le liriche, ho percepito i suoni insiti nel ritmo dei versi e li ho trascritti utilizzando i miei codici musicali, il rock, il prog, qualche accenno di metal, ma anche l’elettronica. Era tutto li, nel limbo del mio Inferno! Ed io non ho fatto altro che attingere dalla memoria della mia caduta all’Inferno.
Malgrado siano passati sette secoli, l’opera di Dante Alighieri resta sempre in primo piano, secondo te a cosa si deve questa attualità di parole scritte tanto tempo fa?
La Divina Commedia è l’opera della natura umana. In questo consiste la genialità Dante Alighieri, nell’aver concepito una storia che è la storia della complessa umanità e che varrà per tutti i tempi dell’esistenza umana. Sono due le opere universali che ogni abitante di questo mondo conosce (e persino qualche saccente animale), la Bibbia e la Divina Commedia.
Dei tre mondi danteschi hai scelto di concentrarti sull’Inferno a cosa è dovuta la scelta di tralasciare Purgatorio e Paradiso?
L’Inferno è il luogo più interessante, avvincente e soprattutto l’Inferno è puro Rock&Roll, l’Inferno è la rappresentazione universale dell’umanità perché (e mi auto cito) “l’inferno è il mondo in cui viviamo”. Non esiste né un purgatorio né un Paradiso, tutta propaganda clericale per alimentare le fila dei dannati Crociati e cacciatori di Streghe!
Dopo il disco hai scritto un libro Rock&Roll all’Inferno (GEC Edizioni)”, è la dimostrazione dell’universalità dell’arte? In un mondo dominato dall’immagine, dove i social più importanti sono TikTok e Instagram, che valore ha ancora la parola?
“Rock&Roll all’Inferno” vuole rappresentare il percorso di riflessione avvenuto durante la stesura dei testi delle canzoni di “Inferno”. Si è trattato di un viaggio lungo e periglioso nell’inferno dantesco, mi ha appassionato e mi ha permesso di comprendere la vera natura della personalità di Paolo e Francesca, Medusa, Pier Delle Vigne, di Ulisse, del Conte Ugolino e dello stesso Lucifero. Alcuni di questi personaggi sono stati forse immeritatamente condannati a soffrire le pene dell’inferno e sono per questo fortemente aggrappati alla verità del rock, nella speranza di una redenzione che può essere solo umanità. Ecco, per questo motivo ho sentito forte l’urgenza di mettere tutto su fogli di carta.
Per il cortometraggio “Caronte”, candidato all’International Short Film Festival di Berlino, hai scelto un personaggio particolare, il traghettatore, possiamo vederci un’allegoria con il mondo attuale? Possiamo, in generale, riconoscere personaggi dell’opera nel momento attuale?
Caronte è stata la mia vera guida, il vecchio amico che ti concede un passaggio nei luoghi impossibili da raggiungere da soli e poi non ti abbandona, ti accompagna, ti guida. Si i personaggi che ho incontrato sono il riflesso di storie, spesso drammatiche e ingiuste che ancora oggi avvengono sotto gli occhi incuranti di Tutti. Ad esempio, la storia di Pier delle Vigne, dileggiato dall’invidia dei suoi finti amici, mi ricorda Mimì, Mia Martini che in vita fu vittima della maldicenza. Quel nemico invisibile e subdolo che le ha distrutto la sua vita. Bisogna stare attenti a quello che si pensa, si dice e si fa, perché si può rovinare la vita di una persona fino a portarla alla morte.
Sull’onda del successo, ora la tua opera arriva anche in teatro, sotto forma di un musical, Discesa all’Inferno. Quali problemi hai dovuto affrontare per mettere in scena la trasposizione teatrale?
Nessun problema, se non riportare alla fisicità di un luogo, il teatro, il mio viaggio onirico. Tutto è avvenuto in maniera così naturale, perché io all’Inferno ci sono stato davvero!
Dopo il disco, il libro, il musical, è lecito aspettarsi il cinema magari?
Nooo, sarebbe osare davvero troppo! Ma nella vita non si può mai sapere. Dunque, ai posteri l’ardua sentenza!
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