TikTok, l’antica Roma non è mai esistita
Una TikToker (quante strane nuove professioni sono nate dall’avvento di internet) è riuscita ad accendere un dibattito, che sembra sia giunto addirittura a degli accademici, all’interno di una comunità di nicchia di storici su TikTok, con delle clip dove sostiene con dovizia di argomenti che l’antica Roma “non è reale”, non è mai esistita e che, quando si parla di Impero Romano, è l’equivalente dell’Impero Disney.
Se una frase del genere fosse stata detta tra amici al bar, l’autore della boutade avrebbe sicuramente ricevuto una serie di ululati dai presenti che gli avrebbero misurato la temperatura e controllato la quantità di alcoolici in corpo. Invece, negli anni duemila venti, la TikToker, il cui nome sul social dei giovanissimi è @momllennial_ o “Donna D2”, ha raggiunto la non irrilevante cifra di 94.000 follower e 1,8 milioni di “like” da quando è entrata a far parte della piattaforma nel luglio 2020. La sua sedicente biografia riferisce che ha una laurea in antropologia e storia e ha pubblicato numerosi video sulla storia tra i quali, appunto, l’Antica Roma.
In uno di questi video, pubblicato il 16 novembre, ha affermato che l’antica Roma non esisteva ed è stata il frutto dell’immaginazione dell’inquisizione spagnola che avrebbe cospirato insieme all’Imperatore di Spagna che dovevano giustificare il loro potere. Ha anche affermato che non esiste un solo “documento romano” o “documento principale” esistente; la colonna Traiana è in realtà un faro e così via parlando del Colosseo.
Possiamo fermarla? Suvvia non siamo sciocchi. Come è possibile privare qualcuno del sacrosanto diritto della libertà di parola e di espressione del pensiero. Magari proprio di un pensiero liberamente formatosi approvvigionandosi di informazione sulla rete.
Ricordiamo sempre che Internet è una piazza senza cancelli, senza controlli preventivi sui contenuti e neppure sulle identità dei navigatori. Facile quindi imbattersi in troll, esaltati, folli allo stato puro ma anche persone apparentemente normali che, propalando idee a dir poco bislacche, chiamano attorno a loro decine se non centinaia di migliaia di follower. Probabilmente tra questi vi sono persone che si divertono ad ascoltare simili follie; ma siamo proprio certi che qualcuno non vi creda? Abbiamo avuto persone che sono cadute nelle spudorate truffe di Vanna Marchi e, ancora, qualcuno è disposto a sostentare “ragazze” povere e vittime di drammatiche vicende personali e familiari con cui si sono anche fidanzati da remoto.
La ragione, quella magari su cui basano i loro studi Cartesio o Galileo, imporrebbe di evitare la visione di questi video e, comunque, non rispondere a simili video per non dare importanza a chi, per follia o per cercare di dare un senso alla loro vita, si rivolge ad un pubblico di sconosciuti ma, non dimentichiamolo, potenzialmente immenso.
Proviamo a chiederci se non esistesse internet (o se l’informazione su internet fosse corretta e controllata), quanti vegani, terrapiattisti, negazionisti dello sbarco sulla luna ci sarebbero? Non possiamo pensare zero, ma senza timore di smentita possiamo dire molti meno di quelli che, oggi, vivono su pagine che sostengono teorie complottare e ne diffondono il “sacro verbo.”
Possiamo obiettare che, in fondo, sono persone innocue, che fanno solo ridere e che sicuramente le loro “idee” possono essere seppellite da risate. Ma ne siamo sicuri? Restiamo con il dubbio ma consideriamo che, accanto ad idee spudoratamente assurde e ridicole che non fanno male a nessuno, ve ne possono essere altre che, laddove diffuse ad arte, potrebbero avere effetti deleteri a più livelli.
Basti in tal senso pensare a chi continua a sostenere che l’Olocausto non sia ami avvenuto e sia solo il frutto di una bieca campagna di disinformazione sionista. Cosa potrebbe accadere se i seguaci della TikToker che nega l’esistenza dell’antica Roma chiedessero l’introduzione di questo insegnamento alternativo nelle scuole? È forse impossibile che qualche giudice della democratica America non imponga di adeguarsi in tal senso sulla base di un principio di legittimità del dubbio o par condicio?
Concludiamo con un’altra delle interessanti teorie di @momllennial_ secondo cui Alessandro Magro era in realtà una donna. Perché? Le città da lui fondate si chiamano Alessandria e non Alessandro. Un argomento granitico difficile da confutare. Ma io preferisco il dubbio alle certezze della rete.
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3 Comments
La mia prima reazione a un video di questo tipo è “non lo guardo”, non gli do importanza e vado oltre. Naturalmente questa è la mia visione che non corrisponde a molti frequentatori della rete che per simpatia o in alcuni casi condivisione del pensiero appongono il loro like contribuendo alla notorietà del personaggio. Aggiungo solo una considerazione: se questa come altre teorie negano l’esistenza reale di documenti e prove materiali tutto è lecito. Dell’Impero Romano esiste molto materiale comprese pergamene, certo se lei o altri seguaci si aspettano di trovare libri in carta dell’epoca hanno ragione di dubitare.
Pure voi con Alessandro “Magro” non scherzate
Comunque lei è ironica come i terrapiattisti, se vi rilassaste un attimo lo capireste
I terra piattisti non sono ironici. Credono davvero nelle stupidaggini che dicono.