Cronache dai Palazzi
“L’invio di armi e l’applicazione di sanzioni dannose anche per noi sono strumenti necessari che dobbiamo usare per difendere l’Ucraina e la nostra democrazia, la nostra libertà. Tutti cerchiamo la pace ma purtroppo il presidente Putin non vuole la pace”. Parole dure quelle del presidente Draghi nei confronti della situazione ucraina.
Il popolo ucraino va supportato ma anche Mario Draghi esclude l’impiego di forze Nato in terra ucraina e una fly zone che “significherebbe entrare in guerra”. Le conseguenze della guerra arriveranno anche nel nostro Paese “ma senza allarmi”, al limite gli italiani saranno costretti a modificare abitudini alimentari o energetiche e “se le cose continuassero a peggiorare dovremmo cominciare a entrare in una logica di razionamenti”. Per ora si tratta comunque solo di uno scenario eventuale non reale. Il premier Draghi non prefigura una recessione e “alcuno scostamento di bilancio” per far fronte, in primo luogo, alla crisi energetica.
Montecitorio ha approvato nel frattempo il decreto Ucraina che prevede l’invio di armi, sostegno alle imprese che esportano in Ucraina, Russia e Bielorussia, aiuti e misure per l’assistenza ai profughi e, tra le novità, la possibilità di acquistare giubbotti antiproiettile per i giornalisti inviati nei luoghi di guerra. Il provvedimento che passerà ora a Palazzo Madama prevede la partecipazione di personale militare italiano alle iniziative della Nato e il potenziamento dell’unità di crisi del ministero degli Affari esteri. La spesa militare italiana verrà incrementata fino al 2 per cento del Prodotto interno lordo passando dagli attuali 25 miliardi di euro annui fino a circa 40 miliardi. Il decreto Ucraina autorizza, fino al 30 settembre 2022, l’impiego dei militari italiani da parte della Nato all’interno della Very High Readiness Joint Task Force, un reparto ad elevata prontezza, e ulteriori operazioni dell’Alleanza atlantica. In ambito militare il premier Draghi ha rimarcato che “una Difesa europea renderebbe la Nato più forte”.
Per far fronte all’accoglienza dei cittadini ucraini che fuggono dalla guerra è stata invece pianificata la locazione e la gestione dei centri di trattenimento per cui sono stati messi a disposizione circa 54 milioni per tutto il 2022. L’assistenza ai rifugiati (per ora oltre 47 mila) sarà garantita dai centri Cas e Sai del Viminale, mentre l’accoglienza da parte di famiglie e case private verrà gestita da strutture del Terzo settore. La gestione dell’accoglienza sarà favorita da una piattaforma attraverso la quale incrociare offerte e richieste di aiuto, e misure per l’integrazione sia in ambito scolastico, per bambini e ragazzi, sia in ambito lavorativo per gli adulti.
A proposito di crisi energetica “cerchiamo di attenuare le conseguenze della guerra in Ucraina e di aiutare imprese e famiglie”, ha affermato il premier Draghi. Sarà possibile rateizzare le bollette di luce e gas, è stato rafforzato il bonus per i redditi bassi e sono state studiate nuove misure (crediti di imposta) a sostegno delle imprese energivore e gasivore, e dell’autotrasporto. Sul fronte dei carburanti subentrerà la cosiddetta “accisa mobile”, ossia un taglio delle accise per compensare l’incremento dell’Iva causato dall’aumento dei prezzi. In questo modo il prezzo del carburante potrebbe scenderà di circa 25 centesimi al litro. “È un’ipotesi concreta per ridurre le accise su carburanti e combustibili per uso civile – ha affermato la viceministra dell’Economia, Laura Castelli a proposito dell’accisa mobile -. Si tratta di un’operazione straordinaria, che si richiama ad un meccanismo previsto per la crisi del 2007, utile a contenere l’impatto dell’aumento del costo dei carburanti sui consumatori finali. In sostanza, il maggior gettito Iva dovuto all’aumento della base imponibile verrebbe utilizzato per ridurre l’accisa corrispondente e avere, quindi, una diminuzione del prezzo finale”.
Al vaglio restano le risorse per finanziare interventi che siano risolutivi senza dover ricorrere ad un ennesimo scostamento di bilancio che provocherebbe un ulteriore aumento del debito pubblico. “Le prospettive dell’economia sono gravemente peggiorate”, ha affermato a sua volta il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e si avvertono dei “rischi per la stabilità finanziaria” a livello globale. Una situazione fotografata anche dal commissario agli Affari economici dell’Ue, Paolo Gentiloni, che auspica la proroga della sospensione del patto di Stabilità da parte dell’Unione europea. Per il segretario dem, Enrico Letta, sarebbe utile allungare i tempi di realizzazione del Pnrr almeno fino al 2027. In definitiva le risorse a disposizione non sembrano essere sufficienti, anche a fronte di un maggior gettito dell’Iva, In pratica, nell’immediato non sarebbero realizzabili certe ipotesi presenti sul tavolo come la cassa di integrazione gratuita per le aziende costrette a fermare la produzione per la carenza di materie prime, oppure, l’incremento dei contributi a fondo perduto (800 milioni) a favore delle aziende maggiormente colpite e del Fondo di garanzia (1 miliardo) come proposto dal titolare dello Sviluppo economico Giorgetti. Una cosa è certa, il Pnrr rappresenta un’occasione unica e pertanto occorre agire e non sprecare le risorse messe a disposizione dell’Ue, che potrebbero realmente imprimere una svolta storica al Paese. La sfida non è semplice anche a causa di una maggioranza variegata che sostiene il governo, ma occorre perseguire gli obiettivi che sono stati improntati. Ultimamente si è aggiunta la guerra in Ucraina che rende il panorama più complicato ma, nel contempo, rende maggiormente evidente la necessità di non dispendere in alcun modo le risorse.
In definitiva, l’Italia non è in guerra ma il governo agisce con il dovuto “realismo”, strettamente collegato “alla contingenza in cui ci troviamo”, ha affermato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, intervenuto a Bruxelles nell’incontro con i ministri della Difesa della Nato, in cui ha definito “incomprensibili” le polemiche a proposito della circolare dell’Esercito del 9 marzo indirizzata a tutti i reparti, che invitava a tenersi pronti a combattere per “rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale”. L’Italia, nello specifico, ha già inviato alla Nato circa 1.350 militari dei nuclei speciali da impiegare in Romania e Ungheria nell’operazione “Eagle Defense” destinata a proteggere i territori assediati dai russi. La circolare orienta tutte le “attività addestrative al warfighting”, ossia alla guerra, e rinvia tutte le esercitazioni non destinate alla “difesa degli interessi vitali del Paese e protezione degli interessi strategici”.
In ultima istanza il governo ha definito la road map delle linee guida per porre fine allo stato di emergenza sanitaria iniziato 26 mesi fa, il 21 gennaio 2020, in base ad una decisione dell’Oms. Il green pass è stato “un gran successo”, ha affermato il premier Draghi, ma dal primo maggio non sarà più necessario esibirlo nemmeno al chiuso; mentre il 31 marzo terminerà lo stato di emergenza.
Il governo ha deciso “passi fondamentali verso la riapertura” ma la curva epidemica dovrà essere costantemente monitorata per non trovarsi impreparati di fronte ad un’altra eventuale impennata del virus. In sostanza la struttura per tenere a bada l’epidemia non verrà smantellata del tutto, e se i contagi dovessero tornare a crescere il Paese sarà pronto a reagire grazie alle “strutture esistenti”. Con la fine dello stato di emergenza chiuderà i battenti anche il Comitato tecnico scientifico (Cts) che verrà sciolto a fine mese. Il lavoro dei tecnici andrà avanti con il Consiglio superiore di sanità e l’Istituto superiore di sanità. In definitiva grazie ai vaccini “sono stati evitati quasi 80 mila decessi in più in Italia solo nel 2021”. L’Italia vanta una campagna vaccinale tra le più esemplari d’Europa. Ad oggi il 91% della popolazione ha ricevuto la prima dose e l’89,6% anche la seconda. Le dosi booster, infine, sono state finora 38 milioni. Da ora in poi la campagna vaccinale proseguirà in via ordinaria all’interno delle diverse strutture del servizio sanitario nazionale.
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