TikTok e sindrome di Tourette

TikTok, il social che spopola tra i giovanissimi, è oggetto di attenzione anche della comunità medica ed è frequente oggi imbattersi in rete in ricerche pubblicate da testate autorevoli, il cui risultato indica che un uso più frequente dei social media, e proprio di TikTok in particolare, può portare a effetti negativi comportamentali. Il cyberbullismo è uno dei problemi ovviamente più sentiti e diffusi, ma anche quello dell’esclusione sociale è una delle problematiche più avvertite ed a ciò sono stati associati tassi più elevati di problemi di salute mentale negli adolescenti.

Ribadendo che i social non coincidono con internet e che ne sono una componente peraltro sempre più importante, dobbiamo ricordare che proprio su TikTok si erano verificati episodi oggetto di attenzione non solo di stampa e sociologi, ma anche della magistratura come accaduto in alcune challenge, le sfide che gli utenti, nella quasi totalità dei casi adolescenti, raccolgono per poi pubblicarle in video che diventano virali. Andiamo dalla skullbreaker in cui la vittima viene fatta saltare e poi fatta cadere con conseguenze che almeno in due casi hanno portato alla morte di giovanissimi e la sfida a chi si siede nel punto più pericoloso come potrebbe essere il binario di una ferrovia per alzarsi poco prima dell’arrivo di un treno.

Il Balconing richiede ai partecipanti di tuffarsi in una piscina da un balcone magari di un hotel e la bird box challenge, che prevede l’uscire di casa completamente bendati e camminare per strada senza vedere nulla. Ha portato a serie conseguenze la Benadryl Challenge, che ha mietuto alcune vittime tra adolescenti che hanno girato un video in cui ingeriscono capsule di questo farmaco, fino a quando non cominciano ad avvertire degli strani effetti. Nei mesi della pandemia è diventata virale la sfida in cui gli utenti di TikTok leccavano servizi igienici.

L’effetto si amplifica e la voglia di sfida del pericolo da parte di adolescenti senza una personalità non ancora compiutamente formata possono portare a cercare di emulare una influencer che ha visto il suo profilo sequestrato per aver pubblicato video in cui si avvolgeva il volto con Domopak, aspirava panna montata con la cannuccia e si faceva lanciare addosso oggetti pesanti.

A questo quadro non certo a tinte chiare, si è aggiunta specialmente dall’inizio della pandemia, l’esplosione di video con ashtag #tourettes dal nome della malattia neuropsichiatrica (colpisce il cervello e il comportamento) caratterizzata dall’emissione, spesso combinata, di rumori e suoni involontari e incontrollati e da movimenti del volto e/o degli arti denominati tic. Questi video sono diventati virali e mostrano adolescenti con tic nervosi e, contemporaneamente, si è registrato un incremento non normale dei casi registrati tra adolescenti di sintomi della malattia.

Dal marzo 2020 il Texas Children’s Hospital segnala circa una decina di nuovi casi ogni mese, un numero superiore rispetto al periodo della pre-pandemia. E, nonostante la Sindrome di Tourette impatti maggiormente sui maschi, dai dati emerge che gran parte dei casi recenti riguarda adolescenti di sesso femminile.

Inoltre, le ragazze che si sono rivolte ai centri medici hanno dichiarato di essere assidue utenti di video di TikTok in cui, le protagoniste, sono altre ragazze che mostrano i propri “sintomi” al mondo intero. I tic presentati dalle pazienti, inoltre, erano stranamente più o meno sempre gli stessi, in linea con quelli visti all’interno dei video. Si pongono quindi forti dubbi se si tratti di veri sintomi o anche qui, l’effetto di emulare chi raggiunge il maggior numero di like, sia la spinta determinante e, in tal senso, depongono le conclusioni di non pochi studi e pareri di specialisti (non influencer improvvisati), che rimarcano come uno dei modi di crearsi visibilità sui social sia quello di fingere una grave patologia o giungere ad autodiagnosticarla.

In ogni caso il problema di fondo resta quello delle modalità di accesso a piattaforme senza alcuna forma di controllo preventivo e con ancor meno possibilità di verificare contenuti che sono stati considerati vere e proprie istigazioni all’autolesionismo se non al suicidio.

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