Biden in Europa
La visita del Presidente Biden all’Europa, i suoi incontri con il vertice NATO, con il G7 e con il Consiglio Europeo, il viaggio in Polonia, vanno molto al di là dei risultati pratici, il loro valore è altamente simbolico. Con la sua brutale aggressione all’Ucraina, Putin ha avuto un effetto non desiderato e non previsto: ha ricompattato l’Occidente, rafforzata e consolidata l’unità europea, restituito alla NATO il suo ruolo storico, oggi più che mai importante, di baluardo contro l’aggressività russa.
La risposta atlantica al despota di Mosca ha quattro aspetti: sanzioni all’economia russa, aiuti umanitari e accoglienza a centinaia di migliaia di ucraini costretti ad abbandonare le loro case e le loro città, sostanziosi aiuti militari alle FFAA ucraine – che si battono con un coraggio straordinario e disperato e riescono, qua e là, persino a contrattaccare – e rafforzamento delle difese dei suoi membri orientali.
Il messaggio di Biden agli europei, dopo quattro anni di scelleratezze trumpiane e un ritiro precipitoso dall’Afghanistan, è chiaro: America is back, l’America è presente ed è con voi. Era quello che a Londra, a Roma, a Parigi, a Varsavia, ci si aspettava. E non trascuriamo neppure l’avvertimento a Putin di non usare armi chimiche, biologiche nucleari, perché la risposta sarebbe “adeguata”.
Infine, nella sua conferenza stampa, il Presidente ha parlato della Cina in modo equilibrato, ricordando di aver detto a Xi che non conviene a quel Paese rompere con l’Occidente, dal cui commercio la sua economia dipende. Finora, Pechino ha tenuto un comportamento un po’ pilatesco. Alle Nazioni Unite si è astenuta su una risoluzione che chiede la fine delle ostilità. Va notato che contro la risoluzione hanno votato solo la Russia e quattro Paesi il cui solo nome (Bielorussia, Eritrea, Corea del Nord, Iran) è sinonimo di dittatura e sprezzo dei diritti umani. Forse non ci si poteva aspettare di più da un regime restato comunista e spregiatore della libertà.
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