Cronache dai Palazzi

Uno scenario da Seconda guerra mondiale nel cuore dell’Europa, custode della democrazia e della libertà, dei diritti dell’Uomo. Cadono bombe su ospedali, scuole, abitazioni. Uccisi migliaia di civili, tra i quali molti bambini. Nel 2022 si sta combattendo una guerra di trincea a tutti gli effetti, in perfetto stile novecentesco ma con sullo sfondo il pericolo delle armi chimiche e nucleari.

Per la Russia si tratta di “un’operazione militare speciale” in piena regola. In questo scenario si inserisce la necessità di dover costruire una difesa europea comune, in sostanza una strategia europea sulla difesa evocata anche dal premier Draghi: “Un’Europa più forte nella difesa rende anche La Nato più forte”. Ed ancora, “è fondamentale per l’integrazione politica, perché la garanzia di una difesa europea è la garanzia che non ci faremo più la guerra”.

La qualità della propria civiltà rimane l’arma più potente ma non è sufficiente per difendersi dal nemico, in particolare quando vengono evocate le armi chimiche o nucleari. “Penso sia una minaccia reale”, ha affermato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Il portavoce del Cremlino Dmytri Peskov, a sua volta, “non ha escluso” l’utilizzo di “armi nucleari tattiche”, ordigni enormemente distruttivi con un raggio di azione di circa 2 chilometri.

Secondo fonti ucraine i russi avrebbero già fatto uso di bombe al fosforo all’interno della periferia a nord ovest della capitale. Un’azione definita dagli ucraini “un crimine contro l’umanità”, in quanto “armi bandite dalla Convenzione di Ginevra del 1949”. Di “crimini di guerra in Ucraina” ha parlato esplicitamente anche il Segretario di Stato americano Antony Blinken e, in sostanza, la posizione dell’Alleanza atlantica potrebbe mutare radicalmente qualora Putin decidesse di usare armi chimiche o atomiche. “È chiaro che l’utilizzo di armi chimiche, biologiche o nucleari cambierebbe la natura del conflitto”, ha affermato il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, ribadendo che “la Nato non invierà soldati, ma deve fare il possibile per prevenire questa escalation”, anche se in quale modo è ancora da definire.

Durante il vertice straordinario della Nato che si è tenuto a Bruxelles è stato ribadito il sostegno militare e umanitario al popolo ucraino ma senza inviare mezzi militari offensivi, bensì inviando in Ucraina “strumenti per proteggere gli ucraini da eventuali attacchi chimici o nucleari”. Verrà inoltre rafforzato il fianco Est “sul lungo periodo”. In definitiva “noi non provochiamo un attacco, ma lo preveniamo” ha sottolineato il Segretario Nato Stoltenberg.

Nel corso del Consiglio europeo, invece, al quale per la prima volta ha partecipato il leader di un Paese terzo, il presidente degli Usa Joe Biden, si è discusso anche di crisi energetica. In questo contesto, per svincolarsi dalla dipendenza del gas russo, Commissione europea e Stati Uniti hanno definito un accordo per fornire all’Ue più gas naturale liquefatto, circa 15 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi nel 2022, rispetto ai circa 22 miliardi del 2021. L’obiettivo dell’Ue è tagliare almeno 50 miliardi di metri cubi dei 155 miliardi che arrivano dai gasdotti siberiani, quindi le forniture in arrivo dagli Usa non sono sufficienti.

In una dichiarazione congiunta la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e Joe Biden hanno comunicato l’istituzione di una “task force” per affrontare insieme le necessità legate alla sicurezza energetica dell’Ue, e studiare delle misure per rendere concreta la transizione verso l’energia pulita. Grazie a stoccaggi, acquisti comuni e una rete interna più interconnessa l’Unione europea dovrebbe dire addio a Mosca entro il 2027.

Le nuove forniture in arrivo dagli Stati Uniti si riveleranno fondamentali ma si ipotizzano anche dei razionamenti in inverno per case e industrie. In Italia, ad esempio, il gas russo rappresenta il 36% dell’intero import, circa 28 miliardi di metri cubi su 76 miliardi. Secondo alcune stime mancherebbero circa 10-12 miliardi di metri cubi e quindi per il prossimo inverno potrebbero essere adottate delle misure di contenimento che interesseranno ad esempio temperature e orari del riscaldamento nelle abitazioni.

“La questione importante”, ha affermato il premier Draghi, “è vedere se noi disponiamo dei rigassificatori: noi oggi ne abbiamo in funzione tre, di cui uno molto grande. La disposizione che è stata data l’altro ieri a Cingolani e trasmessa alla Snam è di acquistare altri due rigassificatori, sono navi galleggianti e non sul terreno per i quali ci vorrebbe più tempo”.

La Commissione europea è stata incaricata di prendere delle decisioni “con urgenza, di raggiungere le parti interessate nel settore dell’energia e di discutere, se e come, le opzioni a breve termine presentate dalla Commissione” contribuirebbero “a ridurre il prezzo del gas e a ovviare al suo effetto contagioso sui mercati dell’elettricità, tenendo conto delle circostanze nazionali”. Tra le opzioni vi sono: “sostegni diretti ai consumatori mediante buoni, sgravi fiscali, o attraverso un modello di aggregatore-acquirente unico”. Ed ancora, aiuti di Stato, imposte (accise e Iva) limiti di prezzo, misure regolamentari quali contratti per le differenze.

Entro maggio la Commissione europea presenterà a sua volta il piano per l’indipendenza dal gas russo, un piano che sarà “elaborato in stretto collegamento con gli Stati membri”, come si legge nella bozza conclusiva del Consiglio europeo. Sono quattro le linee di intervento fondamentali: stoccaggi di gas comuni; acquisti comuni su base volontaria di gas; gas naturale liquefatto (Gnl) e idrogeno “facendo un uso ottimale del peso politico e di mercato collettivo dell’Ue e dei suoi Stati membri per attenuare i prezzi nei negoziati; il completamento e il potenziamento delle interconnessioni. “Per maggio avremo una proposta della Commissione sulla possibilità di spacchettare la formazione del prezzo dell’energia elettrica dal gas”, ha anticipato Draghi. “Si ha la sensazione che i progressi siano molto rapidi, entro un paio di settimane potremo presentare un piano di rigassificazione dettagliato”.

Sono stati due giorni (24 e 25 marzo 2022) che verranno narrati sui libri di storia. Mario Draghi li ha definiti “due giorni molto importanti”. Ma occorre altro tempo per raggiungere la pace ha spiegato il premier.

A proposito di sanzioni “la nostra cooperazione sulle quattro ondate successive di sanzioni contro la Russia è stata eccezionale”. Per Draghi “il nostro lavoro sulle sanzioni dimostra anche che quando agiamo insieme siamo più forti e possiamo fare la differenza”.

L’Unione europea continua a lavorare per “rafforzare la nostra cooperazione in molte aree strategiche”: l’assistenza umanitaria e di sicurezza all’Ucraina; l’energia; la lotta alle minacce contro le nostre democrazie; la risoluzione delle questioni in sospeso nella cooperazione Ue-Usa, tra cui la protezione dei dati e la privacy. In un mondo minacciato dalla disinformazione, dal caos informativo e dalla carenza di punti di riferimento, una rinnovata unità transatlantica sostiene valori e regole fondamentali in cui i cittadini italiani ed europei si rispecchiano.

In definitiva, Commissione europea e Casa Bianca sono al lavoro per definire un quinto pacchetto di sanzioni. “Questo è ciò che lo fermerà”, ha affermato Biden riferendosi al capo del Cremlino. “Il mantenimento delle sanzioni sta aumentando il dolore. Il motivo per cui ho chiesto questo vertice della Nato”, ha affermato il presidente degli Stati Uniti a ridosso dell’incontro, sottolineando di voler “essere sicuro che un mese dopo sosteniamo ciò che stiamo facendo, non solo il mese prossimo, quello dopo, ma per il resto dell’intero anno”, ha detto Biden rivolgendosi ai suoi interlocutori. Nel contempo Biden ha avanzato la rimozione della Russia dal G20 e ne ha proposto la partecipazione di Kiev.

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