Cronache dai Palazzi
Il governo italiano si ritaglia un posto nei negoziati in funzione del cessate il fuoco. Il premier Draghi ha avuto un colloquio telefonico con il presidente Putin per “parlare di pace”, e ha affermato di aver riconosciuto che le posizioni “si sono un po’ avvicinate” grazie ad un evidente “cambiamento dei toni”, pur consigliando cautela e di “stare con i piedi per terra”. Sul cessate il fuoco, in particolare, “le condizioni non sono ancora mature”, ha detto Draghi, e per quanto riguarda il pagamento in rubli delle forniture di gas è “inaccettabile e non fattibile” in quanto “le difficoltà tecniche sono insormontabili”.
A proposito di gas occorrerà necessariamente rivedere le posizioni. Ai giornalisti della Stampa estera Draghi ha comunque sottolineato che “le forniture non sono in pericolo”. In accordo con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, per Draghi occorre continuare sulla strada delle sanzioni che fino ad ora si sono rivelate “molto efficaci” e, soprattutto, camminare uniti a livello europeo.
A proposito di riarmo, il tema che bolle in pentola in questi giorni, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha sottolineato che sulle spese militari “non c’è stata una mediazione ma una conferma degli obiettivi”, contrariamente a ciò che ha affermato il leader dei Cinquestelle, Giuseppe Conte, inalberatosi contro i dem. Il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, ha a sua volta auspicato di “voltare pagina” prestando la “massima attenzione ai costi sociali della guerra e all’impennata dell’inflazione”.
Il presidente del Consiglio ha ribadito gli impegni assunti con la Nato fissando al 2028 il traguardo dell’aumento delle spese al 2% del Pil. “L’impegno è stato preso nel 2014 e ribadito da tutti i governi, dal 2018 al 2021 le spese nel bilancio della Difesa sono aumentate tra il 17% e il 27%”, ha spiegato il premier Draghi sottolineando: “Il presidente Conte chiedeva l’allungamento al 2030. Io ho detto no, si fa quel che il ministro Guerini ha proposto e deciso per il 2028”. Il 2024 era anche per la Nato “un’indicazione e non un obiettivo”. Per quanto riguarda l’accordo con i Cinquestelle “a oggi non c’è nessun problema, sul 2028 non c’è stato disaccordo”. A proposito del Def, infine, si tratta di “un documento complessivo, non ci sarà un’indicazione specifica sulle spese militari”.
Il premier ribadirà tali concetti anche martedì prossimo al Copasir, il Comitato di controllo parlamentare sui servizi di sicurezza, dal quale sarà ascoltato per la prima volta. Oltre che di spese militari si discuterà di sanzioni, di rapporti con gli Alleati e la Nato e, ovviamente, degli avvenimenti di guerra in corso.
In definitiva, il decreto Ucraina è stato approvato senza grandi intoppi con 214 voti favorevoli e 35 contrari.
Per quanto riguarda l’incontro con il capo dello Stato, Giuseppe Conte ha chiarito che “da Mattarella si è parlato di tutto, della situazione economica e sociale, del Def, della situazione internazionale e di varie altre cose”. Il capo pentastellato ha inoltre ribadito al presidente Mattarella le posizioni anti-putiniane del M5S e il fatto che i Cinquestelle non vogliono in alcun modo provocare una crisi di governo.
Su un altro fronte torna imperante la riforma del Csm con sullo sfondo la necessità di una riforma della Giustizia che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha sempre considerato una delle priorità che le Camere devono affrontare “subito”, come ha ribadito nel discorso del suo secondo insediamento. Il 19 aprile è il termine per la riforma dell’ordine giudiziario che comprende le nuove norme per disciplinare il Csm. Se ne discuterà in Aula nei prossimi giorni dopo lo slittamento deciso lunedì scorso.
Il Consiglio superiore della magistratura “riveste un ruolo di garanzia imprescindibile nell’equilibrio democratico: pertanto è di grande urgenza – ha affermato il presidente Mattarella – approvare nuove regole per il suo funzionamento, affinché la sua attività sia volta a valorizzare le indiscusse professionalità di cui la magistratura è ampiamente fornita”, lasciandosi alle spalle “contrapposizioni, contese, polemiche”, il “dilagante malcostume” portato a galla dal mercato delle carriere, che è una rappresentazione plastica di una “modestia etica”.
È necessario ridisegnare un più equilibrato e limpido sistema della Giustizia che non contemperi “le autocelebrazioni, il protagonismo, l’individualismo e la ricerca assoluta del consenso”. Ciò ha ribadito il capo dello Stato ai neo-magistrati ordinari in tirocinio accolti al Quirinale, ribadendo che il Csm, presieduto dal presidente della Repubblica, è “il presidio voluto dalla Costituzione a garanzia dell’indipendenza e dell’autonomia” dei magistrati e che gli “accordi per favorire interessi personali sono in contrasto”.
Occorre riorganizzare sia il sistema della Giustizia civile sia il sistema della Giustizia penale, revisione organizzativa già passata al vaglio del Parlamento ma si attendono ora i decreti attuativi.
In un contesto di rinnovamento “anche la Magistratura è chiamata a sostenere il cambiamento avviato per la ripresa del Paese, attraverso l’assunzione di un impegno effettivo per la realizzazione degli obiettivi indicati nel Pnrr”, ha affermato Mattarella. In ambito europeo la credibilità del nostro Paese sarà misurata in base al rispetto dimostrato nei confronti dei progetti del Piano di ripresa e resilienza, e ciò significa anche una Giustizia “più efficace e tempestiva”.
Riferendosi alle tragiche esperienze della guerra tra Russia e Ucraina il presidente Mattarella ha inoltre affermato che “ci consentono di constatare che laddove la magistratura non ha garantita una sufficiente indipendenza dagli altri poteri, la democrazia risulta gravemente incrinata, se non vanificata e per questo va avvertito l’orgoglio della nostra democrazia costituzionale, impegnandoci ad assicurarle il massimo livello di efficienza e trasparenza in ogni sua articolazione, e quindi anche nell’amministrazione della giustizia”.
Terminato lo stato di emergenza l’Italia torna interamente in zona bianca. Dal primo aprile sono entrate in vigore le nuove norme per il contenimento del Covid-19. Fino al 30 aprile il green pass rafforzato sarà obbligatorio per accedere a piscine e palestre al chiuso, convegni, congressi e centri sociali sempre al chiuso, cinema e teatri, strutture sanitarie.
Sarà invece sufficiente il green pass base per accedere a ristoranti o bar al chiuso, stadi, aerei, treni, navi e pullman turistici, concorsi pubblici e privati. Sui mezzi di trasporto, cinema e teatri, sale da concerto, e in generale nei luoghi dove possono verificarsi degli assembramenti è inoltre obbligatoria la mascherina Ffp2.
A scuola nelle classi in cui ci sono quattro casi “le attività proseguono in presenza e docenti, educatori e bambini che abbiano superato i sei anni utilizzano le mascherine Ffp2 per dieci giorni dall’ultimo contatto con un soggetto positivo. In caso di comparsa di sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo all’ultimo contatto, va effettuato un test”. Gli studenti in isolamento per infezione da Covid possono seguire l’attività scolastica in dad e possono tornare a scuola “dimostrando di aver effettuato un test antigenico rapido o molecolare con esito negativo”.
Secondo le nuove regole il green pass non è obbligatorio per soggiornare negli alberghi e relative strutture (bar, ristoranti, piscine e centri benessere interni), e per entrare in negozi, banche, uffici postali e uffici pubblici. Dal primo maggio la certificazione verde non servirà più.
Rimane l’obbligo vaccinale fino al 15 giugno 2022 per personale scolastico, forze dell’ordine e per gli over 50 ma per recarsi al lavoro sarà sufficiente esibire il green pass base, che si può ottenere solo con il tampone, senza incorrere in alcuna sospensione di funzioni e stipendio per chi non è vaccinato. Per gli over 50 che non sono vaccinati rimane comunque la sanzione da 100 euro erogata dall’Agenzia delle Entrate. Obbligo vaccinale, infine, per il personale sanitario e i dipendenti delle Rsa fino al 31 dicembre 2022, pena la sospensione dello stipendio e delle proprie funzioni.
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