Il pericolo Le Pen

Nella conferenza stampa dedicata alla politica internazionale, Marine Le Pen ha scoperto le sue carte, indicando con chiarezza il suo programma: far uscire la Francia, non dalla NATO (figurarsi chi rinuncerebbe alla protezione dell’art. 5) ma dall’organizzazione militare integrata (come era fino alla presidenza Chirac); non “uscire dall’Europa”, ma fare dell’Unione un’alleanza di nazioni (cioè di fatto rinunciare a quanto l’Europa ha realizzato in questi decenni e ritornare alla “Europe des Nations”, che sognava il Generale De Gaulle); rottura della cooperazione con la Germania, i cui interessi “sono opposti a quelli francesi”; sostanziale non allineamento rispetto alle Superpotenze, politica morbida verso la Russia (non ha speso una sola parola di condanna verso l’aggressione di Putin), e la Cina, non-sottomissione agli Stati Uniti (cioè viscerale antiamericanismo). Il tutto condito da ripetuti richiami alla “grandeur”e da una asserzione che sarebbe patetica se non fosse ridicolmente in malafede: il non-allineamento francese gioverebbe anche a Washingtom, perchè renderebbe le posizioni della Francia “imprevedibili per Mosca e Pechino”. Da incorniciare!

Sono deliri che ricordano quelli trumpiani e sono fatti per vellicare lo sciovinismo dei francesi, ma – attenzione! – non sono semplici espedienti da campagna elettorale, ma rappresentano il vero pensiero della Le Pen, come di una parte dell’estrema destra nel mondo. Tutto questo, mentre si scoprono ogni giorno nuove atrocità russe, mentre gli ucraini lottano per sopravvivere come nazione e sognano l’Europa e mentre due Paesi finora neutrali, come la Finlandia e la Svezia, considerano seriamente di unirsi alla NATO.

Questa signora, di cui si diceva che era diventata saggia e moderata, si conferma invece quello che è sempre stata, quello che è dovunque l’estrema destra: un pericolo pubblico.

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