Cronache dai Palazzi
Europa compatta con la Nato per quanto riguarda le sanzioni alla Russia e il sostegno al popolo ucraino. “Occorre rafforzare la collaborazione europea su tutti i fronti per affrontare uniti le minacce provocate dalla guerra”, ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricevendo al Quirinale la presidente della Repubblica Slovacca, Zuzana Čaputová. “Dobbiamo continuare a mantenere la compattezza nell’Ue e con la Nato e a operare come abbiamo già fatto “, ha ammonito Mattarella. Le sanzioni economiche, infine, sono necessarie “per impedire che il governo della Federazione Russa consolidi l’idea che è possibile risolvere le controversie con l’aggressione militare”. In sostanza è “l’unico modo per fermare l’allargamento del conflitto che avrebbe conseguenze gravissime”, ha affermato il nostro presidente della Repubblica tornando a parlare del conflitto tra Russia e Ucraina.
Per recidere i rapporti economici con la Russia occorre però studiare altre fonti di approvvigionamento stipulando accordi con altri Paesi, come è avvenuto con l’Algeria e l’Egitto, e incoraggiando l’innovazione nella direzione delle fonti rinnovabili. L’obiettivo è “differenziare le fonti di approvvigionamento”, come ha ribadito il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a ridosso del viaggio in Angola da cui l’Italia prevede di ottenere una fornitura di gas naturale liquefatto per circa 1,5 miliardi di metri cubi all’anno a partire dal 2023.
Il viaggio della delegazione italiana in Angola è stato preceduto da un colloquio telefonico del premier italiano con il presidente angolano, João Lourenço, al quale Mario Draghi ha ribadito “la comune volontà di rafforzare il partenariato bilaterale”, attraverso una sapiente regia del gruppo di San Donato Milanese. In questo contesto l’Eni, che detiene già una quota del 13,6% di Angola Lng, a cui capacità di liquefazione è pari a 5,25 milioni di tonnellate all’anno, ha realizzato un accordo con British Petroleum Angola in virtù del quale concretizzare una joint-venture per la produzione di materie prime (petrolio, gas naturale e gas naturale liquefatto) favorendo inoltre l’incremento delle fonti rinnovabili, come ricordato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Con il Congo, invece, il nostro Paese ha firmato un accordo da 4,5 miliardi di metri cubi di gas naturale liquido all’anno a partire dal 2023. “Con questa firma si chiude una missione molto importante per il governo italiano – ha affermato il ministro Di Maio – ora l’obiettivo prioritario è ridurre la nostra dipendenza dal gas russo”. Il ministro Cingolani ha a sua volta aggiunto che l’accordo è “un grande potenziamento della cooperazione a favore della transizione ecologica anche grazie al lavoro fatto da Eni in questi anni: c’è un programma di grandissimi investimenti in Congo”. Un Paese che l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha definito un “laboratorio dell’energia del futuro, con tecnologia italiana”.
Pensare di liberarsi del gas russo in soli 12 mesi è comunque un’ipotesi non proprio aderente alla realtà, in primo luogo per l’incapacità di dotarsi, in così breve tempo, di strutture di rigassificazione in grado di sostituire 29 miliardi di metri cubi importati da Mosca, e anche perché gli impianti italiani sono attivi al 50%. Le forniture aggiuntive di Stati Uniti e Qatar sono anch’esse essenziali nel bilancio energivoro complessivo.
La prossima settimana, già da mercoledì 27 aprile, si apre invece il “tour” europeo dell’Italia, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà ospite d’onore a Strasburgo alla sessione di primavera dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Il 3 maggio invece la Plenaria accoglierà il presidente del Consiglio Mario Draghi per il quale sarà la prima volta in quel luogo in qualità di premier.
Sul fronte interno si fa attendere l’accordo sulla riforma della Giustizia che tornerà in Aula martedì prossimo. Il testo della riforma della Giustizia che è arrivato in aula a Montecitorio prevede modifiche all’ordinamento giudiziario e al Consiglio superiore della Magistratura. A proposito del sistema elettorale del Csm sembrava essere stato raggiunto un accordo, binominale con quota proporzionale e sorteggio dei distretti di Corte d’appello; invece, l’ipotesi del sorteggio ha subito uno stop. In sostanza la maggioranza ha deciso di tornare al primo testo Cartabia.
La ministra della Giustizia, per venire incontro alle richieste della Lega, aveva ipotizzato un sorteggio per recidere il legame tra eletti e correnti, se non dei candidati almeno dei collegi. La stessa autrice dell’emendamento, la leghista Giulia Bongiorno, ha invece bocciato l’eventuale compromesso definendolo “svuotato di significato”. In una intervista al Corriere Giulia Bongiorno ha precisato: “La proposta della Lega era il sorteggio dei candidati scelti tra tutti i magistrati con determinati criteri di anzianità, assenza di condanne o altro. È l’unico meccanismo che consente di recidere il cordone ombelicale”. In pratica si tratta del cordone “tra eletto e corrente che lo ha sostenuto. Un vincolo di gratitudine che poi pesa nelle scelte del consigliere. Questa è e sarà la nostra idea”, ammonisce Bongiorno.
Per la Lega il tentativo di mediazione messo a terra dalla ministra Cartabia ha privato il sorteggio dei “requisiti principali”. Un ulteriore obiettivo è salvare l’abolizione delle nomine a pacchetto e il fascicolo dei magistrati, sui quali punti le forze politiche sembrano essere d’accordo. “I miglioramenti che vogliamo li riproporremo. Tutti parlano delle elezioni ma la priorità è scegliere chi mandare al Csm”, ha puntualizzato Bongiorno, aggiungendo: “Presenteremo anche i quattro emendamenti oggetto del referendum ‘essenziali’”.
Terminato l’esame degli emendamenti si potrà procedere con le dichiarazioni di voto. Secondo il calendario l’Aula potrebbe giungere alla votazione finale martedì prossimo, dopodiché la riforma inizierebbe il suo iter a Palazzo Madama per il via libero definitivo, la cui conquista non si preannuncia per nulla semplice.
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