Spagna, scoppia il CatalanGate
Il “CatalanGate” è il nome che è stato dato dalla stampa spagnola ad uno dei casi di cyberspionaggio più eclatanti d’Europa, quello avvenuto ai danni di sessantacinque politici indipendentisti catalani per mezzo dell’ormai già noto software Pegasus. A quanto pare i l’intelligence spagnola già dal lontano 2015 era cliente di NSO, l’azienda israeliana produttrice del software.
I nomi dei politici coinvolti sono stati svelati dal Citizen Lab, un laboratorio interdisciplinare di Toronto, che studia i controlli delle informazioni che influiscono sull’apertura e sulla sicurezza di Internet e che rappresentano una minaccia per i diritti umani.
Pegasus, però, non è un semplice software, ma è un vero e proprio “spyware” (software spia) realizzato dalla società israeliana di armi informatiche NSO e scoperto ufficialmente per la prima volta nel 2016, ma non si hanno notizie certe di quando sia stato creato e da quanto tempo sia stato messo in circolazione.
A quanto pare, il potentissimo spyware permette di leggere messaggi e mail, accedere ai contenuti personali, attivare la videocamera interna o il microfono di un qualsiasi dispositivo cellulare o computer.
I veri protagonisti dello scandalo sono per l’appunto i catalani, visto che dal 2010 sono stati vittime di Pegasus tutti i presidenti della Catalogna, dal discusso ex presidente Carles Puigdemont (che nel 2017 aveva indetto un referendum, incostituzionale, sull’indipendenza Catalana e quindi poi immediatamente destituito dalla carica dall’allora Capo del Governo spagnolo, Mariano Rajoy) all’attuale, Pere Aragonès, appartenente al partito della Sinistra Repubblicana della Catalogna.
I politici catalani coinvolti, provenienti da differenti partiti indipendentisti, hanno anche fatto appello alla Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, affinché il Governo spagnolo fornisca delle spiegazioni riguardo all’uso illegale di Pegasus. Il Parlamento Europeo ha così deciso di istituire una Commissione d’inchiesta per investigare riguardo all’utilizzo di Pegasus da parte dei governi dei Paesi UE.
Pere Aragonès si è inoltre recato giovedì scorso a Madrid, presso la sede del Congresso dei Deputati per cercare appoggio da parte degli altri parlamentari e per unirsi in un fronte comune contro lo scandalo procurato dal Governo socialista da loro stessi sostenuto.
Insieme ad altri parlamentari, Aragonès, è riuscito a raccogliere consensi ed a fare chiedere l’apertura di una Commissione d’inchiesta del Parlamento Spagnolo sull’accaduto. Secondo quanto dichiarato da Aragonès, si tratta del più grande caso di spionaggio nella storia della democrazia spagnola e che non può rimanere impunito.
In risposta alla richiesta di apertura di una Commissione d’inchiesta, la Ministra della Difesa Margarita Robles, ha organizzato una sessione in Parlamento in cui si metterà a completa disposizione dei parlamentari per affrontare la questione. Ma ha anche chiarito che il governo non può, comunque, accettare che si metta in discussione la qualità democratica della Spagna, visto che ha sempre agito in conformità con la legge spagnola.
Il governo di Pedro Sánchez ha già controbattuto dichiarandosi però “estraneo ed eventuali atti illeciti compiuti”, così ha dichiarato Isabel Rodríguez, portavoce del Governo spagnolo, lo scorso 19 aprile, alla Conferenza stampa del Consiglio dei Ministri.
La portavoce dell’esecutivo dichiara che il governo non ha nulla a che vedere con lo scandalo e che invece è pronto a collaborare con la giustizia per fare chiarezza sull’accaduto. Ribadisce inoltre che, i cittadini spagnoli, non devono temere per possibili limitazioni di libertà individuali.
Il presidente della Catalogna per ora non sembra essere soddisfatto e come lui anche il resto dei parlamentari che lo stanno sostenendo. Aragonès esige una spiegazione e chiarisce, senza troppi indugi, che se i chiarimenti da parte di Sánchez non verranno forniti al più presto, allora verrà messa in dubbio la fiducia che il suo stesso partito ha dato fino ad oggi al Governo.
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