Perché il Primo Maggio

Perché questo giorno per celebrare la Festa del Lavoro o dei lavoratori? Intanto proviamo a chiarire la questione che, forse, non è meramente terminologica del nome: quale è la versione corretta? Del lavoro o dei lavoratori? Gli eventi che hanno dato origine alla sua nascita si sono svolti negli Stati Uniti e, forse la dizione corretta potrebbe essere Labour Day. La prima volta che si pensò di dedicare una giornata per festeggiare i diritti dei lavoratori fu nel corso della Seconda Internazionale che si svolgeva a Parigi nel 1889 e, forse venne utilizzata la denominazione di Fête du Travail. In entrambe le ipotesi sembra quindi più plausibile che sia corretto dire “Festa del Lavoro” e non dei lavoratori.

Probabilmente è anche l’interpretazione più corretta, altrimenti una ricorrenza che, per tradizione e vocazione, dovrebbe essere inclusiva (anche se la paternità viene rivendicata come sua esclusiva da una ben determinata ideologia), vedrebbe esclusi coloro che non hanno un’attività lavorativa magari non per loro scelta. E sembrerebbe più corretto che si voglia celebrare il lavoro, in ogni sua forma, ai fini della tutela e protezione dello stesso il che, non dimentichiamolo, passa necessariamente dai diritti dei lavoratori. E questi, indubbiamente, ne sono i protagonisti.

Ma perché il primo maggio? Nell’immaginario comune questa festa ricorda tradizionali scampagnate; comizi con grigliate incluse, distribuzione di stampa, da molti anni il concerto del Primo Maggio a Piazza San Giovanni e bandiere principalmente rosse e adesso con i colori della pace. Ma la Festa del Lavoro evoca anche le grandi parate militari sulla Piazza Rossa per tutta l’esistenza dell’Unione Sovietica (e anche dopo).

Chissà se in quelle occasioni qualcuno ha pensato di ricordare i nomi di August Spies, Albert Parsons, Adolph Fischer, George Engel, Louis Lingg, Michael Schwab, Samuel Fielden e Oscar Neebe. Ma veniamo ai fatti.

Era il primo maggio del 1886 e in tutti gli Stati Uniti era stato proclamato il primo giorno di uno sciopero perché, da quel giorno, sarebbe dovuta diventare effettiva la giornata lavorativa di otto ore. Sarebbe stato molto di più di un successo se si pensa che i lavoratori delle fabbriche erano costretti a turni da dieci fino a dodici ore e la paga giornaliera era di circa un dollaro e mezzo. Le cronache parlano di una totale inerzia delle parti datoriali (come le chiamiamo oggi) alla richiesta. Ricordiamo che i lavoratori erano in maggior parte immigrati tedeschi e boemi, ma possiamo ritenere che già molti italiani fossero con gli scioperanti.

Che cosa accadde nel corso di un comizio la mattina del 4 maggio a Chicago? Una delle piazze più calde. Una bomba esplose e uccise un poliziotto. Seguirono disordini che portarono alla morte di altri sette agenti per fuoco amico e almeno quattro scioperanti.

Le indagini portarono al successivo arresto degli otto nominati di cui ben cinque erano immigrati tedeschi e uno aveva origini germaniche. Tutti simpatizzanti dei movimenti anarchici subirono un processo che portò a sette condanne a morte e a quindici anni di reclusione per Oscar Neebe. Tra le prove autorizzate, anche pubblicazioni che incitavano alla violenza e alla rivoluzione. Uno dei condannati si suicidò; due ebbero la condanna commutata in ergastolo su loro richiesta e gli altri quattro impiccati (Enge, Fischer, Parsons e Spies).

Negli Stati Uniti il Labour Day è celebrato il primo lunedì di settembre a seguito di un provvedimento del Presidente Grover Cleveland mentre in Italia la Festa dei Lavoratori venne abolita dal regime fascista già nel 1920, quando era ancora ai suoi albori, e sostituita con la festa del Natale di Roma il 21 aprile.

A proposito: sulla questione terminologica iniziale (lavoro o lavoratori), ricordiamo che la nostra Costituzione nel suo primo articolo ci ricorda che “L’Italia è una Repubblica, democratica fondata sul lavoro” e non di lavoratori come era, ad esempio, in Unione Sovietica.

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