Chi è causa del suo mal pianga sé stesso
Che Renzi e Berlusconi potessero trovare un’intesa sulla nuova legge elettorale a salvaguardia dei loro reciproci e convergenti interessi, in piena contraddizione con la storia di Pd e Forza Italia, i due partiti da loro rappresentati e in perenne e feroce conflitto tra loro, era un fatto scontato. Evitare le preferenze e quindi riconfermare la deprecata possibilità di nominare ancora una volta deputati ritenuti fedeli al di là delle loro reali capacità, era prevedibile conoscendo i due personaggi e le loro ciniche ambizioni.
Ferma restando la necessità di superare le disarticolazioni e le numerose dispersioni che oggi hanno portato alla nascita di un esercito di partiti e partitini, offrire al 35 per cento dei voti riscossi da una singola sigla o da una coalizione un premio del 15-18 per cento significa volersi accaparrare la maggioranza parlamentare senza grandi fatiche. Un atteggiamento più che naturale per chi vuole ridurre la rappresentanza politica nel Parlamento a sole due forze, Pd e Fi.
Il problema è vedere quale sarà la reazione degli altri partiti mortificati dai due leader citati, che ormai rappresentano visibilmente due facce della stessa medaglia. Ma soprattutto sarà interessante capire, a consultazioni avvenute, quale sarà il livello culturale dell’elettorato italiano. Nel senso che, in un Paese serio e maturo, gli autori di questa intesa a danno dell’esigenza espressa dai cittadini di poter scegliere anche nel Parlamento i loro rappresentanti come avviene con le elezioni europee, dei consigli comunali e regionali, dovrebbero essere battuti perché non in sintonia con il sentire della stragrande maggioranza del corpo elettorale.
Se invece questa palese volontà egemonica di Renzi e Berlusconi dovesse risultare vincente, allora nessuno più avrà il diritto di criticare il loro modo di intendere la politica, assolutamente fuori dai confini democratici di un Paese occidentale. Non resterebbe dunque che dire: “Chi è causa del suo mal pianga sé stesso!”.
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[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]