Pasqualino Settebellezze (Film, 1975)
Pasqualino Settebellezze è il film che ha dato la notorietà internazionale a Lina Wertmüller, candidato a quattro Oscar (miglior film straniero, regia, sceneggiatura e attore protagonista), non ne vince nessuno, la regista dovrà attendere il Premio alla carriera; restaurato dalla Cineteca di Bologna perché ritenuto un film da salvare.
La storia comincia negli anni Trenta ed è ambientata a Napoli, dove conosciamo il guappo Pasqualino, amato dalle femmine, unico maschio in una famiglia di sole donne, che per salvare l’onore uccide un camorrista e finisce in manicomio criminale. La sua arte amatoria con le donne lo fa diventare il protetto della direttrice dell’istituto che gli consente di uscire a patto che vada volontario in guerra, cosa che porta Pasqualino a conoscere l’orrore del campo di prigionia nazista. Terribile l’esperienza tedesca, dove grazie alle sue armi maschili diventa il protetto di una squallida kapò ma viene costretto a denunciare compagni da fucilare ed è obbligato a sparare a un amico. Pasqualino torna a casa, in una Napoli devastata dai bombardamenti, profondamente cambiato, sconvolto dai ricordi e dai volti dei compagni morti, che lo perseguitano come orribili fantasmi. È vivo, pensa di sposare la ragazza che ancora lo attende, ma il prezzo pagato è stato troppo alto.
Pasqualino Settebellezze, come ogni film della Wertmüller non è inquadrabile in un genere ben definito, comincia come commedia grottesca ma si evolve come un dramma cupo e senza speranza. Ambientazione perfetta sia in una Napoli solare degli anni Trenta che nella Germania del conflitto bellico, in manicomio criminale e in un campo di sterminio per prigionieri. Attori molto bravi, da un Giancarlo Giannini che merita la nomination all’Oscar a un credibile Fernando Rey, prigioniero politico in campo di sterminio che si lascia uccidere in preda alla follia, per finire con un giovane Roberto Herlitzka nei panni di un socialista che apre gli occhi al qualunquista Pasqualino sulle miserie del fascismo.
Lina Wertmüller è autrice in senso totale, soggetto e sceneggiatura sono frutto del suo genio, capace di mixare con dosaggio perfetto parti comico-grottesche ed elementi di realistico dramma umano. Fotografia solare di Napoli e cupa degli interni (manicomio e lager) ben alternata da un grande Tonino Delli Colli, non proposto per gli Oscar, ma avrebbe meritato la nomination. La colonna sonora di Enzo Jannacci è semplicemente geniale, si parte con Quelli che, canzone parlata che scorre mentre lo schermo presenta immagini di follia nazista e fascista, Mussolini e Hitler che arringano la folla, sequenze belliche e momenti di distruzione. I titoli di coda, invece, lasciano scorrere il cast integrale mentre passa un altro pezzo di Jannacci. Tutti gli arrangiamenti sono del maestro Nando De Luca. Le scenografie di Enrico Job sono essenziali e veritiere, sia nella presentazione del manicomio criminale che del campo di sterminio, ambienti fotografati da Delli Colli in un grigio cupo, presentati con tutte le torture e il totale disprezzo per la persona umana di cui entrambi sono stati simbolo.
Il personaggio di Pasqualino Settebellezze rappresenta l’italiano medio del periodo storico, un individuo abietto, viscido e opportunista, uno che se la cava sempre con l’inganno e con la genialità da quattro soldi, che non crede a niente ma si adegua, l’importante è sopravvivere. L’esperienza della guerra e del campo di concentramento cambierà radicalmente Pasqualino, anche se la sua mente subirà danni irreparabili. Un film da vedere e da tramandare ai posteri, perché è un piccolo capolavoro.
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Paese di Produzione: Italia, 1975. Lingua: Italiano. Durata: 115’. Genere: Drammatico. Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Lina Wertmüller. Fotografia: Tonino Delli Colli. Montaggio: Franco Fraticelli. Scenografia: Enrico Job. Musiche: Enzo Jannacci, Nando De Luca. Casa di Produzione: Medusa Film. Distribuzione (Italia): Medusa Distribuzione. Giancarlo Giannini (Pasqualino Frafuso detto Settebellezze), Fernando Rey (Pedro), Shirley Stoler (kapò del lager), Elena Fiore (Concettina), Piero Di Iorio (Francesco), Enzo Vitale (Don Raffaele), Roberto Herlitzka (socialista), Lucio Amelio (avvocato Cangemi), Ermelinda De Felice (madre), Aristide Caporale (sig. Aristide), Francesca Marciano (la ragazzina che canta), Barbara Valmorin, Pietro Ceccarelli.
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]