Non violentate Jennifer (Film, 1978)
Non violentate Jennifer è un film maledetto, uno dei pochi girati da Meir Zarchi, che fa tutto da solo, riuscendo a convincere la compagna Camille Keaton (pronipote di Buster) a interpretare un ruolo ingrato. La storia è di una semplicità disarmante, priva di una vera e propria sceneggiatura, basata soltanto su una bozza di soggetto. Zarchi mette in scena il più gelido dei rape & revenge movie, descrivendo uno stupro continuato messo in atto da quattro balordi ai danni di una scrittrice americana che vive sulle rive di un lago. Subito dopo arriva l’inattesa vendetta della donna, spietata quanto lo stupro, a base di notevoli effetti splatter: impiccagioni, evirazioni, genitali tagliati a fette. I modelli di partenza sono alti: La fontana della vergine (1960) di Ingmar Bergman, ma anche il meno colto ma ugualmente efficace L’ultima casa a sinistra (1972) di Wes Craven. Più modesti i risultati, anche se il regista sconvolge lo spettatore esibendo un concentrato di assurda violenza che tiene incollati alla poltrona per quasi cento minuti.
Non possiamo giudicare il film come un lavoro misogino ma neppure come una pellicola femminista. Non crediamo che Zarchi abbia voluto coltivare problematiche socioculturali quando si è messo in testa di rappresentare la follia umana praticando il sottogenere “stupro e vendetta”. Per lui era importante stupire, scioccare, sconvolgere. E ci è riuscito in pieno, al punto che in molti paesi del mondo il film venne messo al bando, dopo una prima distribuzione indipendente curata dallo stesso autore.
I Spit on Your Grave è il titolo con cui – nel 1980 – Zarchi tentò di distribuire il film, trovando molti ostacoli. Divieto assoluto in Inghilterra, Irlanda, Norvegia e Germania Ovest, ma anche in Italia non ebbe vita facile. Circolò in maniera clandestina, pesantemente tagliato, fino a tempi recenti (2006) che lo hanno visto di nuovo in commercio con l’aggiunta delle parti eliminate, in lingua originale. Donal Farmer ha girato un pessimo sequel nel 1993: Savage Vengeance, interpretato ancora una volta da Camille Keaton, nel ruolo della sua vita. Non poteva mancare un remake, come per L’ultima casa a sinistra: I Spit on Your Grave (il titolo con cui Zarchi cercò di riproporre il lavoro alla distribuzione), che ha avuto un sequel nel 2013.
Non violentate Jennifer – ormai in Italia è conosciuto così – è un film gelido e disturbante, privo di colonna sonora, ricco di tensione, esempio di exploitation allo stato puro, diretto con abilità e interpretato con bravura da Camille Keaton. Nel 1978, l’attrice vinse il premio come miglior interprete protagonista al Festival Internazionale del Cinema della Catalogna. Il regista abbozza appena le personalità degli stupratori – veri e propri cattivi da fumetto nero – quindi il pubblico è portato a identificarsi con la vittima, giustificandola e parteggiando per lei anche quando diventa carnefice. Il film è girato a Kent, nel Connecticut, sul fiume Housatonic; gli interni sono stati filmati nella villetta di Nouri Haviv, amico del regista e direttore della fotografia. Pare che la visita della location influenzò lo sviluppo della sceneggiatura in senso più nero. In ogni caso Zarchi ha sempre affermato di aver preso spunto da una storia vera. Sono dichiarazioni da prendere con il beneficio dell’inventario, forse dettate da intenti promozionali, ma il regista ha riferito più volte di aver soccorso una ragazza violentata da due uomini nei pressi di un parco. Zarchi condusse la ragazza al più vicino posto di polizia e restò sconvolto dal comportamento insensibile del poliziotto di turno che interrogò a lungo la vittima invece di farla ricoverare in ospedale. Per questo decise di raccontare una storia di vendetta al femminile. Tra l’altro Non violentate Jennifer è un rape & revenge anomalo, perché la vendetta non viene eseguita da un familiare o dal marito, ma dalla stessa vittima.
La critica alta distrugge il film. Paolo Mereghetti è il più buono (una stella e mezzo), Pino Farinotti si ferma a una stella, Morando Morandini non lo cita neppure. Noi siamo molto più vicini a Rudy Salvagnini, che da cultore e studioso del cinema popolare concede due stelle e mezzo: “Il film è dinamico e vivace, diretto con una certa abilità, si giova della sensibile interpretazione di Camille Keaton, fornendo un ritratto non banale di una donna distrutta e consapevole dell’impossibilità di trovare giustizia nel mondo degli uomini”. Condividiamo con Salvagnini il limite morale del cinema di exploitation in generale e del rape & revenge in particolare: descrive in modo troppo particolareggiato gli atti efferati e le violenze estreme, solleticando proprio quei bassi istinti che si vorrebbero mettere all’indice. Per questo motivo è un cinema che non ha mai avuto vita facile, ma in un certo periodo storico è stato importante, come trasgressione nei confronti delle convenzioni borghesi.
Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Montaggio: Meir Zarchi. Produzione. Meir Zarchi, Joseph Zbeda. Casa di Produzione. Cinemagic Pictures. Fotografia: Nouri Haviv. Effetti Speciali: Beriau Picard, William Tasgal. Interpreti: Camille Keaton, Eron Tabor, Richard Pace, Anthony Nichols, Gunter Kleemann, Alexis Magnotti, Tammy Zarchi, Terry Zarchi, Traci Ferrante, William Tasgal, Isaac Agami, Ronit Haviv. Titolo originale Day of the Woman. Genere: Drammatico – Rape & Revenge. Durata: 93’. USA, 1983.- VM 18
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]