Cronache dai Palazzi

“L’antidoto alla violenza e all’arroganza è la cultura”. Intervenendo all’apertura dell’anno accademico dell’Università di Padova a 800 anni dalla sua fondazione, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ampiamente richiamato la drammatica situazione del conflitto in corso. “Non dividiamoci”, ha ammonito Mattarella riferendosi alla guerra tra Russia e Ucraina, “vogliono retrocedere la storia di interi secoli. Non c’è libertà se gli altri ne sono privi”. In definitiva, “non bisogna chiudere gli occhi, ma impegnarsi per ripristinare la catena di valori fatta di libertà, uguaglianza, democrazia e solidarietà”, ha affermato il capo dello Stato abbracciando i valori dell’Europa. In questo contesto “l’antidoto alla violenza e all’arroganza è la cultura”, una cultura che deve difendere certi valori e diritti fondamentali.

Nel frattempo il premier Mario Draghi ha esposto l’informativa a Palazzo Madama a proposito di guerra tra Russia e Ucraina sottolineando che è “indispensabile mantenere il dialogo con Mosca”, come “raggiungere un cessate il fuoco e far ripartire i negoziati”, questa è “l’aspirazione dell’Italia e la posizione europea che ho condiviso con Biden e i leader del Congresso durante la mia visita a Washington”, ha affermato il premier, anche se per Il Cremlino non è ancora giunto il tempo della pace.

Draghi ha ribadito la necessità di affiancare alla Nato “una vera e comune difesa europea”. Nel contempo il nostro Paese è pronto a “rafforzare” l’Alleanza in Ungheria e Bulgaria inviando “rispettivamente 250 e 750 unità” e continuando a “sostenere il governo ucraino: ne va della solidità del legame transatlantico, ma anche della lealtà all’Ue”.

Nonostante gli ultimi eventi, l’espulsione dei nostri diplomatici dal territorio russo, “è indispensabile mantenere canali di dialogo con la Federazione Russa”, in quanto “solo da questi canali potrà scaturire una soluzione”. Draghi ha inoltre ribadito l’esistenza di “un apprezzamento universale per la solidità della posizione italiana, fermamente ancorata in campo trasatlantico e in Ue” e che “ci permette di essere in prima linea senza ambiguità nella ricerca della pace”.

Anche il presidente Mattarella ha ribadito: “Il nostro obiettivo non è continuare la guerra ma sconfiggere la prepotenza di chi la muove facendo vincere la pace nella libertà e nel rispetto del diritto”. Una pace che sia “sostenibile” e che comunque dovrà essere decisa da Kiev. “L’Italia si muoverà con i partner europei e gli alleati per ogni possibilità di mediazione, ma sarà l’Ucraina e non altri a decidere quale pace accettare, una pace senza Ucraina non sarebbe accettabile”, ha puntualizzato Draghi ricordando che “l’Italia continuerà a sostenere il governo ucraino nei suoi sforzi per respingere l’invasione russa”, in sinergia con Ue e alleati. In questo contesto i contatti telefonici avvenuti negli ultimi giorni tra il Pentagono e il Cremlino, rappresentano dei segnali incoraggianti che possono condurre verso la risoluzione del conflitto.

In prospettiva occorrerà inoltre “affiancare alla Nato una vera e comune difesa europea” e in questo contesto l’Italia sostiene la richiesta di Svezia e Finlandia di adesione all’Alleanza Transatlantica. Benvenuti nella Nato quindi, “velocizzare le procedure per rendere l’adesione effettiva nel più breve tempo possibile. Intendiamo sostenere la Finlandia e la Svezia in questo periodo di transizione”, ha affermato Mario Draghi ricevendo a Palazzo Chigi la premier finlandese Sanna Marin.

“La nostra decisione di ingresso nella Nato rafforza tutta la Ue, tutta la Regione del Nord e del Baltico, noi abbiamo un esercito moderno e forte e dall’altra parte continueremo a inviare aiuti militari alla resistenza ucraina”, ha affermato la premier finlandese. Per quanto riguarda gli aiuti militari al popolo ucraino “continueremo ad aiutare l’Ucraina a difendersi”, ha ribadito il premier Draghi “e occorre ricordare che questo avviene nella cornice di una decisione di tutta l’Ue”.

Per poter organizzare una difesa comune in Europa il primo passo deve essere la razionalizzazione della spesa militare e una distribuzione efficiente attraverso una funzionale attività di coordinamento degli investimenti in sicurezza, come suggerito anche dal presidente Mattarella sul modello della conferenza di Helsinki per costruire “un quadro internazionale condiviso” per cui è necessario anche uno sforzo creativo.

È sempre più evidente l’avvento di una guerra ibrida che non si combatte solo sul campo con le armi ma anche con le informazioni e in Rete con attacchi cyber di vario genere. Occorrerà quindi essere pronti per fronteggiare situazione alquanto variegate.

Non per ultimo il fronte economico ed energetico, per cui l’indipendenza dal gas russo rappresenta un obiettivo da raggiungere al più presto; l’Italia dovrebbe raggiungerlo nel secondo semestre 2024. “I primi effetti di questo processo si vedranno già alla fine di quest’anno. Durante la mia visita a Washington ho condiviso con il presidente Biden la strategia energetica italiana e siamo d’accordo sull’importanza di preservare gli impegni sul clima che l’Italia intende mantenere”, ha spiegato Draghi. In questo contesto l’energia rinnovabile “rappresenta l’unica strada per affrancarci dalle importazioni di combustibili fossili e raggiungere un modello di crescita sostenibile”. Nel nostro Paese “il governo ha agito con determinazione per eliminare vincoli burocratici che limitano l’espansione dell’energia rinnovabile” e assicura “ogni sforzo per distruggere le barriere che limitano tali investimenti”.

La Commissione europea ha a sua volta presentato il piano RePowerEu per ridurre nel più breve tempo possibile la dipendenza europea dai combustibili fossili russi, auspicando un’accelerazione verso la transizione verde: “Mobiliteremo quasi 300 miliardi di euro, circa 72 miliardi in sovvenzioni e 225 miliardi in prestiti”, ha affermato la presidente Ursula von der Leyen. Nel frattempo è stato introdotto un ulteriore piano di assistenza macrofinanziaria di 9 miliardi nel 2022 per supportare l’Ucraina nel breve termine.

Per sganciarsi definitivamente dalle forniture della Russia nei prossimi 5-10 anni l’Ue dovrà incrementare l’energia con il nucleare e con il carbone ma, nel contempo, si auspicano e sono stati predisposti anche nuovi investimenti per realizzare infrastrutture legate al gas e al petrolio, in una prospettiva di diversificazione delle forniture.

A proposito di sanzioni l’Unione è al lavoro per il sesto pacchetto di sanzioni “che l’Italia sostiene con convinzione”, come ha puntualizzato Mario Draghi aggiungendo che “le misure restrittive fin qui approvate dall’Unione europea e dal G7 hanno già avuto un impatto significativo sull’economia russa e sarà ancora più forte nei prossimi mesi”. In particolare il Fondo monetario internazionale prevede che il prodotto interno russo subirà un calo dell’8,5 per cento quest’anno e il tasso di inflazione impennerà fino al 21,3 per cento.

Sul fronte interno il presidente del Consiglio ha richiamato i partiti all’ordine per quanto riguarda l’approvazione delle diverse riforme, perché in ballo c’ è il Pnrr e i fondi ad esso strettamente collegati, risorse che non possono prescindere dalle riforme messe nero su bianco e da varare.

Il premier ha ricordato alle diverse forze politiche in campo che “sulla base degli impegni assunti” con l’Europa è doveroso approvare entro dicembre del 2022 “non solo la legge delega” sul ddl Concorrenza “ma anche i relativi decreti delegati”, mentre il provvedimento è fermo in commissione a Palazzo Madama dallo scorso dicembre nonostante “numerose riunioni svolte con le forze parlamentari”. Il presidente del Consiglio auspica il voto dell’Aula “entro fine maggio” e chiede nel contempo di porre la fiducia altrimenti “il mancato rispetto della tempistica metterebbe a rischio, insostenibilmente, il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr”, elemento fondante del programma dell’esecutivo. Oltre la Concorrenza, ci sono la riforma tributaria e la delega fiscale da varare. In definitiva il “segnale inequivocabile” da estrapolare dalle parole del premier è un ammonimento alle diverse forze politiche, per cui occorre portare a termine il programma, e coloro che non sono d’accordo dovranno assumersi la responsabilità di aver provocato delle fratture in un frangente già di per sé non privo di ostacoli.

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