Cronache dai Palazzi

Un’ultima messa a punto per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il traguardo più vicino è il 30 giugno, in quanto scade il primo semestre ed è la data entro la quale approvare alcuni degli obiettivi del Piano europeo di finanziamenti che ancora non sono arrivati in Italia.

I cambiamenti attesi, che l’attuazione del Piano comporterà, riguardano diversi settori: Sanità, 5G, Alta velocità e vari cambiamenti nella Pubblica amministrazione. All’interno dell’esecutivo ogni ministro competenze è chiamato a fare la propria parte nel proprio campo di azione in virtù di un Piano che rappresenta il core business del governo Draghi.

Per ora l’Italia ha ricevuto circa 46 miliardi di euro che nel corso dell’estate di quest’anno potrebbero diventare 67, in pratica un terzo del totale che dovrebbe pervenire entro il 2026. Come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Piano incarna “una responsabilità che compete a tutti, istituzioni, società civile”, è inoltre “espressione del mondo dell’economia. Una prova di maturità e coesione che non può essere elusa”.

Alla fine del primo semestre la Commissione europea, nel giro di circa un mese, fornirà una valutazione e formulerà un eventuale via libera per far partire la terza tranche di finanziamenti. Gli obiettivi da raggiungere all’interno del primo semestre di quest’anno riguardano norme sugli appalti pubblici, efficientamento idrico ed energetico, assistenza sanitaria territoriale (ospedali di comunità, telemedicina e parco tecnologico ospedaliero), ricerca e innovazione, sistema dei rifiuti, e diverse trasformazioni in corso all’interno della Pubblica amministrazione e almeno quattro provvedimenti sul 5G per la connessione delle scuole e degli ospedali. Il codice degli appalti pubblici, in virtù della semplificazione delle procedure previste dal Pnrr, include norme sulla riduzione delle stazioni appaltanti, la digitalizzazione delle procedure delle centrali di committenza e la riduzione delle restrizioni al subappalto.

Nel frattempo le tensioni all’interno della maggioranza sembrano essersi placate e il premier Draghi si è dichiarato “molto più sereno dei giorni scorsi” oltre che “molto soddisfatto” per l’accordo sulla concorrenza e l’intesa non lontana sulla delega fiscale. “L’orizzonte si schiarisce sensibilmente”, ha affermato il presidente del Consiglio che riassumendo la missione del suo governo ha aggiunto: “Siamo qui per fare quello che serve all’Italia, ai lavoratori, alle imprese. Non per stare fermi”. La situazione tra Russia e Ucraina, infine, rende “i nostri sforzi di cambiamento più complessi e, al tempo stesso, ancora più necessari”.

In definitiva per quanto riguarda la tabella di marcia “il programma di governo va avanti, va avanti bene”, in particolare “sulla delega fiscale siamo agli ultimi passi”, ha affermato Draghi. “È la riunione definitiva, sempre che non vengano fuori sorprese”.

Accordo raggiunto anche sui balneari, nonostante Giorgia Meloni lo abbia definito un “accordo ridicolo”, in sostanza “esproprio delle concessioni fatto a favore delle grandi concentrazioni economiche”, ma il presidente del Consiglio ringrazia le diverse forze politiche in quanto la discussione è stata “molto lunga e difficile”. La soluzione consiste nel rinviare ai decreti applicativi della delega la definizione degli indennizzi per gli attuali concessionari che dovessero perdere le gare, secondo quanto stabilito dal disegno di legge sulla concorrenza, si faranno a partire dal 2024. Il provvedimento sulla concorrenza è un testo che delega al governo l’attuazione delle diverse disposizioni entro sei mesi. O l’accordo o il governo avrebbe chiesto la fiducia, è stato questo l’ultimatum alle forze di maggioranza per quanto riguarda il ddl concorrenza. Il provvedimento sarà votato dall’Aula di Palazzo Madama e poi passerà a Montecitorio dove, molto probabilmente, saranno predisposte delle modifiche su articoli non trattati al Senato, come le licenze dei taxi. La terza e ultima lettura è prevista a Palazzo Madama entro metà luglio e il governo dovrà emanare i decreti attuativi entro la fine dell’anno in modo da rispettare il termine previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza da cui dipende l’erogazione dei finanziamenti europei per l’Italia.

In definitiva “la concorrenza deve essere approvata entro il 31 dicembre, ma la delega va approvata ora, perché bisogna scrivere i decreti legislativi”, ha sottolineato Draghi. Come ha ricordato il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, la delega fiscale “è calendarizzata in Aula alla Camera il 20 giugno”. I partiti sembrano aver comunque trovato un’intesa in particolare sulle due questioni contestate in precedenza dal centrodestra: la riforma del catasto e quella della tassazione dei redditi da capitale.

Per quanto riguarda il Pnrr italiano “tutti gli obiettivi saranno raggiunti”, ha assicurato il premier Draghi sulla base della relazione di Garofoli a proposito degli obiettivi di giugno 2022, per cui “prendono concretamente forma alcuni importanti tasselli del piano di trasformazione del Paese”, tra cui una sanità territoriale rinnovata, 1.784 opere di rigenerazione urbana e 250 borghi che beneficeranno di risorse per il rilancio turistico.

“Fermi i 18 obiettivi già conseguiti – ha spiegato il sottosegretario Garofoli – entro la prossima settimana saranno raggiunti 5 obiettivi del ministero della Salute, 4 della Cultura, 2 dello Sviluppo e uno dell’Istruzione, per un totale di 30 obiettivi”.

Il disegno di legge proposto dal ministero dello Sviluppo economico e del Sud è stato infine approvato dal Consiglio dei ministri, conferendo all’esecutivo il compito di rimettere in ordine gli incentivi alle imprese. Per il ministro Giorgetti il provvedimento è “un concreto passaggio verso una vera semplificazione del mondo degli incentivi spesso inaccessibili per troppa burocrazia”. Mentre la ministra per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, assicura che gli imprenditori potranno “accedere con facilità” a misure che molto spesso “risultano impraticabili nella realtà”.

Il conflitto e l’invio delle armi in Ucraina rappresentano altri motivi di attrito tra le diverse forze politiche in seno alla maggioranza. “La priorità adesso è fermare la guerra e fermare le armi”, ha dichiarato il leader della Lega Matteo Salvini, una linea condivisa anche dal Movimento Cinque Stelle.

A proposito di conflitto, dopo l’ultima telefonata con Putin, Mario Draghi ha affermato di non intravedere spazi per un eventuale negoziato né tantomeno per la pace. L’unico spiraglio sembra essersi aperto a proposito di derrate alimentari anche se a fatica, tantoché un comunicato di Palazzo Chigi narra di “sforzi per una soluzione condivisa” per risolvere la crisi alimentare. Il Cremlino, a sua volta, ha assicurato che Mosca “è pronta a dare un contributo significativo al superamento della crisi alimentare attraverso l’esportazione di cereali e fertilizzanti” ma “a condizione che le restrizioni politicamente motivate siano revocate dall’Occidente”. In definitiva, in una nota il Cremlino ha puntualizzato che “Putin ha richiamato l’attenzione sul fatto che le difficoltà sorte sono collegate alle interruzioni delle catene di produzione e della logistica”. Secondo Mosca “la situazione è stata esacerbata dalle restrizioni anti-russe imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione europea”. Secondo i russi anche per quanto riguarda l’apertura di corridoi umanitari sono gli ucraini che “ostacolano” la partenza di “navi civili”. In ultimo per quanto riguarda il flusso di gas verso il nostro Paese “è stata confermata l’intenzione della parte russa di continuare a garantire forniture ininterrotte di gas naturale all’Italia ai prezzi fissati nei contratti”. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha invece bocciato il documento di pace della Farnesina, definendolo “non serio”. Lavrov ha attaccato il ministro Luigi Di Maio e a proposito del piano Lavrov ha puntualizzato: “Nessuno ci ha consegnato niente, possiamo solo essere guidati dalle speculazioni”. Nel contempo secondo il Cremlino sarebbero “cose improponibili” che la Crimea e il Donbass facciano parte dell’Ucraina e godano di ampia autonomia.

In definitiva, in virtù di un accordo per nuovi giacimenti di gas tra Eni e la compagnia Sonatrach, l’Algeria fornirà all’Italia altri 3 miliardi di metri cubi all’anno. Ricevendo al Quirinale il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha definito i rapporti tra Italia e Algeria “eccellenti e strategici”. La situazione dell’energia e la crisi alimentare saranno questioni all’ordine del giorno anche del Consiglio europeo di lunedì e martedì prossimi.

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