Internet e il paradosso dell’asino
Un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore.
La storia dell’asino incapace di fare scelte viene attribuita per tradizione al filosofo francese Giovanni Buridano (da qui l’espressione “L’asino di Buridano”) anche se, verosimilmente, per la prima volta questo paradosso venne utilizzato già ai tempi di Aristotele. In ogni caso è un esempio emblematico del come aumentare le possibilità di scelta determini automaticamente i dubbi in un individuo con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
Oggi l’asino di Buridano può essere l’utente di internet: una persona a cui vengono offerti ogni giorno non solo due, bensì migliaia di alternative tra le quali poter scegliere e, laddove scelga, potrebbe avere conseguenze catastrofiche.
Già nel 2010, quando la quantità di dati in rete era irrisoria rispetto a quella odierna, ma già in costante aumento, era stato posto in evidenza come la mole delle informazioni disponibili obbligasse a scegliere non solo quelle da leggere, ma anche quelle a cui credere. Sul punto gli psicologi avvertono che una scelta diventa tanto più difficile quanto le opzioni aumentano.
Avere, come in un passato a molti sconosciuto, soltanto uno o due canali televisivi, limitava le possibilità di scelta; l’informazione, ad esempio, era su fasce orarie che dovevano essere rispettate. Giornali al mattino, radio fino al TG dell’ora di pranzo e le notizie tornavano la sera. Oggi, viceversa, abbiamo canali televisivi che diffondono notizie per tutte le ventiquattro ore ed è possibile connettersi in tempo reale ai siti internet di quasi tutti i giornali del mondo in tutte le lingue.
Mettere a disposizione una più ampia gamma di alternative ha un effetto non sempre positivo, specialmente quando è necessaria un’accurata valutazione del prodotto e della sua qualità. E non è paragonabile la scelta dell’informazione a quella di un paio di scarpe, perché l’errata comprensione di una notizia può avere effetti devastanti. Qualcuno crede che si possa curare il cancro con clisteri di caffè o con bicarbonato e limone, che la terra è piatta, che l’Australia e il Molise non esistono, che Angela Merkel nata nel 1954 sia figlia di Hitler o che qualcuno voglia sterminare l’umanità con scie chimiche che fuoriescono dagli aerei; come se fosse così complicato un bombardamento. E questa è solo la punta dell’iceberg della disinformazione che corre in rete, diffusa da chi si sente un novello Esculapio, cartografo o ingegnere o semplicemente vuole esercitare il proprio diritto alla liberà di parola e di opinione che, forse, si è formata proprio su notizie dalla dubbia attendibilità.
L’Homo Googlis, non è come l’asino di Buridano: lui farà una scelta, del resto è ciò che vuole ed ha chiesto le opzioni per farlo. Ma su quali basi? E con quali conseguenze per lui e gli altri? Negli Stati Uniti un bambino è morto perché i genitori lo avevano sottoposto ad una dieta vegana e si trovano on line notizie sulla cura del cancro con il vischio. Non parliamo della disinformazione Covid.
Oggi l’utente internet si trova davanti a centinaia di mucchi di fieno e oltre al rischio di non fare una scelta definitiva e di limitarsi ad “assaggiare” ciascuna delle possibili alternative e avere su tutto delle idee sommarie, non complete, frammentarie e distorte. Non dimentichiamoci infine che, inoltre, non è improbabile imbattersi in un sito che parla all’apparenza con linguaggio perfetto di medicina ma che viene gestito da un diplomato all’università della strada, un titolo di studio del quale molti naviganti in internet e fruitori di social si fanno vanto ultimamente snobbando la scienza ufficiale che, definiscono, asservita ai soliti non ben chiariti poteri forti.
Insomma, il rischio è di avere un numero enorme di asini che passano il tempo guardando i vari mucchi di fieno, senza decidere alcunché o intaccandoli minimamente e lasciandoli a marcire e decomporsi. Uno spunto su cui riflettere per qualche novello Buridano.
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