Natalità
In Italia la natalità è più bassa di sempre: -13,6% di nascite nel gennaio 2021, rispetto allo stesso mese nel 2020. I motivi sono molti. Intanto una Ricerca di Moneyfarm ha stimato che crescere un figlio in Italia da 0 a 18 anni comporta una spesa che si aggira intorno ai 139.500 euro (oltre 7mila euro all’anno). È chiaro che diventare genitori al giorno d’oggi rappresenti un impegno economico non di poco conto
Ma torniamo sul romantico: i fattori sono diversi, scostiamoci da quelli economici e diamo uno sguardo in giro. I nostri cugini francesi invece hanno invertito il trend; la Francia è la nazione in Europa dove si fanno più figli, più della media europea. Molti di più di quella italiana. Secondo gli ultimi dati messi a disposizione da Eurostat, il tasso di fertilità totale francese è il più alto di tutta l’UE. E non si tratta di un’eccezione, ma di una costante, che si ripete ininterrottamente dal 2012. Con 1,86 figli per donna, la Francia nel 2019 ha superato nettamente la media UE di 1,53 e ancora di più quella italiana, ferma a 1,27. È una questione di scelte politiche, ma anche soprattutto, di fiducia.
La Francia ha politiche a sostegno della genitorialità e non solo della natalità. Non agevolano solo le nascite, ma sostengono la scelta di fare dei figli nel lungo periodo. La politica familiare francese si concentra molto sulla conciliazione, sulla fertilità e sulla lotta alla povertà familiare. È chiaro che in questa prospettiva fare figli assume un’altra dimensione; non si può non prendere in considerazioni tanti fattori legati alla natalità come per esempio avere una casa, magari vicino ad un asilo.
I francesi hanno ritenuto che per la conciliazione il tempo pieno sia importantissimo e infatti lì è molto diffuso, molto più che in Italia. Politiche sociali come la scuola gratuita o le soluzioni abitative favorevoli alle famiglie non sono direttamente rivolte alla fertilità, ma hanno un forte impatto perché rendono la conciliazione più facile.
Non è però l’unico modo in cui lo Stato francese sostiene le famiglie. Vi è anche una specifica politica fiscale, di lunga data, incentrata sul cosiddetto quoziente familiare. Le aliquote fiscali si applicano sul reddito complessivo della famiglia diviso per il quoziente familiare, che attribuisce un peso maggiore al crescere dei carichi familiari.
In Italia è da poco legge il Family Act, fortemente voluto dalla Ministra Elena Bonetti, che ha lo scopo di sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, di contrastare la denatalità, di favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori e di sostenere, in particolare, il lavoro femminile. In una recente intervista la Ministra Bonetti ha ricordato che anche le aziende entrano in gioco, perché la genitorialità non è un diritto individuale ma una risorsa collettiva, anche nel mondo del lavoro che ha bisogno di valorizzare questa esperienza. Inoltre, pochi giorni fa è uscito un bando del Ministero Pari Opportunità che si chiama Riparto dedicato al mondo delle imprese per sostenere iniziative che agevolino il rientro al lavoro dopo la maternità.
Comunque, i bambini continueranno a nascere in molte altre parti del mondo. Si prevede che l’India avrà il più grande aumento assoluto di popolazione, aggiungendo quasi 246 milioni di individui per un totale di 1,64 miliardi nel 2050. Il tasso di fecondità totale globale, definito come il numero medio di nascite per donna, è 2,3 nel 2020, ancora al di sopra del livello di sostituzione (pari a 2,1 nascite per donna), ma in calo rispetto al valore di 3,2 registrato nel 1990. Niger, Somalia e Ciad sono i Paesi con il tasso di fecondità più alto, mentre Corea del Sud, Taiwan e Ucraina hanno i valori più bassi.
La Cina è attualmente il Paese più popoloso al mondo, ma è tra i Paesi che dovrebbero registrare una diminuzione maggiore della popolazione entro il 2050. Perché anche lì si registra una flessione delle nascite. Forse la bassa natalità italiana dovrebbe essere presa in maggiore considerazione dal nostro governo; è un problema molto grave, importante come il cambiamento climatico, ma non valutato in tutta la sua gravità.
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