Paola Radaelli (ANRA): Risk Manager a confronto

La pandemia ha provocato turbative nel mercato del lavoro e nella filiera. La carenza di forniture, le sanzioni e l’aumento dei costi delle materie prime stanno aumentando i rischi all’interno delle catene di approvvigionamento. Il cambiamento dell’ambiente di lavoro causato dalla pandemia continua a sconvolgere i talenti e i mercati del lavoro. È questo il tema del nuovo Seminario firmato ANRA (Associazione Nazionale dei Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali) del 7 luglio 2022 (Centro Congressi Cavour – Roma via Cavour 50/A ore 9:00/13:00) che prevede due tavole rotonde con ospiti d’eccezione (Riccardo Bozzo – Global Head of Contract and Risk Management Comau, Giacinto Carullo – Chief Procurement & Supply Chain Officer Leonardo, Alfonso Natale – Partner MCKinsey, Angela Rinaldi – Programme and Policy Officer European Commission). Abbiamo intervistato Paola Radaelli, vicepresidente ANRA

Buongiorno dott.ssa Radaelli, vogliamo iniziare parlando di ANRA e spiegando di che organizzazione si tratta?

ANRA è un’associazione di risk-manager che opera su due profili, creare networking e conoscersi, e come seconda mission supportare l’aggiornamento professionale di queste figure. Assodato che il nostro mondo cambia continuamente, diviene fondamentale essere sempre aggiornati e preparati.

Quale è il ruolo del risk-manager all’interno di un’azienda oggi?

Il risk-manager è una funzione più manageriale che tecnica, in concreto aiuta il top manager nelle scelte aziendali, mostrandogli quali sono i possibili rischi di una determinata azione e/o scelta. Il risk-manager è indispensabile per garantire le comunicazioni tra le varie funzioni e per assicurare una corretta distribuzione delle risorse. Quando si fa il punto sulle risorse a disposizione e i possibili rischi, è necessario ci sia una figura che supporta il top manager. La decisione finale è sempre dell’Amministratore Delegato e del Consiglio di Amministrazione, ma è necessaria una preparazione preventiva per avere chiaro lo scenario.

Il prossimo 7 luglio terrete questo importante convegno a Roma su di un argomento di risk management, che in questi ultimi anni è diventato di massima importanza, la supply chain.

Lei tocca un argomento quanto mai sensibile, in un mondo già di per sé complicato, la domanda da porsi è: “come è cambiata la supply chain?”. Da una funzione rivolta all’ottimizzazione dei costi e dell’approvvigionamento just in time, garantendo la corretta distribuzione del lavoro a fronte della minimizzazione dei costi, si è aggiunta ora una funzione di sicurezza delle forniture. In questo si inserisce il ruolo del risk-manager che si affianca al supply chain manager nel processo decisionale; si tratta di due competenze diverse, ma l’azienda può vedere un vantaggio competitivo nella certezza della disponibilità. In questo caso la visione del risk-manager diviene fondamentale riguardo la sicurezza delle forniture.

Fino a 2-3 anni fa il just in time sembrava la panacea per non gravarsi di costi di magazzino, poi, banalmente, l’interruzione della supply chain ha impedito l’arrivo delle mascherine in piena pandemia. Questo è stato il primo allarme relativamente a questo problema.

Assolutamente, e tutto questo si è rispecchiato in un vantaggio competitivo. Chi è riuscito a gestire i problemi della supply chain in modo più efficace ha guadagnato un vantaggio rispetto chi non vi è riuscito. Questo è dimostrato anche dalla presenza della Comunità Europea al nostro convegno, perché anche l’intervento dei governi a fianco e supporto delle aziende e delle comunità è stato di primaria importanza.

La situazione attuale appare ancora più critica, è una situazione nota in macro-economia e foriera di pericoli, ovvero una grande massa di liquidità e debiti, e un improvviso shock inaspettato come una guerra, e questa ha interrotto anche la supply chain, come stiamo vedendo con la vicenda del grano ucraino.

Gli shock che ha subito la catena in questi tempi sono stati vari e fortissimi, il grano, ma anche il covid, i semi-conduttori, la carenza di container e il blocco del Canale di Suez prima, per dire. Questo indica come sia importante valutare tutte le implicazioni della supply chain, ed è importantissimo l’intervento dei governi in questi casi.

Avete avuto riscontro che i governi abbiano fatto tesoro di quanto accaduto o tutto è tornato come prima?

Le aziende sicuramente, si sono rese conto delle criticità e ci stanno facendo partecipi del problema e di come andare a modificare le supply chain in un’ottica di maggiore sicurezza e anche i governi stanno intervenendo per quanto è possibile

Quali sono gli obiettivi del vostro convegno?

Avremo due tavole rotonde, il tema della prima è focalizzato sulle aziende che ci racconteranno le loro esperienze e quali interventi hanno messo in campo. McKinsey aggiungerà una panoramica rispetto alla sua visuale, così come la rappresentante della Comunità Europea descriverà gli interventi in ambito di semiconduttori. La seconda tavola rotonda mostrerà gli strumenti, sia informatici che assicurativi, che possono aiutare nella gestione della supply chain, un approccio quindi pratico e non teorico.

Avrete ospiti di prestigio a questo evento.

Assolutamente sì, che toccano tanti temi, dalla governance alle assicurazioni.

Chi non può essere presente, può comunque partecipare online.

È il primo evento che facciamo in presenza, ma non essendo possibile per tutti spostarsi, abbiamo tenuto aperta anche la possibilità di partecipare online. I lavori di presentazione sono stati molto impegnativi, speriamo di riuscire a creare un valido valore aggiunto per le aziende.

[NdR – Si ringrazia Parole e Dintorni Ufficio Stampa per la gentile assistenza]

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