I programmi dei partiti

Ormai si delinea chiaramente il panorama elettorale: ci sono due poli, centro-sinistra e centro-destra, più un terzo polo abbastanza velleitario, costruito attorno a due personaggi imprevedibili e litigiosi. Non si capisce bene quali siano le sue ambizioni, o speranze, dati i numeri dei sondaggi così negativi.

Al di là delle personalità che si propongono come guida del futuro governo, non è proprio chiarissimo neppure quali siano i programmi dei tre poli. Quello di Calenda è applicare l’agenda Draghi, la sinistra ha finora prodotto nobili ma confuse velleità di ridurre le diseguaglianze sociali (come se questo fosse ancora e sempre il problema di una civiltà industriale avanzata). Berlusconi – ormai una maschera tirata e inceronata di sé stesso – continua ad agitare la promessa della “flat tax” e Salvini gli fa concorrenza, e nessuno spiega come si possano ridurre le entrate fiscali e per di più andare contro la progressività delle imposte, che è un principio generale. Giorgia Meloni appare le più sobria e la meno populista-demagogica. In politica estera, sembra che la destra confermi le alleanze tradizionali, e la Meloni accusa il PD di ritirare vecchi spauracchi anti europei, come se non fosse stata lei stessa ad alimentarli nei suoi rapporti con persone e movimenti impresentabili. E inoltre assicura di essere la garante dell’appoggio all’Ucraina. In altre parole, si è “incipriata”, come ha detto Letta. Speriamo che non sia solo un’operazione di maquillage elettorale; è probabile, se la leader di Fd’I ha capito che la sua base non può solo essere la destra estrema, ma vuol pescare nel vasto mondo moderato.

Dei 5 Stelle è meglio non parlare; vecchie declamazioni demagogiche e c’è solo da augurarsi che Giuseppe Conte ritorni nel nulla politico dal quale, pochi anni fa, è insperatamente uscito.

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