Cronache dai Palazzi

Bipolarismo al tramonto. Alle prossime elezioni ad un centrodestra e a un centrosinistra si aggiunge un terzo polo – che molti suppongono essere nato in primo luogo per arginare le destre – nato dall’unione ritrovata tra Calenda e Renzi, due leader che si sono detti addio diverse volte nel corso della loro storia politica e che ora, nelle elezioni di settembre 2022, si ritrovano di nuovo insieme nella corsa verso Palazzo Chigi.

Nella sostanza, per loro sembra esserci un territorio da colonizzare e magari da conquistare. “Questa intesa – spiega Matteo Renzi – non è il gioco delle coppie ma un seme gettato in un campo incolto”. Calenda, frontman nel nuovo simbolo elettorale, è “certo di arrivare al dieci per cento”, ciò che renderebbe di certo più difficile l’insediamento di Meloni a Palazzo Chigi. Il matrimonio con Renzi è comunque arrivato dopo previsioni sondaggistiche che nei giorni scorsi assegnavano ad un possibile terzo polo Renzi-Calenda un buon 8%.

A proposito di leadership della coalizione, Renzi sembra essersi fatto da parte ma solo per agire di lato, da “assist” – come si autodefinisce – per poter “fare i goal”, in quanto “ci sono momenti in cui le ambizioni personali lasciano il passo ai sogni collettivi. Servono gli assist per fare i goal”, ha per l’appunto affermato il leader di Italia viva.

Il nuovo terzo polo sembra inoltre vedere le cose già in prospettiva, prefigurando il futuro. Renzi, infatti, ritiene che “di qui a pochi mesi il dibattito si polarizzerà nelle famiglie europee, FdI entrerà nell’orbita del Ppe e noi dovremmo essere pronti a rappresentare l’area macroniana in Italia. Perciò – ha spiegato Renzi – mi sono battuto con Calenda perché il simbolo di Renew Europe fosse nel simbolo”. Simbolo in cui compare il nome di Calenda e non Renzi, e neppure le personalità femminili di spicco (Carfagna e Bonetti) alle quali si accennava nei giorni scorsi.

Chiarezza di vedute tra i due leader, almeno sembra, e un programma il cui fulcro è la cosiddetta “Agenda Draghi”, oltre a “termovalorizzatori, rigassificatori, reddito di cittadinanza rivisto non cancellato, salario minimo”. Collegi divisi 50 e 50, una lista unica, un partito avrà un capogruppo alla Camera e l’altro al Senato. A Palazzo Madama si presenterà Renzi mentre Calenda presenzierà in tv. Questi sono gli accordi ma il dopo elezioni lo si scoprirà solo vivendo. E qualora si incassasse la vittoria c’è comunque differenza tra vincere e durare.

Gli avversari non le mandano a dire: “Il terzo polo è destinato ad arrivare quarto. Il centro liberale in Italia siamo noi”, ha dichiarato Antonio Tajani di Forza Italia. Mentre per la Lega “Renzi e Calenda sono due fuoriusciti dal Pd, il terzo polo in realtà non esiste – ha affermato la sottosegretaria alla Transizione ecologica Vannia Gava -. È solo una manovra di Palazzo per fermare il centrodestra”.

Non è così per Mara Carfagna, appena entrata nel partito di Carlo Calenda dopo un lungo passato in Forza Italia. Per Carfagna l’alleanza Azione-Italia viva propone all’Italia “una scelta di continuità con il governo di salvezza nazionale di Mario Draghi, che è stata un’esperienza mal sopportata da entrambi i poli proprio perché profondamente diversa dalle abituali pratiche della politica italiana. Crediamo nella cultura del risultato, rifiutiamo la demagogia alla quale destra e sinistra continuano ad attingere a mani piene, scommettiamo sulle possibilità dell’Italia e non sulle sue paure”, ha puntualizzato Carfagna sicura che il cosiddetto terzo polo sarà “la sorpresa di questa elezione”.

Anche a destra e a sinistra continuano comunque gli incontri per definire meglio le idee in programma. Il centrodestra ha tra l’altro sfoderato il tema tagliente del presidenzialismo affinché il capo dello Stato sia eletto dai cittadini e non dai rappresentanti in Parlamento. Per quanto riguarda la politica estera si assicura il rispetto degli impegni previsti dall’Alleanza Atlantica, così come l’adesione all’Unione europea e la continuità nel sostenere l’Ucraina. Revisione del Pnrr e piede sull’acceleratore per l’ammodernamento strutturale soprattutto per estendere l’alta velocità e la realizzazione del ponte sullo Stretto. Tra le riforme istituzionali, oltre al presidenzialismo, nel programma del centrodestra spicca il riconoscimento delle Autonomie, il federalismo fiscale e la riforma della giustizia. Ed ancora la riduzione delle tasse per famiglie e imprese a cui si aggiunge la flat tax al 15% per le partite Iva fino a 100 mila euro di fatturato; una più cospicua spesa pubblica per l’infanzia, tutela del lavoro delle giovani madri e un sostegno più solido per le famiglie con disabili; ed ancora il taglio del cuneo fiscale, l’estensione dell’utilizzo dei voucher e un tetto più alto per l’uso dei contanti. A proposito di immigrati il centrodestra ripristinerebbe i decreti sicurezza, ai quali si aggiungerebbe il controllo delle frontiere, oltre che specifici hotspot gestiti in loco dall’Ue. Il reddito di cittadinanza, invece, dovrebbe essere sostituito con “misure più efficaci” e per le pensioni le forze di destra prevedono una generica “flessibilità in uscita”. Promozione del Made in Italy e tutela del patrimonio artistico; “autosufficienza energetica” e un nucleare “pulito e sicuro”; la rivisitazione del percorso scolastico “in senso meritocratico e professionalizzante”, borse di studio anche per gli sportivi meritevoli; lotta attiva e costruttiva contro il cambiamento climatico sia attraverso l’educazione ambientale sia adottando un modello di economia circolare; continuare a combattere contro la pandemia ma attraverso una politica sanitaria “senza compressione delle libertà individuali”: sono questi altri punti fermi su cui si fonda il programma di centrodestra. Giorgia Meloni, a sua volta, ha sottolineato che “la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni, ormai, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le vergognose leggi contro gli ebrei”. Per quanto riguarda un’eventuale futura esperienza di governo la parola chiave adottata dalla leader di Fratelli d’Italia è “compatibilmente”: “Compatibilmente” con la situazione dei conti pubblici, “compatibilmente” con il conflitto tra Russia e Ucraina, “compatibilmente” con i rapporti con l’Ue anche se nel programma comune viene ribadita “piena adesione al processo di integrazione europea”. Si lavorerà eventualmente per “modificare le regole dell’Unione” ma “nel frattempo rispetteremo le regole esistenti”, assicura Meloni.

Il segretario dem, Enrico Letta, definisce comunque “pericolosa” l’idea di Paese che ha la destra, soprattutto a causa delle revisioni costituzionali a proposito dell’elezione diretta del presidente della Repubblica. “L’idea d’Italia delle destre non è la nostra”, ha affermato il segretario dem. Per Letta si tratta di una visione “pericolosa per il nostro Paese che è il cuore dell’Europa e noi intendiamo far sì che l’Italia rimanga il cuore dell’Europa”, ha sottolineato Letta premendo, tra le altre cose, sulla questione dei diritti, la giustizia sociale, il lavoro e i giovani.

Il centrosinistra, dopo aver risolto la questione delle divisioni, delle scissioni e delle fuoriuscite, definisce inoltre le modalità di azione dell’imminente campagna elettorale in tutto il Paese. Enrico Letta ha infatti annunciato di voler attraversare l’Italia a bordo di un ecologico minibus elettrico, in maniera simile a Romano Prodi, leader della coalizione dell’Ulivo, che per le Politiche del 1996 fece una campagna da nord a sud del Paese a bordo di un pulmann. Un’esperienza che nel ’96 portò la coalizione dell’Ulivo alla vittoria elettorale e che il centrosinistra di oggi si augura sia di buon auspicio. “Riusciremo a convincere l’Italia che c’è il futuro”, ha affermato il governatore dem del Lazio Nicola Zingaretti, mentre Enrico Letta sottolinea: “Il 25 settembre saremo la prima lista del nostro Paese”. Anche se “nessun destino è già scritto. Non quello di queste elezioni”, dopo le quali sarà più chiaro anche il futuro dei Cinquestelle che, a loro volta, assicurano di mantenere aperto il canale del dialogo con i democratici, laddove si governerà insieme.

Dopo la presentazione delle liste e il deposito dei simboli la campagna elettorale entrerà nel vivo dopo Ferragosto, il 26 agosto è la data d’inizio ufficiale della ‘propaganda elettorale’, un mese prima del voto. Sarà un’esperienza elettorale rovente non solo dal punto di vista meteorologico, della quale si attende con trepidazione soprattutto il finale, quando l’Italia conoscerà finalmente il verdetto dopo la chiusura delle urne.

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