Piccolo corpo (Film, 2022)

Un film di Laura Samani che racconta una piccola grande storia, una sorta di viaggio alla ricerca del figlio perduto, ambientato in una piccola isola del Friuli, agli inizi del Novecento, quando religiosità e superstizione andavano a braccetto. Agata partorisce una figlia morta, secondo la tradizione cattolica è condannata in eterno a vagare nel Limbo, senza la possibilità di rivedere la madre in una vita ultraterrena. Agata viene a sapere che sulle montagne c’è un Santuario del respiro, dove si rianimano per un istante piccoli morti, appena il tempo per battezzarli. La donna decide di partire per il viaggio della sua vita, per dare una possibilità alla figlia, in compagnia di Lince, una ragazza che incontra sul cammino.

Non aggiungo altro sulla trama per non sciupare la gioia per gli occhi che rappresenta questo piccolo capolavoro della giovane cinematografia italiana, trascurato dalle grandi sale, ma rivitalizzato dai Cineclub di provincia, come il Tirreno di Follonica, fonte principale delle mie scoperte. Primo lungometraggio di Laura Samani, che dimostra mestiere da vendere nell’uso della macchina a mano e della soggettiva, imbastendo una storia on the road attraverso sentieri impervi, grotte, montagne da scalare, briganti da affrontare, fiumi e laghi da attraversare. Prima prova da attrice per la protagonista Celeste Cescutti (Agata), mentre Ondina Quadri (Lince) – dagli occhi magnetici – è alla terza interpretazione (Amori e metamorfosi, Arianna), più che convincente, vista la naturalezza espressiva della recitazione in dialetto friulano (sottotitolato) e della resa scenica di sequenze complesse.

Tra le cose migliori da un punto di vista strettamente cinematografico la parte sottomarina, lo stupendo finale (che non rivelo) coronato da un abbraccio impossibile, la fotografia fluviale, lacustre e alpina, oltre ad alcuni omaggi al cinema di Pasolini, che nelle zone del film ha vissuto la giovinezza. La regista scrive la pellicola sulla scorta di un’idea nata da un racconto che la incuriosisce, la storia dei santuari del respiro, ma la gestazione del progetto la impegna per cinque anni, anche per reperire risorse, grazie a uno sforzo produttivo italiano, sloveno e francese. Molto importante il ruolo della Regione Friuli Venezia Giulia e Friuli Film Commission, oltre a Rai Cinema, per un’opera prima girata tra la zona di Udine e la Slovenia, con tema di base il percorso di crescita di una donna, un vero e proprio romanzo di formazione.

Sceneggiatura impeccabile, movimenti di macchina nervosi e incerti per accompagnare il percorso delle ragazze nei boschi e dentro le montagne, che si fanno suadenti nelle scene di vita campestre, nel villaggio di pescatori, nel piccolo borgo tra le montagne e tra le nevi del santuario. Colonna sonora intensa con sonorità estrapolate dalla musica popolare e suggestive parti melodrammatiche che accompagnano i momenti più coinvolgenti. Imperdibile.

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Regia: Laura Samani. Interpreti: Celeste Cescutti (Agata), Ondina Quadri (Lince). Soggetto e Sceneggiatura: Laura Samani, Marco Borromei, Elisa Dondi. Fotografia: Mitja Licen. Montaggio: Chiara Dainese. Musiche: Fredrika Stahl. Scenografia: Rachele Meliadò. Costumi: Loredana Buscemi. Produttori: Nadia Trevisan, Alberto Fasulo, Thomas Lambert, Danijel Hocevar. Case di Produzione: Nefertiti Film, Rai Cinema, Tomsa Films, Vertigo. Distribuzione (Italia): Nefertiti Films. Durata: 89’. Genere: Drammatico. Paesi di Produzione: Italia, Slovenia, Francia. Anno: 2022.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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