Cronache dai Palazzi
Liste in preparazione, che dovranno essere presentate al Viminale entro le 20 del 22 agosto. Nelle stanze dei partiti procedono ad oltranza le trattative sui nomi da candidare, tanti aspiranti e pochi posti, a questo giro anche meno. Per non commettere errori occorre inoltre conoscere i vari tecnicismi che caratterizzano la legge elettorale.
In seguito alla riforma del 2019, confermata dal referendum costituzionale del 2020 dal titolo “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, il nuovo Parlamento avrà un numero ridotto di rappresentanti e sarà quindi composto da 400 deputati (da 630) a Montecitorio e 200 senatori (da 315) a Palazzo Madama, ciò che in molti hanno definito una “mutilazione della Costituzione”, come disse al Senato Bonino. Altri hanno ipotizzato a tale proposito dei “correttivi costituzionali”.
Non è stata però ridotta la quota dei delegati regionali per l’elezione del presidente della Repubblica, non è stato modificato il conteggio su base regionale dei voti per l’elezione in Senato e non c’è una nuova legge elettorale.
Tra i correttivi ipotizzati dalla maggioranza giallorossa di tre anni fa vi erano per l’appunto: l’abbassamento della soglia d’età per il voto al Senato a 18 anni; la riforma dei regolamenti di entrambi i rami del Parlamento; il superamento della base regionale per l’elezione di Palazzo Madama a favore di quella circoscrizionale; ed infine la riduzione da 3 a 2 delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica.
Nella situazione attuale, l’unico correttivo portato a termine corrisponde al Disegno di legge proposto dall’On. Brescia (M5S) che riporta la modifica all’articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l’elezione del Senato della Repubblica. La legge costituzionale n.1 del 2021, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 251 del 20 ottobre 2021, allinea infatti l’elettorato attivo dei due rami del Parlamento prevedendo l’introduzione del diritto di voto ai diciottenni per l’elezione dei senatori.
I partiti si preparano in definitiva al nuovo scenario ipotizzando la configurazione del nuovo Parlamento. I sondaggi ipotizzano una impennata tra il 24 e il 25 per cento di Fratelli d’Italia mentre il Movimento Cinque Stelle potrebbe assestarsi tra il 12 e il 13 per cento. In lieve perdita la Lega di Matteo Salvini ed i forzisti sarebbero stabili tra il 7 e l’8 per cento. Il Pd potrebbe invece arretrare fino al 21-22 per cento e non starebbe quindi più al primo posto. Infine il cosiddetto “Terzo Polo” nato dall’unione tra Azione e Italia viva potrebbe conquistare il 7-8 per cento dei consensi. Diversi istituti di sondaggi prevedono inoltre una percentuale piuttosto consistente di non votanti, tra il 30 e il 40 per cento dei potenziali elettori. Per i vari contendenti è questo il bacino su cui lavorare e dal quale cercare di attingere voti.
Il partito di Giorgia Meloni si prepara ad un aumento del numero di parlamentari eletti, rispetto alla passata legislatura, schierando una serie di dirigenti ed eletti che si sono distinti sul territorio, con l’obiettivo di favorire le “competenze”. Professionisti e diversi esponenti con una certa preparazione, provenienti dalla società civile, tra cui docenti e tecnici, che in caso di vittoria possano portare in Parlamento delle conoscenze specifiche e peculiari. La Lega si prepara invece ad una perdita consistente di presenze in Parlamento rispetto alle scorse elezioni. Salvini ha dichiarato: “Non ci interessano le star, noi candidiamo persone per bene, radicate nel territorio. Non abbiamo bisogno di vip. E da noi non ci saranno i casini che ci sono stati in casa Pd”.
I Cinque Stelle, dopo aver confermato la regola interna del secondo mandato, per la scelta dei candidati del M5S hanno indetto le Parlamentarie alle quali hanno partecipato 50.014 persone, “il dato più alto di sempre”, come hanno dichiarato fonti del Movimento, nonostante le voci contrarie di alcuni esponenti pentastellati. Circa il 90% dei votanti alle Parlamentarie ha comunque detto “sì” al listino bloccato dei 15 prescelti da Giuseppe Conte.
Il Pd di Enrico Letta ha schierato tra gli altri il virologo Andrea Crisanti che sarà capolista nella circoscrizione Europa, attirando numerose critiche sia da parte del centrodestra sia da parte di Renzi e Calenda. “La gragnuola di reazioni alla candidatura di Crisanti chiarisce che a destra prevale la cultura no vax”, è stata la replica alle critiche di Enrico Letta. “Candidare i virologi è a mio avviso sbagliato perché nel corso della pandemia hanno ecceduto in protagonismo. Non strumentalizzare la pandemia”, è l’opinione di Calenda, mentre Renzi accusa Letta di essere rimasto al 2014. “Ma la differenza è chiara”, ha affermato Renzi che ha aggiunto: “Lui e il suo partito volevano continuare con Conte, Arcuri e l’esercito russo, io ho portato Draghi, Figliuolo e la svolta”. Dal Nazareno hanno a loro volta sottolineato che nel programma dei dem la sanità avrà un posto di rilievo: “Finanzieremo un Piano straordinario per il personale del Ssn, superando i tetti di spesa in vigore da più di 10 anni, riducendo il ricorso a personale non strutturato (precari ed esternalizzazioni), rafforzando la presenza sul territorio di medici di medicina generale e infermieri di comunità”.
Il Terzo Polo mira invece ad “andare avanti con l’agenda Draghi e con il metodo Draghi. E avere possibilmente Draghi come presidente del Consiglio”. La parola d’ordine è in pratica continuità: “Completando il Pnrr, di cui manca ancora l’85% degli obiettivi: la costruzione degli asili nido e delle infrastrutture, realizzare il salario minimo da un lato e la revisione del reddito di cittadinanza dall’altro”. Ed infine la messa a punto di “un patto generazionale”, in sostanza “ogni euro in più del bilancio pubblico” dovrebbe essere riversato “sulla sanità, sull’istruzione e sulla formazione”. Il Terzo Polo propone infine l’elezione diretta del premier sul modello del “sindaco d’Italia”, insieme al superamento del bicameralismo perfetto e un’accelerazione dell’autonomia regionale. Ed ancora un ministero per gli immigrati che sia in grado di affrontare la questione dell’immigrazione nella maniera più efficiente, stipulando accordi di cooperazione con i Paesi di origine e di transito, e non trascurando la “distinzione tra profughi umanitari e migranti economici”.
Molte idee nel calderone della campagna elettorale, la più infuocata di sempre. Occorrerà attendere l’esito delle urne per vedere quale tra i programmi enunciati sarà destinato ad essere messo concretamente nero su bianco con l’obiettivo, si auspica, di risollevare seriamente il sistema Italia.
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