Le misure UE contro il caro energia
Il pacchetto di misure anticrisi energetica, appena presentato dalla Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, non appare sufficiente a risolvere i problemi strutturali che assillano l’Europa, che ha bisogno di uno sforzo comune per superare questo momento di grande difficoltà. Le misure predisposte dalla UE sono essenzialmente tre:
1) La prima misura è la riduzione dei consumi, cioè un taglio obbligatorio del 5% a carico di famiglie ed imprese, che saranno concentrati in quelle 3-4 ore di punta giornaliere, fino al 31 marzo 2023. È prevista però una certa flessibilità perché saranno i singoli Stati ad individuare le misure più appropriate e le fasce orarie interessate.
2) La seconda misura concerne un limite ai guadagni, cioè un tetto ai profitti delle società che producono elettricità non utilizzando il gas, ma utilizzando fonti a basso costo (rinnovabili, nucleare, fossile). Gli extra-guadagni di queste società, infatti, derivano dal fatto che il prezzo dell’elettricità non è fissato in base alla minore o maggiore onerosità della fonte, ma in base al prezzo del gas. Con la nuova misura, qualora queste società elettriche fissassero dei prezzi dell’elettricità superiori ai 180 mw/h, la differenza verrebbe presa e destinata al sostegno di famiglie e società più vulnerabili. Si parla di un tesoretto di circa 117 miliardi.
3) Il pacchetto prevede anche un contributo di solidarietà a carico dell’industria fossile (petrolio, gas e carbone) e delle raffinerie. Si tratta di quelle società che nell’attuale situazione hanno realizzato die profitti superiori anche del 20% alla media degli ultimi tre anni. Questo prelievo di solidarietà sarà pari al 33% dei profitti del 2022 ed è un tesoretto che vale ulteriori 25 miliardi.
Considerazioni finali. Si tratta sicuramente di misure utili a tamponare le conseguenze negative di questa crisi, ma non sono misure in grado di risolvere strutturalmente il problema. Nel pacchetto non c’è traccia di un accordo fra i Ventisette per fissare un tetto al prezzo del gas, in quanto sono prevalsi i diversi campanilismi: ha fatto resistenza l’Olanda che ospita il TTF, cioè la famosa borsa virtuale del gas europeo; ha fatto resistenza la Norvegia che ormai fornisce il 20% del fabbisogno europeo di gas; ha fatto resistenza anche la Germania che ha ottimi rapporti con Gazpom. Tutto è stato quindi rimandato al futuro, ma nel momento di transizione e di sostituzione del gas russo l’Europa è molto vulnerabile e questa fragilità si può attenuare solamente attivando un grande sforzo comunque europeo.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee – LUISS Guido Carli]
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