L’ospite (Film, 2018)

L’ospite è il secondo lungometraggio del fiorentino Duccio Chiarini, dopo l’originale Short Skin (2014); ancora una volta una piccola storia generazionale sceneggiata con originalità, montata con tempi e situazioni reali, senza forzature. Colonna sonora di Brunori Sas, Un errore di distrazione, che si aggiudica diversi premi, con il cameo del cantante in un’interpretazione ironica di sé stesso.

La storia è un racconto d’amore minimalista, uno spaccato di vita giovanile, sulle corde di una frase della madre del protagonista: noi aggiustavamo le cose, questa generazione è diversa, le rompe. Guido (Parisi) convive con Chiara (D’Amico) ma sono in crisi, il primo non procede come vorrebbe nella carriera universitaria, la seconda vede una vita senza prospettive e vorrebbe andare a vivere all’estero. La crisi si acuisce con la probabile gravidanza di Chiara (un falso allarme) che entusiasma Guido e convince Chiara a prendersi una pausa di riflessione. Guido diventa ospite prima dei genitori, poi di alcuni amici, vivendo problemi e contraddizioni delle persone che si trova attorno, tradimenti e insoddisfazioni, per finire con la malattia del padre. La separazione tra Guido e Chiara diventa inevitabile quando il primo conosce la cardiologa Roberta e con lei vive una breve storia, di fatto senza amore, ma sufficiente per far cadere un castello di sogni. Chiara parte per il nuovo lavoro, dopo l’errore di distrazione di Guido, con un saluto commovente tra vecchi innamorati.

L’ospite è una piccola storia sentimentale, a tratti commedia, a volte dramma, che indaga il rapporto di coppia, la vita (non solo privata) dei trentenni di oggi, il rapporto con i genitori e con il mondo del lavoro. Ottimi gli interpreti, soprattutto Parisi (lo ricordiamo per Orecchie) e D’Amico (Non essere cattivo, Orecchie, Hotel Gagarin), che tornano insieme dopo l’originale Orecchie (2014) di Aronadio. Buon cinema, ispirato al primo Nanni Moretti (La messa è finita), così com’era buono il precedente lavoro di Chiarini, più interessato a indagare il tema adolescenza e al modo di convivere con un problema fisico.

Peccato che il vero cinema italiano viva nascosto, sotterrato da un sacco di roba inutile (Milani, Genovese, Ruffini), che si possa apprezzare solo al Festival di Locarno, nei cineclub (Short Skin lo vedemmo al Piccolo Cineclub di Follonica) e su Rai 5, un canale culturale che – in onore a Fellini e al concetto di arte – passa ottimo cinema senza interruzioni pubblicitarie.

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Regia: Duccio Chiarini. Soggetto e Sceneggiatura: Duccio Chiarini, Roan Johnson, Davide Lantieri, Marco Pettenello. Fotografia: Baris Özbiҫer. Montaggio: Roberto Di Tanna. Musiche: Tyler Ramsey, Brunori sas. Scenografia: Laura Boni. Costumi: Kay Devanthey Giovannoni. Produttore: Tommaso Arrighi. Case di Produzione: Mood Film, Rai Cinema, Cinédokké, Radiotelevisione Svizzera, House on Fire, Relief, Bravado Film, Wildside. Distribuzione (Italia): Mood Film. Lingua Originale: Italiano. Paesi di Produzione: Francia, Italia, Svizzera. Anno: 2018. Durata: 94’. Genere: Sentimentale, Generazionale, Drammatico, Commedia. Interpreti: Daniele Parisi (Guido), Silvia D’Amico (Chiara), Anna Bellato (Lucia), Thony (Roberta), Daniele Natali (Dario), Sergio Pierattini (Alberto), Milvia Marigliano (Gioietta), Guglielmo Favilla (Pietro), Dario Brunori (cantante del locale).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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