Europarlamento condanna l’Ungheria di Orban
Le azioni del governo ungherese guidato da Viktor Mihály Orbán si vanno a scontrare apertamente con i valori sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea (tra cui la democrazia e i diritti fondamentali) e lo spirito europeo. Con la relazione approvata lo scorso 15 settembre, con 433 voti favorevoli, 123 contrari e 28 astensioni, il Parlamento Europeo ha condannato “I tentativi deliberati e sistematici del governo ungherese volti a minare i valori europei, la situazione non è stata affrontata e permangono molte preoccupazioni”, ha quindi chiesto di avanzare con la procedura dell’articolo 7. Gli europarlamentari hanno sottolineato come la mancanza di un’azione decisiva da parte dell’UE ha contribuito all’emergere di un “regime ibrido di autocrazia elettorale“, un sistema costituzionale in cui si svolgono le elezioni, ma manca il rispetto di norme e standard democratici.
I deputati hanno accolto con favore la recente sentenza della Corte di giustizia europea che il 16 febbraio scorso ha respinto le azioni di Ungheria e Polonia intraprese l’11 marzo 2021 contro il regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto, nonché le conclusioni della Corte secondo cui il regolamento è in vigore in linea con il diritto dell’UE e i suoi poteri in materia di Stato di diritto. La risoluzione rileva che, nell’ottobre 2021, il Parlamento ha avviato un’azione contro la Commissione per la mancata applicazione del regolamento sulla condizionalità di bilancio entrato in vigore il 1° gennaio 2021 e per il suo tentativo di “prendere tempo“. I deputati sottolineano che il meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto dovrebbe essere applicato sia al bilancio dell’Unione europea che ai fondi del pacchetto NextGenerationEU.
Già nella risoluzione adottata il 12 settembre 2018, il Parlamento aveva delineato 12 aree di preoccupazione e chiesto di avviare la procedura di attivazione dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea per determinare l’esistenza di un chiaro rischio di grave violazione dei valori dell’UE in Ungheria. D’altronde è chiaro come finora ci sia stata una totale incapacità del Consiglio di mettere in campo azioni volte a contrastare il deficit democratico ungherese, i parlamentari ricordano come l’articolo 7, paragrafo 1 non richieda l’unanimità degli Stati membri per identificare un chiaro rischio di grave violazione dei valori UE né per formulare raccomandazioni e scadenze precise. Sono numerosi i punti critici che si sono accumulati in questi anni di arretramento dell’Ungheria rispetto i diritti civili, a partire dal funzionamento del sistema costituzionale ed elettorale, l’indipendenza della magistratura, la corruzione e i conflitti di interesse e la libertà di espressione, compreso il pluralismo dei media. Altre aree che destano preoccupazione sono la libertà accademica, la libertà di religione, la libertà di associazione, il diritto alla parità di trattamento, i diritti delle persone LGBTIQ, i diritti delle minoranze, dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
In particolare i deputati hanno chiesto alla Commissione tre punti fondamentali: astenersi dall’approvare il PNRR ungherese fino a quando l’Ungheria non si sarà pienamente conformata a tutte le raccomandazioni del Semestre europeo e a tutte le sentenze pertinenti della Corte di giustizia dell’UE e della Corte europea dei diritti dell’uomo; escludere dal finanziamento i programmi di coesione che contribuiscono all’uso improprio dei fondi UE o alle violazioni dello Stato di diritto; applicare in modo più rigoroso il Regolamento sulle disposizioni comuni e il Regolamento finanziario per contrastare qualsiasi abuso dei fondi UE per motivi politici.
La relatrice Gwendoline Delbos-Corfield (Verdi/ALE, FR) ha dichiarato: “Le conclusioni di questa relazione sono chiare e irrevocabili: l’Ungheria non è una democrazia. Era più che mai urgente che il Parlamento prendesse questa posizione, considerando il ritmo allarmante con cui lo Stato di diritto sta arretrando in Ungheria. Oltre a riconoscere la strategia autocratica di Fidesz, l’ampia maggioranza dei deputati che sostiene questa posizione al Parlamento europeo non ha precedenti. Ciò dovrebbe essere un campanello d’allarme per il Consiglio e la Commissione“.
©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione