L’arbitro (Film, 2013)
Tutto quello che so della vita l’ho imparato dal calcio (Albert Camus), è la frase con cui l’esordiente Paolo Zucca apre una pellicola insolita, originale e grottesca che ha estasiato la critica del Festival di Venezia. Per una volta il pubblico concorda, perché il regista – aiutato dall’esperta sceneggiatrice Barbara Alberti – costruisce un’ora e mezzo di narrazione senza la minima caduta di tono.
L’arbitro racconta due storie parallele: un principe del fischietto vorrebbe dirigere la finale del campionato europeo e per ottenere lo scopo asseconda un corrotto designatore; due compagini sarde si contendono il primato nel campionato di Terza Categoria ma se la devono vedere con un arbitro poco cristallino. La parte finale vede convergere le vicende, perché l’arbitro internazionale viene spedito per punizione in Sardegna a dirigere partita decisiva che vede di fronte le due squadre rivali. Sarà lui a segnare involontariamente il goal decisivo e verrà portato in trionfo per le strade del paese.
L’arbitro è fotografato in un intenso bianco e nero, racconta per immagini la Sardegna, usi e tradizioni, sfide tribali, amori contesi, sfruttando il gioco del calcio come catalizzatore di passioni e rivalità. Il tono è comico – grottesco, ma non manca il realismo quando il regista mette in rilievo la differenza tra chi gioca per passione e chi fa dello sport il motivo della sua vita.
I personaggi sono ben interpretati da attori in gran forma, a partire da un redivivo Stefano Accorsi che presta un fisico aitante per mettere in scena una figura di arbitro arrogante, disposto a tutto pur di far carriera. Marco Messeri è un truffaldino designatore, Francesco Pannofino un arbitro corrotto con un nome che è tutto un programma (Mureno), Benito Urgu è l’allenatore cieco della squadra dilettantistica, Geppi Cucciari è la figlia del mister, innamorata di Jacopo Cullin, l’argentino Matzutzi che porta la squadra locale in testa alla classifica.
Paolo Zucca cita persino Fellini e l’immortale sequenza di Amarcord con Ciccio Ingrassia che sale su un albero e grida: Voglio una donna! Tutto è identico all’originale, soltanto che Cullin non grida ma fa capire che non giocherà se la figlia del mister non andrà al cinema con lui. Citazioni del western italiano, con alcune sequenze calcistiche vissute come sfide tra bande di pistoleri, in campetti tra canyon sardi che sono stati il teatro preferito dello spaghetti-western. Colonna sonora intrigante a base di pezzi di valzer, tango, canzoni storiche come Vivere e La Morena. Trovate grottesche come l’allenatore cieco che entra in campo per tirare un calcio di punizione (nella scena finale segna un goal spettacolare), ma anche vendette tribali tra compagni di squadra che nella vita quotidiana si odiano per motivi di confine. Grottesca la punizione per l’arbitro corrotto che si ritrova a dirigere una gara di Terza Categoria con una vecchietta che contesta le sue decisioni prendendolo a ombrellate. Stefano Accorsi ricorda Lando Buzzanca, interprete di identico ruolo in un film omonimo diretto nel 1974 da Luigi Filippo D’Amico, in alcune sequenze sul terreno di gioco quando mette in scena assurdi balletti. Condivisibile in certe situazioni l’uso del dialetto, per conferire un maggior realismo, ma sarebbe stato opportuno usare i sottotitoli. Un film divertente, che riconcilia con il cinema italiano, da tempo avaro di storie originali e di sorprese positive.
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Regia: Paolo Zucca. Soggetto: Paolo Zucca. Sceneggiatura. Paolo Zucca, Barbara Alberti. Fotografia: Patrizio Patrizi. Montaggio: Sarah Mc Teigue, Walter Fasano. Musica: Andrea Guerra. Costumi: Stefania Grilli. Scenografia. Pietro Rais, Marianna Sciveres, Margarita Tambornino. Suono in Presa Diretta. Piero Fancellu. Produttore: Amedeo Pagani. Coproduttori: Daniel Burman, Diego Dubcovsky. Produttore Esecutivo: Jimena Blanco. Organizzatori Generali: Gianluca Arcopinto, Cesare Apolito. Genere. Commedia. Bianco e Nero. Canzoni: Vivere (Cesare Andrea Bixio), La Morena, Danzarin, Fantasie pour piano et clarinette (Gioacchino Rossini), Ricordi d’amore (Teo Usuelli), Monia (Renato Soglia). Contributo: Regione Sardegna, Rai Cinema, Sardegna Film Commission, Provincia di Cagliari. Location: Seneghe, Milis, Bonarcado, Cagliari, Oristano, Bari (Stadio San Nicola). Case di Produzione: Classic srl (Italia) – Bd Cine srl (Argentina). Distribuzione: Lucky Red. Presentato al Festival del Cinema di Venezia, Giornate degli Autori. Interpreti: Stefano Accorsi (Cruciani), Geppi Cucciari (Miranda), Jacopo Cullin (Matzutzi), Alessio Di Clemente (Brai), Marco Messeri (Candido), Grégoire Oestermann, Benito Urgu (Prospero), Franco Fais (Franco), Quirico Manunza (Quirico), Marco Cadau (Pietro), Andrés Gioeni e Gustavo De Filpo (guardalinee Cruciani), Francesco Pannofino (Mureno), Salvetto Pes, Daniel Pinna, Mario Ruggiu, Paolo Floris, Simone Murgia, Tore Pinna, Mattia Galvani, Zakaria Chafaoui, Alessandro Biolla, Claudio Mura, Massimo Pinna, Giorgio Franco Zucca.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]