Fate Musica, per favore

Il 2022 ha ancora poco più di due mesi di vita e, ancora, non si ha traccia della musica. O meglio, della musica vera, quella destinata a durare, ad essere una colonna sonora anche della nostra vita. I tempi cambiano, dobbiamo adeguarci e non possiamo imporre che le cose restino come erano nel passato. È verissimo e non ci possiamo lamentare di questo, ma della qualità della musica in giro credo sia legittimo diritto di chiunque.

Che cosa si produce oggi? Un video che riceva tanti like e tante condivisioni, lo chiede il mercato, lo chiedono i social, lo chiedono gli utenti. Logico e normale che produttori e cantanti (anche pseudo e sedicenti tali) non possono che adeguarsi e, di conseguenza, si cimentano a creare video in cui l’immagine deve per forza affiancare o meglio ancora prevalere, sul messaggio musicale. Il risultato? Una produzione in serie di brani come kleenex, da ascoltare al massimo per una stagione per poi essere sostituiti da altri.

Lontani i tempi in cui tutto era incentrato sulla musica e l’immagine non era quella del cantante o del gruppo, bensì quella della copertina di un Long Playing, o LP o 33 giri. La prova? I Pink Floyd hanno copertine passate alla storia anche dell’arte senza loro fotografie: pensiamo a The Dark Side of the Moon o The Wall. Solo un design. I Beatles? Sgt Pepper e The White Album i loro maggiori successi, il primo con una copertina a disegni psichedelici e nil secondo, come da titolo, con una copertina completamente bianca.

La qualità della musica? Torniamo indietro di mezzo secolo, al 1972, dove ancora probabilmente si rimpiangevano i Beatles da poco scioltisi, per scoprire che, quella musica, quei protagonisti, ancora esistono, ancora li cantiamo. Per moltissimi sono solo ricordi, ma sono brani che resistono ed hanno un significato non solo musicale. Per la memoria l’anno prima John Lennon aveva comunque scritto Imagine e l’anno dopo Paul McCartney fece uscire Band on The Run.

Per gli amanti del Rock ‘n Roll delle origini Elvis Presley lanciava Burning Love, tornando agli anni 50 dopo i cambiamenti di sound del decennio successivo. I Rolling Stones dettero alla luce Exile on main Street, non casualmente al settimo posto, primo degli Stones, nella classifica dei 500 migliori album di sempre. E l’immagine della band non era sulla copertina di un album considerato il capolavoro di Jagger e Richards nella formazione storica del gruppo.

Cercatele pure su YouTube. Nel 1972 si ascoltava American Pie di Don McLean, di cui anche Madonna ha realizzato una cover e i Moody Blues cantavano “Night in White Satin”. In Francia Michel Fugain lanciò “Una belle histoire” e per chi non la conosce cerchi Franco Califano e “Un’estate fa”. Mina faceva ballare con Grande Grande Grande e Parole parole; i Nomadi rincorrevano il sogno degli anni 60 con Io Vagabondo. Anche in Italia si faceva dunque della buona musica. Lucio Battisti con Mogol si godettero i successi dei “Giardini di marzo” e “La canzone del sole”; le Orme, gruppo sottovalutato di progressive rock cantava “Gioco di bimba”.

In quell’anno spiccano ancora capolavori senza tempo di due giganti di sempre della musica: forse suggestionati dalle missioni spaziali David Bowie e Elton John lanciarono rispettivamente Starman e Rocket Man. Scusate se è poco. Sir Elton John lo stesso anno ci regalò anche Crockodile Rock. Una considerazione: entrambi si vestivano in maniera a dir poco eccentrica, e non nascondevano i loro gusti. Nessuno si scandalizzava più di tanto.

Potremmo continuare in un lungo elenco di brani che hanno mezzo secolo, ancora ascoltati e conosciuti: gli America di Ventura Highway, gli Eagles che esordirono con Take it Easy. Poi Michael Jackson da solo e con i Jackson Five, Neil Young, e molto ancora.

Mancano solo due mesi alla fine dell’anno; chissà se riuscirà ad uscire qualcosa che venga ascoltato tra cinquant’anni e che venga ricordato non come il video con più like o quello in cui è stato per la prima volta mostrato il nuovo tatuaggio dell’autore o il look del momento.

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