ONU e Russia

Con due terzi dei suoi voti, l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato la mozione che condanna l’annessione illegale del Donbass da parte della Russia. Va aggiunto che solo pochissimi Paesi (i soliti: Iran, Nicaragua, Corea del Nord; da vergognarsi l’averli come amici!) e altri 35 si sono astenuti, tra cui Cina, India, Sudafrica (cioè Paesi che col cuore stavano dalla parte di Putin).

Ho lavorato tre anni alle Nazioni Unite e so bene quanto sia difficile conseguire una maggioranza così ampia. E so che l’astensione è un mezzo un po’ vigliacco per sottrarsi a una presa di posizione, ma non è certo una manifestazione di appoggio, in questo caso, al Paese chiamato in causa, stavolta di nuovo la Russia. Credo che Putin avesse già messo in conto la sconfitta e in fondo non gli importasse molto. Non so se sia altrettanto indifferente alla relativa presa di distanze del suo amico Xi, che personalmente ritengo imbarazzato da un alleato scomodo, ma non può permettersi di abbandonarlo per non dare ragione al Grande Satana americano.

In questi giorni, ho visto con un certo divertimento e un po’ di irritazione gli sforzi oratori dei pacifisti italiani di vario pelo, che continuano a reclamare pace e dialogo. Divertimento, perché questa brava gente non si rende conto (dovrei dire, con un gioco di parole, non si rende Conte) che pace e dialogo viaggiano altrove e il vociare italiano non sposterà di una virgola la determinazione di Mosca e di Kiev di sedersi a un tavolo negoziale. Questo prima o poi avverrà, certo non per Conte o Salvini, né, con tutto il rispetto, per la diplomazia vaticana. E irritazione per la infinita cecità umana, che non vede l’evidenza: alla pace, prima o poi, si arriverà solo quando l’Ucraina avrà riconquistato parte almeno di quello che era suo.

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