Cronache dai Palazzi
Una maggioranza di governo che si spacca prima di nascere. I presidenti delle due Camere sono stati nominati ma le divisioni all’interno del centrodestra sono evidenti, i malumori forzisti in particolare.
“Dimostrerò che saprò tutelare tutte le minoranze” ha affermato il neopresidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana. Il Parlamento deve svolgere “il suo ruolo guida”, in questo difficile momento storico in maniera particolare, ha affermato Fontana durante il suo discorso di insediamento a ridosso della proclamazione a Montecitorio che è avvenuta venerdì 14 ottobre.
Il nuovo presidente della Camera dei Deputati ha sottolineato l’importanza di “valorizzare le diversità”, l’essenzialità dell’inclusione; in fondo “la ricchezza dell’Italia e dell’Europa è nella diversità” e occorre considerare la democrazia come pluralità delle identità. La diversità è comunque strettamente legata al concetto di identità. In sostanza, considerando le innumerevoli risorse del Paese Italia, tra le prime sette economie mondiali, con un patrimonio artistico che detiene il primato “nel mondo”, occorre “recuperare un po’ di orgoglio di quello che siamo”, ha sottolineato il presidente Fontana.
Ignazio La Russa, il nuovo presidente del Senato, ha esordito con un discorso di pacificazione e definendo l’elezione “un grandissimo onore”. Superando i limiti della sua storia politica, La Russa ha sottolineato: “Cercherò con tutte le mie forze di essere il presidente di tutti”. Mentre la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha accolto l’elezione di La Russa comunicando: “Siamo orgogliosi che i senatori abbiano eletto un patriota, servitore dello Stato, esempio per generazioni di militanti e dirigenti”.
In fondo “è un problema di legittimazione” come ha affermato Luciano Violante, già presidente della Camera, ossia riconoscere la legittimità dell’Altro. E in questa prospettiva la senatrice a vita Liliana Segre – sopravvissuta alle leggi razziali del 1938 -, presiedendo la seduta per eleggere il nuovo presidente del Senato della Repubblica, si è appellata alla politica auspicando che “il 25 aprile, festa della Liberazione, Il Primo maggio, festa del Lavoro, il 2 giugno, festa della Repubblica” siano vissute “con autentico spirito repubblicano” e non come “date divisive”. Un messaggio che il neopresidente del Senato, Ignazio La Russa, ha accolto aggiungendo alle date elencate dalla senatrice a vita un’altra data, da istituire, quella dell’Unità del Regno d’Italia.
Durante il suo discorso a braccio, senza uno specifico testo scritto, il neopresidente Ignazio La Russa ha citato inoltre le parole di Luciano Violante, pronunciate 25 anni fa quando fu eletto presidente della Camera, riferendosi ai “ragazzi di Salò” e sottolineando la “necessità del superamento di qualunque odio”. Violante affermava: “Questo clima coeso aiuterebbe a cogliere la complessità del nostro Paese, a costruire la Liberazione come valore di tutti gli italiani, a determinare i confini di un sistema politico nel quale ci si riconosce per il semplice fatto di vivere in questo Paese, di battersi per il suo futuro, di amarlo, di volerlo più prospero e più sereno”. Violante concludeva affermando: “All’intero di questo sistema potranno esserci tutte le legittime distinzioni e contrapposizioni”. Riportando tali parole di Violante, La Russa ne ha ribadito l’attualità storica.
Un’Aula che è “il tempio della democrazia” e “la Costituzione ancoraggio per l’unità degli italiani”, ha a sua volta sottolineato Liliana Segre riferendosi all’Aula di Palazzo Madama, in cui ha occupato lo scranno più alto durante la seduta per eleggere il nuovo presidente del Senato. “Provo una certa vertigine a essere seduta qui nel tempio della democrazia, proprio adesso che ricorrono i cento anni della marcia su Roma che dette inizio alla dittatura fascista”, ha affermato la senatrice a vita con voce emozionata ma ferma, e puntualizzando: “C’è un terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità: è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni”. Ed ancora un richiamo doveroso alla Carta costituzionale, ammonendo i tentativi per modificarla: “Se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice”, ha ammonito Liliana Segre definendo inoltre l’articolo 3 della Costituzione “la stella polare”, in quanto bandisce le discriminazioni e impone alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli che impediscono ai cittadini il pieno sviluppo dei loro diritti, delle loro libertà, della loro dignità: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (Cost. Art. 3).
In definitiva, per Liliana Segre occorre considerare che obiettivamente “in Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo deve essere la Costituzione repubblicana che, come disse Piero Calamandrei, non è un pezzo di carta ma il testamento di centomila morti caduti nella lunga lotta per la libertà”. Il dialogo politico deve inoltre recuperare un certo senso della misura: “Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa Assemblea la politica urlata che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione al voto”, ha ammonito la senatrice a vita.
A proposito di burrasche, le difficoltà incontrate con il leader di Forza Italia non sembrano aver spaventato la leader di Fratelli d’Italia, pronta a procedere, anche autonomamente, verso la formazione della prossima squadra di governo qualora ricevesse il mandato dal presidente della Repubblica. La leader di Fratelli d’Italia va avanti avendo un unico obiettivo: la formazione di un esecutivo “forte” e rispettabile, e ribadisce: “Io sono sicura che tutti si rendano conto che a questa nazione serva un governo e noi abbiamo una responsabilità che gli italiani ci hanno affidato. Io sono una persona responsabile, confido che anche gli altri siano responsabili. Noi lavoriamo per l’Italia, spero che anche gli altri vogliano fare lo stesso. Lo verificheremo”, ha ammonito Meloni. Uscendo da Montecitorio nella serata di venerdì 14 ottobre Giorgia Meloni ha inoltre sottolineato: “Non sono ricattabile”, riferendosi all’atteggiamento del leader di Forza Italia che avrebbe rivolto alla leader di Fratelli d’Italia parole decisamente non concilianti.
In questo clima piuttosto teso ci si avvicina alle consultazioni al Quirinale, e tra le ipotesi che circolano nel centrodestra sembra ci sia anche quella di salire al Colle separatamente; quindi, la coalizione che ha vinto le elezioni risulterebbe divisa e spaccata ancor prima di formare il nuovo governo, con tutti i rischi che una situazione simile comporta.
Nel frattempo, il premier uscente Mario Draghi si prepara al suo ultimo appuntamento da premier, il Consiglio Ue in programma per il 20 e il 21 ottobre, vertice in cui si potrebbe varare il price cap per il gas. A tale proposito, prima di recarsi a Bruxelles e se convocato, Draghi si presenterà in Parlamento per le comunicazioni. Ricevuto all’Eliseo dal presidente francese Emmanuel Macron, per una cena di congedo prima del suo ultimo appuntamento internazionale, Mario Draghi e Emmanuel Macron hanno discusso dei temi in agenda a Bruxelles per il 20 e il 21 ottobre, tra cui il conflitto tra Russia e Ucraina, l’andamento dell’economia, la crisi energetica. Nel prossimo Consiglio Ue i diversi leader dovranno rimuovere gli ultimi ostacoli politici che rendono non semplice il raggiungimento di un accordo a proposito di price cap. Occorre comunque dare una risposta immediata ai consumatori, così nei prossimi giorni la Commissione europea proporrà un accordo di solidarietà, “direttamente applicabile” tra gli Stati Ue, anche per quanto riguarda l’obbligatorietà di un eventuale taglio (del 15%) del consumo di gas.
Dopo Palazzo Chigi si pensa infine ad un prossimo impegno per Mario Draghi, magari come segretario generale della Nato al posto dell’attuale segretario Jens Stoltenberg il cui compito terminerà il prossimo giugno (2023). Un’altra ipotesi è la presidenza della Commissione europea nel 2024, quando l’attuale presidente Ursula von der Leyen terminerà il proprio mandato.
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