Le manifestazioni per la pace
Manifestare per la pace è bello, nobile e comodo. Non costa niente e non fa correre rischi in un Paese libero e democratico (almeno finora). Purtroppo, però, è irrimediabilmente ambiguo e, alla fine, controproducente quando non si indica chiaramente chi dovrebbe smettere di aggredire e fermare il fuoco. Non prendere partito è una maniera pilatesca di prenderlo, in realtà, per il forte contro il debole e, nel caso specifico, dire senza dirlo apertamente agli ucraini: cedete le vostre terre e la vostra dignità, non vi ostinate a difendere la vostra sovranità, perché se no questo inverno avremo un po’ di freddo.
A ragione, Calenda li ha definiti “qualunquisti” ed Ettore Rosato ha accusato Conte di codardia. Conte è un fenomeno da studiare: da Primo Ministro equilibrato e decoroso si è via via trasformato in un grumo di rancoroso livore: prima contro Mario Draghi, poi contro la Meloni che le elezioni, piaccia o no, le ha vinte. Mi ha colpito l’aggressività con cui questo ometto venuto dal nulla ha gridato. “E che il Governo non si azzardi a mandare altre armi a Kiev senza passare per il Parlamento”. Il Ministro Crosetto gli ha risposto con cortese fermezza.
La diplomazia l’ho servita per 43 anni e il dialogo l’ho sempre promosso, quando era possibile e realistico. Nel 1996, da Ambasciatore alla NATO, mi sono trovato per mia scelta al centro di un’iniziativa diretta a stabilire un dialogo tra la Russia e l’Alleanza, che portò all’Accordo di Parigi di quell’anno. Dalla bocca del vecchio e saggio leader polacco, Lech Walesa, in una colazione privata, avevo in realtà ascoltato una lucida e profetica analisi del carattere russo, visceralmente portato ad aggredire i vicini. Ma a quel momento era necessario superare la crisi aperta dal primo allargamento della NATO e cooperare in Bosnia per far cessare i massacri serbi; fu possibile perché la Russia era debole e al Cremlino c’era Eltsin, un esempio del russo dostoevskiano, ubriacone ma generoso.
Ora tutto è diverso, a Mosca regna un criminale megalomane che sogna di ricreare l’impero degli Zar con i metodi dell’URSS. Patteggiare con lui è come quando si è patteggiato con Hitler alla fine degli anni Trenta, regalandogli mezza Europa. Anche allora c’era, specie nella destra inglese, chi trovava comodo e confortevole trattare con il tiranno per salvare qualche anno in più di pace e continuare a fare lucrosi affari. Ma la storia non insegna mai nulla, e la cecità umana è illimitata. Militare per una pace indefinita, senza dire chiaramente torti e ragioni non fa che portare acqua al mulino dell’aggressore.
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